Claudio Amendola promuove Elly Schlein. Di più, la benedice. L’attore romano, in una intervista che ha concesso questa mattina a La Stampa, ha dichiarato che, in occasione delle prossime elezioni Europee, è pronto a tornare a votare Partito Democratico. Pur continuando a definirsi “comunista”, Amendola l’ha messa così:


“Stavolta voterò Pd. Schlein sì che è un underdog dentro al suo partito! Fa cose di sinistra come andare a Portella della Ginestra, ho aspettative su di lei”.


Questo, anche se Amendola giudica ancora la sinistra come la grande assente della politica italiana:


“E’ taciturna, in letargo. Ma io penso ci sia un’enorme fetta di gente di sinistra che non vota più. Ho 60 anni, mi ricordo quanti eravamo: non possiamo essere tutti morti”.


E anche se, quado parla di Europa, Amendola cita Altiero Spinelli, uno dei padri nobili dell’Unione che, in realtà, aveva un’idea federale per creare un continente politicamente unito, un’idea di cui nel Pd a trazione Schlein poco si parla:


“Finora, l’Europa se l’è sempre cavata. Ma, in questo casino internazionale, io spero davvero in un cambiamento in senso spinelliano. Penso alle guerre, agli equilibri internazionali, ai potenti del mondo, ai quali a novembre potrebbe aggiungersi Trump. Anche se, più che lui, mi terrorizzano i proseliti del tycoon, come quelli con le corna a Capitol Hill. Così come non é Giorgia Meloni a farmi paura: non ho lo spettro del fez e degli stivaloni”.

Elezioni Europee 2024, Claudio Amendola benedice il Pd di Schlein: “Io, comunista, torno a votarlo”. Ma gli fa subire il contropiede di Azione: “I riformisti dem sono scomparsi”


Ma tant’è, Amendola coltiva il sogno della riscossa della sinistra affidandosi, sebbene abbia qualche grattacapo interno, a Elly Schlein e al campo largo con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Ma oggi stesso le sue parole hanno aperto uno spazio per il contropiede politico di Azione. E’ stata Daniela Ruffino, una deputata del partito di Calenda, a non perdere l’occasione di attaccare la linea politica dei Democratici:

“Ormai sono finiti in una riserva indiana i riformisti del Pd. Del resto, era già sufficiente scorrere le liste per le elezioni europee per capire come le componenti cattolica e riformista che avevano animato la stagione dell’Ulivo siano ridotte ai margini. La linea sull’Ucraina la detta Marco Tarquinio, la cui candidatura è stata contesa da Schlein e Conte. Del Pd a vocazione maggioritaria, area di incontro fra riformismo, liberalismo e socialismo, non resta neanche l’ombra”.