PECK, Gregory in "Enciclopedia del Cinema" - Treccani - Treccani

PECK, Gregory

Enciclopedia del Cinema (2004)

Peck, Gregory (propr. Eldred Gregory)

Luigi Guarnieri

Attore cinematografico statunitense, nato a La Jolla (California) il 5 aprile 1916 e morto a Los Angeles il 12 giugno 2003. Considerato un vero mito del cinema, è stato una delle star più duttili e longeve del mondo hollywoodiano. Attore solido quanto privo di guizzi, alto e bruno, dotato di una presenza imponente, nobile e dignitosa, e caratterizzato da una maschera un po' rigida che cela però una sobrietà elegante, sinuosa e gradevole, P. sviluppò uno stile recitativo basato su un'estrema economia di mezzi, misurato e preciso, a tratti lievemente parco di sfumature, ma tale da consentirgli di passare con estrema naturalezza dal dramma alla commedia, dal western al bellico, e di affrontare con la stessa carica e intensità dei suoi ruoli più fisici ‒ quelli dei film d'avventura e d'azione ‒ le interpretazioni basate sull'adesione psicologica al personaggio. Premiato nel 1963 con l'Oscar per To kill a mockingbird (1962; Il buio oltre la siepe) di Robert Mulligan, fu onorato in tutta la sua carriera con prestigiosi riconoscimenti.

Figlio di un farmacista, studiò medicina all'Università di Berkeley, ma la passione per il teatro lo indusse a trasferirsi a New York, dove iniziò la sua carriera sul palcoscenico frequentando la scuola di recitazione Neighborhood Playhouse. Nel 1942 debuttò con successo a Broadway nella commedia The morning star di Emlyn Williams. Esentato dal servizio militare in seguito ai postumi di un incidente alla colonna vertebrale, si trasferì a Hollywood, esordendo nel ruolo di un partigiano russo in lotta contro i nazisti nel modesto film bellico Days of glory (1944; Tamara, figlia della steppa) di Jacques Tourneur, prodotto dalla RKO. Il successo giunse rapidamente, in meno di un anno, con una nomination all'Oscar per la sua seconda interpretazione: quella di Francis Chisholm, l'orfano che si fa prete missionario in Cina nel melodrammatico The keys of the kingdom (1944; Le chiavi del Paradiso) di John M. Stahl, dal romanzo di A.J. Cronin. Dopo un altro film di grande fortuna commerciale, The valley of decision (1945; La valle del destino) di Tay Garnett, P. fu diretto da Alfred Hitchcock, al fianco di Ingrid Bergman, nel thriller a sfondo psichiatrico Spellbound (1945; Io ti salverò). Il melodramma The yearling (1946; Il cucciolo) diretto da Clarence Brown gli fruttò una nuova nomination all'Oscar, e una sempre più vasta popolarità gli arrivò con il personaggio dai tratti violenti e per lui insolitamente negativi, coinvolto in una contrastata love story nel western barocco Duel in the Sun (1946; Duello al sole) di King Vidor, accanto a Jennifer Jones (nel ruolo della conturbante Pearl Chavez). Giornalista impegnato in un'inchiesta sull'antisemitismo in Gentleman's agreement (1947; Barriera invisibile) di Elia Kazan (altra nomination all'Oscar), P. tornò a lavorare con Hitchcock nel thriller giudiziario The Paradine case (1947; Il caso Paradine), in cui è l'avvocato Keane, difensore innamorato della gelida e ambigua cliente, la signora Paradine (Alida Valli), accusata di aver ucciso il marito. Fecero seguito ruoli da eroe cupo e introverso: il cacciatore di The Macomber affair (1947; Passione selvaggia) di Zoltan Korda, e il pistolero fuorilegge 'buono' ‒ contrapposto al 'cattivo' interpretato da Richard Widmark ‒ di Yellow sky (1948; Cielo giallo) di William A. Wellmann. Nel ruolo del tormentato generale Frank Savage di Twelve o' clock high (1949; Il cielo di fuoco) diretto da H. King, P. offrì una delle sue migliori caratterizzazioni e ottenne la sua quarta nomination all'Oscar. Nel successivo The gunfighter (1950; Romantico avventuriero), ancora diretto da King, P. impersonò Ringo in un western asciutto e antiretorico, conferendo una dimensione epica al suo personaggio di cowboy solitario, senza ricorrere ai tipici stereotipi del genere. Dopo il divertente Captain Horatio Hornblower (1951; Le avventure del capitano Hornblower), spettacolare kolossal marinaresco diretto da Raoul Walsh, che volle l'attore anche nel successivo e altrettanto movimentato The world in his arms (1952; Il mondo nelle mie braccia), P. fu lo scrittore morente in terra d'Africa di The snows of Kilimanjaro (1952; Le nevi del Chilimangiaro), adattamento da E. Hemingway diretto da H. King. Interpretò poi il giornalista Joe Bradley, cicerone di una principessina (Audrey Hepburn) nella commedia romantica Roman holiday (1953; Vacanze romane) di William Wyler, ottenendo un nuovo, grande successo.

