I pro Palestina accampati con le tende anche davanti alla Bicocca. La protesta adesso è davanti a 3 università milanesi - la Repubblica

Milano

Ultim'ora

Europei di atletica: Sara Fantini oro nel lancio del martello, Tortu argento nei 200 metri

I pro Palestina accampati con le tende anche davanti alla Bicocca. La protesta adesso è davanti a 3 università milanesi

La protesta degli studenti  prosegue dentro l'università alla Statale  di Milano, 15 maggio 2024.
ANSA
La protesta degli studenti prosegue dentro l'università alla Statale di Milano, 15 maggio 2024. ANSA (ansa)
Dopo Statale e Politecnico, “l’acampada” arriva anche davanti alla sede della Bicocca
2 minuti di lettura

Nella sede centrale della Statale le tende occupano tutto il corridoio di fronte all’aula magna e i pianerottoli che sovrastano l’atrio, con l’università che si affanna a spostare altrove gli eventi istituzionali previsti in altre aree dell’ateneo. Alla Bicocca “l’acampada studentesca” è sbarcata nell’atrio dell’edificio U6, sede degli uffici amministrativi e del rettorato. Cancelli sbarrati, invece, ai manifestanti che avevano hanno provato a entrare al Politecnico dopo aver dormito in tenda in piazza Leonardo: da ieri nell’ateneo guidato da Donatella Sciuto studenti e personale possono entrare solo dagli ingressi con i tornelli. Senza badge non si passa.

Prosegue la mobilitazione degli studenti per la Palestina e la protesta delle tende per Gaza inizia a entrare nel vivo degli spazi universitari. Ieri, come promesso, le tende sono arrivate alla Bicocca: «Nella settantaseiesima ricorrenza della Nakaba, abbiamo deciso di occupare in solidarietà con il movimento internazionale che si sta sviluppando in tutto il mondo per denunciare il genocidio di Israele nei confronti del popolo palestinese e la complicità delle università italiane in questo», spiegano i ragazzi riuniti sotto la sigla di “Unimib for Palestine”. A Giovanna Iannantuoni, rettrice e presidente della Crui, chiedono «una presa di posizione al fianco del popolo palestinese e la denuncia dell’aggressione militare israeliana nei confronti della popolazione della striscia di Gaza», oltre al boicottaggio delle università israeliane, la rescissione degli accordi con le aziende che collaborano con Israele e «un incontro pubblico per ridiscutere dei criteri e delle scelte che Bicocca prende nell’accettare e stilare questi accordi».

Istanze simili a quelle portate avanti alla Statale, cuore della mobilitazione nelle università milanesi a cui si è aggiunta l’Accademia di Brera. Da quando in via Festa del Perdono le tende si sono spostate dentro l’università la protesta ha sicuramente un impatto maggiore sulla vita dell’ateneo, dove i ragazzi organizzano dibattiti e incontri. «Stiamo assistendo a un’altra Nakaba, una catastrofe per il popolo palestinese», hanno spiegato due studenti dopo aver chiesto il permesso di poter prendere la parola durante la consegna dei grant della Fondazione Veronesi nell’aula magna, il cui corridoio d’accesso è pieno di tende. «Abbiamo poche richieste semplici per l’università e ci scusiamo per il disagio che stiamo creando — hanno spiegato alla platea — ma ci sembra che questo tipo di situazioni siano pochissimo rispetto alla tragedia che sta avvenendo».

Per «motivi di sicurezza e di logistica», fanno sapere dall’università, la Statale ha in ogni caso deciso di spostare alcuni eventi programma in questi giorni in altre aree dell’ateneo. Ma nel frattempo, dopo l’annullamento del convegno del 7 maggio “Israele unica democrazia del Medio Oriente” — spostato online dal rettore e cancellato dagli organizzatori che non hanno gradito la decisione — proseguono le polemiche che vedono al centro Elio Franzini. Il presidente della Comunità ebraica, Walker Meghnagi, gli ha mandato una lettera in cui esprime «sconforto mio personale e della comunità ebraica di Milano a fronte dell’ennesimo episodio di cui l’università è palcoscenico». Per oggi, dice Meghnagi, «è prevista un’assemblea “colonialismo e apartheid” nell’aula 515 con la partecipazione ufficiale di due docenti della Statale per spacciare la bugia che lo Stato di Israele sia uno stato coloniale e razzista in cui vige l’apartheid». Intanto, sostiene, «i manifestanti filo palestinesi sono accampati contro ogni regolamento e creando un clima di tensione». E aggiunge: «Non le chiediamo di difendere Israele, ma più semplicemente il diritto degli studenti a sentire opinioni differenti».

I commenti dei lettori