Reichstadt1946
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Questo appunto di Letteratura Italiana riguarda Guillame d'Aquitania, autore che introduce alcuni dei tòpoi letterari più famosi della poesia medievale, con un'analisi poetica e il testo originale.

Guillaume d’ Aquitaine:  Come il ramo del biancospino articolo

Guillaume d’ Aquitaine: Come il ramo del biancospino

Guillaume d’Aquitaine è il più antico trovatore di cui ci siano giunti dei componimenti. Era detto Il Trovatore, era duca di Aquitania, di Guascogna e conte di Poitiers. La sua fama è legata alla sua attività di poeta, perché ci sono rimaste alcune delle sue poesie più famose.
Le fonti rimasteci, ci informano anche delle sue grandi doti canore, anche se non possiamo negare che ci manchino molte delle informazioni che servirebbero su di lui. Rimane comunque uno dei primi autori ad usare la lingua volgare in campo profano. Forse anche per questo, potrebbe aver avuto dei rapporti difficili con la Chiesa, tanto da essere scomunicato per ben due volte. Tra le opere ne sono rimaste soltanto undici, anche se alcune sono di attribuzione incerta. Gli argomenti sono molto eterogenei, tra cui amore, sesso e politica feudale.
Nella poesia "Come il ramo del biancospino" troviamo già i caratteri distintivi ed i luoghi comuni delle opere dei trovatori che hanno vissuto dopo di lui. La poesia ci per lettere di conoscere il tipo di amore esistente fra i due amanti, il rapporto esistente fra i due che ci fa pensare all’etica feudale, l’ambiente che li circonda. Se si dovessero individuare delle parole chiave potremmo citare:
  1. allegria
  2. l’amor cortese
  3. l’amor nascosto
  4. la natura
  5. l’ostilità dell’ambiente

Guillaume d’ Aquitaine:  Come il ramo del biancospino articolo

Testo e commento

Nella dolcezza della primavera
i boschi rinverdiscono, e gli uccelli
cantano, ciascheduno in sua favella,
giusta la melodia del nuovo canto.
E' tempo, dunque, che ognuno si tragga
presso a quel che più brama.

La primavera è il momento più propizio per far nascere l’amore fra due giovani. Il tema della primavera, come rinnovamento della vita e quindi in grado di creare condizioni favorevoli per far sbocciare l’amore è un topos della letteratura cortese. Infatti Guido Cavalcanti nella canzonetta "In un boschetto trova’ pasturella", fa dire alla giovane: «Sacci, quando l’augel pia, allor disïa – ’l me’ cor drudo avere». (Sappi che quando l’uccello canta, in me sorge il desiderio di avere un fidanzato)
Dall'essere che più mi giova e piace
messaggero non vedo, né sigillo:
perciò non ho riposo né allegrezza,
né ardisco farmi innanzi
finché non sappia di certo se l'esito
sarà quale domando.

Il poeta aspetta con trepidazione che la donna amata le faccia un cenno di consenso e non trova l’ardire per farsi avanti. Acquisterà coraggio solo quando sarà sicuro che la donna acconsentirà ad accettare il suo amore. Alla donna, egli si rivolge come un vassallo al suo signore; nei suoi confronti ha un atteggiamento feudale di sottomissione e di timore e non osa prendere l’iniziativa.
Del nostro amore accade
come del ramo del biancospino,
che sta sulla pianta tremando
la notte alla pioggia e al gelo,
fino a domani, che il sole s'effonde
infra le foglie verdi sulle fronde.

Questa strofa è particolarmente importante perché richiama una tecnica tipica della poesia provenzale, in cui l’esperienza amorosa viene spesso paragonata a un dato naturale, come fiori, stagioni e paesaggio. In questo componimento, la trepidazione del poeta amante è paragonata al ramo del biancospino che viene esposto al gelo e alla pioggia: al nostro amore succede come al ramo del biancospino, che la notte trema sotto la pioggia e sotto il gelo e l’indomani il sole illumina le sue verdi frondi.
Ancora mi rimembra d'un mattino
che facemmo la pace tra noi due ,
e che mi diede un dono così grande:
il suo amore e il suo anello.
Dio mi conceda ancor tanto di vita
che il suo mantello copra le mie mani!

Il poeta ricorda quando la donna amata gli fece dono del suo amore e di un anello ed augura che Dio lo mantenga in vita ancora per tanto tempo e che il mantello della donna copra ancora a lungo le sue mani. Il gesto dell’anello e quello del mantello sono legati al costume e al rituale feudale. Non è escluso che l’immagine delle mani infilate sotto il mantello non abbia un significato erotico.
Io non ho cura degli altrui discorsi
che da mio Buon-Vicino mi distacchino;
delle chiacchiere so come succede
per picciol motto che si profferisce:
altri van dandosi vanto d'amore,
noi disponiamo di pane e coltello.

Il poeta non si preoccupa delle maldicenze il cui scopo è quello di allontanarlo dalla donna amata; infatti tali dicerie potrebbero costituire una calunnia per l’innamorato o un’offesa per la donna amata e per questo esse provocherebbero il distacco. Non se ne preoccupa perché i due giovani dispongono di pane e coltello, cioè godono di un amore pienamente realizzato e quindi inattaccabile. Anche l’immagine del coltello, unita ad una simbologia sessuale, è di origine feudale:in alcuni rituali dell’investitura, veniva consegnato un coltello per esprimere il possesso del territorio concesso dal feudatario al suo vassallo. Il termine Buon-Vicino è un segno convenzionale per indicare la donna amata, una modalità in uso nella poesia cortese, il cui scopo era quello di celare l’identità della dama.

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