A suo agio sia nelle atmosfere da guerra fredda di Night people (1954; Gente di notte) di Nunnally Johnson, sia in quelle bellico-esotiche di The purple plain (1954; Pianura rossa) di Robert Parrish, P. ‒ nuovamente diretto da Johnson ‒ diede vita a una delle sue interpretazioni più persuasive e intense nel ruolo dell'americano medio di The man in the grey flannel suit (1956; L'uomo dal vestito grigio), tratto dal bestseller di S. Wilson. Invasato capitano Achab di Moby Dick (1956; Moby Dick, la balena bianca), epico adattamento dal capolavoro di H. Melville diretto da John Huston, di nuovo affascinante giornalista nella commedia sofisticata Designing woman (1957; La donna del destino) di Vincente Minnelli, P. tornò al western e alla collaborazione con King in The bravados (1958; Bravados), in cui ricopre con durezza il ruolo di cupo vendicatore assetato di vendetta. Ex capitano di marina nel nuovo film di Wyler, il western The big country (1958; Il grande paese), eroico ma inquieto ufficiale impegnato nella guerra di Corea nell'antimilitarista Pork chop hill (1959; 38° parallelo: missione compiuta) di Lewis Milestone, comandante di un sottomarino nel fantascientifico On the beach (1959; L'ultima spiaggia) di Stanley Kramer, P. prestò il suo volto allo scrittore F.S. Fitzgerald, nel confuso Beloved infidel (1959; Adorabile infedele) dell'affezionato regista King. Dopo un anno di pausa, P. tornò al grande successo grazie allo spettacolare kolossal bellico The guns of Navarone (1961; I cannoni di Navarone) diretto da J. Lee Thompson e tratto dal romanzo di A. MacLean. Prese poi parte al film collettivo How the West was won (1962; La conquista del West), epopea celebrativa a episodi, diretta da Henry Hathaway, John Ford e George Marshall.

L'Oscar per la migliore interpretazione arrivò al quinto tentativo, con To kill a mockingbird, grazie alla prova esemplare che P. diede nel ruolo dell'avvocato progressista Atticus Finch, difensore di un nero ingiustamente accusato dello stupro di una bianca in una piccola città del Sud degli Stati Uniti all'inizio degli anni Trenta. A una nuova collaborazione con Thompson nel solido thriller Cape Fear (1962; Il promontorio della paura), in cui è il ligio avvocato Bowden perseguitato dal malvivente psicopatico Max Cady (interpretato da Robert Mitchum), P. fece seguire il ruolo dello psichiatra militare di Captain Newman, M.D. (1963; Capitan Newman) di David Miller. Passato con l'usuale efficacia dal thriller psicologico Mirage (1965) di Edward Dmytryk allo spionistico e sofisticato Arabesque (1966) di Stanley Donen ‒ in cui duetta con Sophia Loren ‒ nel 1967 P. fu eletto presidente dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences (carica ricoperta fino al 1970). Dopo l'insolito western The stalking Moon (1969; La notte dell'agguato) di Mulligan, P. incappò nel fallimento commerciale di Mackenna's gold (1969; L'oro di MacKenna), poco riuscito western di Thompson. L'insuccesso si ripeté con il successivo film di P., sempre diretto da Thompson, lo spionistico The chairman (1969; La lunga ombra gialla), e un esito non brillante ebbe anche il fantascientifico e mediocre Marooned (1969; Abbandonati nello spazio) di John Sturges. Il riscatto arrivò con il ruolo dello sceriffo Henry Tawes nel crepuscolare dramma psicologico I walk the line (1970; Un uomo senza scampo) diretto da John Frankenheimer, ma Shoot out (1971; Il solitario di Rio Grande) di Henry Hathaway e Billy two hats (1973; La mia pistola per Billy) di Ted Kotcheff confermarono un irreversibile declino della carriera di P., ormai per lo più confinato a mesti ruoli di anziano cowboy.

Dopo il dolore per il suicidio ‒ nel 1975 ‒ del figlio maggiore Jonathan, P. riuscì a tornare alla ribalta esordendo ‒ a sessant'anni ‒ in un genere che non aveva mai affrontato, l'horror, con The omen (1976; Il presagio) diretto da Richard Donner, conseguendo un successo internazionale, confermato ‒ dopo il non esaltante Mac Arthur (1977; MacArthur il generale ribelle) di Joseph Sargent ‒ da quello di The boys from Brazil (1978; I ragazzi venuti dal Brasile) di Franklin Schaffner, in cui P., duettando con Laurence Olivier nella parte di un cacciatore di nazisti, si esibisce in una magistrale prova recitativa nel ruolo di un 'cattivo' del livello del dottor Mengele. Sempre nel 1978 P. pubblicò l'autobiografia, An actor's life. Negli anni successivi diradò progressivamente i suoi impegni cinematografici, apparendo in alcune produzioni televisive, documentari e tributi. Per il cinema, da ricordare la sua interpretazione dello scrittore Ambrose Bierce in Old gringo (1989; Old gringo ‒ Il vecchio gringo) di Luis Puenzo, quella del vecchio industriale di Other people's money (1991; I soldi degli altri) di Norman Jewison e il cammeo offerto in Cape Fear (1991; Cape Fear ‒ Il promontorio della paura), remake di Martin Scorsese dell'omonimo film del 1962, in cui P. interpreta l'avvocato difensore del malvivente psicopatico Max Cady (Robert De Niro), che nell'originale perseguitava l'avvocato Bowden, interpretato dallo stesso Peck.

Bibliografia

T. Thomas, Gregory Peck, New York 1977; M. Freedland, Gregory Peck: a biography, New York 1980; J. Griggs, The films of Gregory Peck, Secaucus (NJ) 1984.

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