Pogacar, dominio controllato - Tribuna di Treviso
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Pogacar, dominio controllato

La maglia rosa trionfa anche a Prati di Tivo. “Io egoista? Mi pagano per vincere”. E Tiberi ora davvero sogna il podio

dal nostro inviato Antonio Simeoli
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Pogacar batte Martinez, O'Connor e Tiberi a Prati di Tivo

 (ansa)

PRATI DI TIVO. Insaziabile re Taddeo. A Prati di Tivo, la località del bollettino della neve in radio anni 80 (assieme a Prato Selva, ricordate?) all’ombra del Gran Sasso, controlla, gioca, studia, non attacca, insegue chi vagamente ci prova, batte in volata chi gli resiste. Aumenta il vantaggio in classifica, si gode il panorama mentre fa rulli. Pensa alla bellezza di questa campagna d’Italia. Il padrone del Giro fa l’insaziabile, senza però strafare, come qualuno deve avergli consigliato, in vista Tour de France.

Ma attenzione, dietro a questo dominio, c’è un nome e cognome cui si aggrappa sempre più il ciclismo italiano: Antonio Tiberi, ieri quarto e ora sesto in classifica. Il 22enne della Bahrain Victorious, dopo essersi difeso bene nella crono di Perugia, dimostra di essere un candidato credibile al podio.
Sì, perchè buttati alle ortiche oltre due minuti sulla salita di Oropa nel secondo giorno di gara causa due forature (un piccolo record), l’ex campione del mondo juniores a crono, oltre a un gran motore, ha dimostato di avere testa. Tenacia, grinta, insomma quel che serve per dare speranza a un movimento in cerca dannatamente da anni di uno capace di lottare per le posizioni che contano nei grandi giri.

Pogacar ringrazia i suoi compagni a fine tappa

 

Certo, la strada è lunga, ma può pensare di arrivare sul podio. E vincere la maglia bianca dei giovani, anche se dovrà vedersela col belga Cian Uijtdebroeks (Visma), ieri brillante.
«Stavo bene – ha detto il laziale – aspettavo l’attacco di Pogacar, siccome non è arrivato ho cercato di forzare io».
Ci ha provato a due km dalla fine. Ma la maglia rosa ormai aveva messo nel mirino un’altra vittoria, avendo presto capito che nel gruppetto dei superstiti era il più forte. C’erano Dani Martinez (Bora), Geraint Thomas (Ineos) e anche altri due azzurri, Lorenzo Fortunato (Astana), ora 7° in classifica, e l’highlander Domenico Pozzovivo (Bardiani), 41 primavere e non sentirle.

«I miei avversari e le altre squadre sono arrabbiate perchè provo a vincere sempre? Io devo rispondere solo a chi mi paga. Il team stava bene e io l’ho ripagato», ha detto la maglia rosa, che con la vittoria di tappa ha portato altri 11 mila euro, che girerà a compagni e personale come da prassi.

Poi i complimenti a Tiberi: «Ha talento. Con Uijtdebroeks sarà una bella lotta per la maglia di miglior giovane». Ormai parla da veterano re Taddeo, che di anni ne ha solo 25, e applaude ancora l’italiano: «Ha avuto “the balls” (si proprio così ndr) per attaccarmi nel finale: bravo». Ecco, con questa risposta il re sloveno allontana quell’alone di arroganza che giocoforza rischia di pervaderlo. Ha talento eccelso, classe e sportività da vendere. Insofferenza (davanti ai media), peggio arroganza non sono da lui.
L’Insaziabile, quindi, ha scelto la via del dominio, ma senza strafare. Niente maglia prestata nella seconda settimana per risparmiare energie, specie mentali. Vuole regnare, ma con la testa al Tour.

L'allungo di Tiberi nel finale

 

Il resto della tappa? Tra Spoleto e il Gran Sasso c’erano anche altre due salite Forca Capistrello e Croce Abbio. Un gruppo di 14 corridori, tra i quali pesci grossi come Romain Bardet (Decathlon) e Jualian Alaphilippe (Saudal) e maestri delle azioni da lontano come il friulano Alessandro De Marchi (Jayco, per tornare al digiuno italiano l’ultima maglia rosa al Giro, correva l’anno 2021), sperando che il capo di rosa vestito li lasciasse andare. Niente da fare.
Per carità, re Taddeo: resta insaziabile, sportivo e simpatico. Per favore, non diventare insofferente o peggio arrogante. Non è da te.

Domenic arrivo a Napoli: Jonathan Milan (Lidl Trek, ieri “in controllo” a 39’) punta alla volata, ma lo sprint non è così scontato con quel classico Monte di Procida nel finale. —

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