DUVALL, Robert in "Enciclopedia del Cinema" - Treccani - Treccani

DUVALL, Robert

Enciclopedia del Cinema (2003)

Duvall, Robert

Roy Menarini

Attore e regista cinematografico statunitense, nato a San Diego il 5 gennaio 1931. A partire dagli anni Settanta, è stato uno degli interpreti più celebri del grande schermo, capace di offrire intense interpretazioni, anche grazie a un volto fortemente caratterizzato ed espressivo, il più delle volte in parti di personaggi scomodi o violenti. Alla sua carriera di attore, che ha conosciuto un'inarrestabile progressione in ruoli secondari di grande spessore, dagli anni Ottanta ha affiancato anche una sporadica ma brillante attività di regista. Ottenute due nominations agli Oscar come miglior attore non protagonista, nel 1973 per The godfather (1972; Il padrino) e nel 1980 per Apocalypse now (1979), entrambi diretti da Francis Ford Coppola, ha ricevuto l'ambito premio nel 1983, questa volta come protagonista, per Tender mercies (1982; Tender mercies ‒ Un tenero ringraziamento) di Bruce Beresford.Figlio di un ammiraglio, dopo aver preso parte nel 1950 alla guerra di Corea, nel 1955 si trasferì a New York, dove studiò recitazione alla Neighborhood Play House. In seguito a un lungo apprendistato sui palcoscenici di Broadway, esordì nel cinema in To kill a mockingbird (1962; Il buio oltre la siepe) di Robert Mulligan, in cui interpreta il ruolo di un minorato mentale. Dopo Countdown (1968; Conto alla rovescia) diretto da Robert Altman, si fece notare nella parte di un maggiore dell'esercito eccessivamente zelante in M*A*S*H* (1970; M.A.S.H.) dello stesso regista, ambientato durante la guerra di Corea. In seguito, grazie a George Lucas, riuscì a mostrare maggiore sensibilità interpretativa in THX 1138 (1971; L'uomo che fuggì dal futuro) nel ruolo di un uomo che si ribella al potere coercitivo di un futuro stato tirannico.

Nella parte del fedele e spregiudicato consigliere di Don Vito Corleone, al quale non può succedere a causa della sua origine irlandese, in The godfather e poi in The godfather part II (1974; Il padrino parte seconda), sempre per la regia di Coppola, D. ha ottenuto la consacrazione a livello internazionale. Da quel momento tutti i più grandi autori lo hanno voluto nelle loro opere, a cominciare da Sam Peckinpah per The killer elite (1975; Killer elite), in cui l'attore ha nuovamente interpretato un brutale gangster, e Sidney Lumet per Network (1976; Quinto potere). Dopo Apocalypse now, dove ha egregiamente reso la lucida follia del colonnello Kilgore, che ama l'odore del napalm e costringe i soldati a fare surf nelle zone appena bombardate, D. ha arricchito la sua carriera con il ruolo di un poliziotto pieno di rimorsi, fratello di un monsignore, in True confessions (1981; L'assoluzione) di Ulu Grosbard, e con un'incisiva interpretazione nell'intimista Tender mercies, in cui è un ex cantante country alcolizzato che ritrova la forza di vivere grazie all'amore per una giovane vedova e suo figlio.

Nel 1983 ha esordito nella regia con Angelo, my love, da lui anche scritto e prodotto. Tra gli altri film interpretati in quel periodo da ricordare: The natural (1984; Il migliore) di Barry Levinson; The lightship (1985; Light-ship ‒ La nave faro) di Jerzy Skolimowski, in cui D. fronteggia il grande attore europeo Klaus Maria Brandauer; Colors (1988; Colors ‒ Colori di guerra) di Dennis Hopper, dove è un poliziotto vicino alla pensione che passa simbolicamente il testimone a Sean Penn, e quindi, in un certo senso, a una nuova generazione di attori; e il film italiano, ma ambientato in Colombia, Hotel colonial (1987) di Cinzia Th. Torrini. Negli anni Novanta, D. ha mantenuto una presenza costante sugli schermi internazionali, per lo più in parti di burbero dal cuore tenero, affinando maggiormente la sua gamma espressiva. In Falling down (1993; Un giorno di ordinaria follia) di Joel Schumacher è un poliziotto stanco e sofferente che cerca di fermare, ma anche comprendere, l'escalation di violenza scatenata da un timido impiegato (Michael Douglas), mentre in Something to talk about (1995; Qualcosa di cui… sparlare) di Lasse Hallström è un vecchio contadino solo apparentemente inflessibile, e in Phenomenon (1996) di Jon Turtletaub, è l'amico fraterno di un meccanico (John Travolta) toccato da magici e inspiegabili poteri. La sua migliore interpretazione alla fine del decennio D. l'ha offerta in The apostle (1997; L'apostolo), da lui stesso diretto, chiaroscurale ritratto di un predicatore della provincia statunitense, che gli è valso una nuova candidatura all'Oscar. Successivamente è tornato a recitare personaggi negativi in The gingerbread man (1998; Conflitto di interessi) di Altman, A civil action (1998) di Steven Zaillian e nel fantascientifico The 6th day (2000; Il sesto giorno) di Roger Spottiswoode, accanto ad Arnold Schwarzenegger. è stato poi tra i protagonisti di John Q (2002) di Nick Cassavetes, dove ha interpretato il ruolo di un tenente di polizia.

Bibliografia

J. Slawson, Robert Duvall: Hollywood Maverick, New York 1985; S. Hibbin, Robert Duvall, in "Films & filming", 1986, 380, pp. 10-11.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Arnold schwarzenegger

Klaus maria brandauer

Francis ford coppola

Jerzy skolimowski

Fantascientifico