The Silent Man Recensione

The Silent Man: recensione della vera storia di Gola profonda e dello scandalo Watergate con Liam Neeson

10 aprile 2018
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La fonte della maggiore crisi della presidenza americana, almeno fino a oggi.

The Silent Man: recensione della vera storia di Gola profonda e dello scandalo Watergate con Liam Neeson

In questi mesi varie volte il cinema americano ha rievocato i (pochi) anni drammatici della presidenza Nixon. Vivendo in piena era Trump fa un certo effetto, ben diverso rispetto anche solo a un paio d’anni fa, vedere le drammartiche immagini di repertorio delle sue dimissioni; del resto non sono pochi i commentatori politici a trovare dei parallelismi fra i mezzi sbrigativi e le scorciatoie etiche spesso e volentieri caratterizzanti i due discussi personaggi. Il momento chiave della presidenza Nixon è stato lo scandalo Watergate, dal nome dell’hotel di Washington sede del comitato elettorale democratico in cui alcuni dubbi figuri, dal passato nell’intelligence governativa e dal presente come prezzolati della Casa Bianca, fecero irruzione per organizzare delle intercettazioni illegali; ma furono beccati.

Gola profonda: con questo nome diventato proverbiale è passata alla storia la fonte che permise a Bob Woodward e Carl Bernstein di denunciare le malefatte di Nixon e del suo comitato per la rielezione, costringendolo alle dimissioni prima di finire vittima di impeachment. Il suo nome è rimasto segreto fino al 2005 quando, in un’intervista a un settimanale, il vice direttore dell’FBI dell’epoca, Mark Felt, ammise di essere lui il proverbiale informatore.
Il giornalista investigativo diventato regista Peter Landesman (Zona d’ombra) ha diretto ora The Silent Man, un ritratto di quest’uomo devoto al Bureau per oltre trent’anni e uomo di fiducia del proverbiale J. Edgar Hoover

Proprio la morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1972 dopo 48 anni ininterrotti come capo assoluto dell’agenzia federale, sconvolse la carriera di Felt, specie dopo che venne ignorato nella corsa al suo successore per ‘inaugurare una nuova era’. Un momento cruciale in cui si ruppe qualcosa all’interno di quest’uomo dal rigore assoluto e devoto alla causa, vero ortodosso della religione hooveriana. Il rapporto con la Casa Bianca non era mai stato facile per l’FBI, considerati oltretutto i fascicoli segreti con cui Hoover teneva in ostaggio potenti e politici a colpi di scatti proibiti e di vizi svelabili. The Silent Man è un film di corridoi percorsi da scarpe eleganti, scrivanie occupate da segretarie con occhiali, rigorosamente le uniche donne, di anonime lavanderie, telefoni a gettoni e tavole calde aperte tutta la notte, oltre al garage notturno reso celebre da Tutti gli uomini del presidente. Proprio quello in cui Robert Redford (alias Bob Woodward) incontrò Gola profonda (alias Mark Felt).

Landesman va dritto per la sua strada, senza scene madri e con la cocciutaggine anti spettacolare che ha sempre segnato la carriera del suo protagonista. Proprio l’interpretazione di uno straordinario Liam Neeson è la cosa migliore del film, la stella polare che permette di non annoiare lo spettatore nel grigiore delle sigarette sempre accese e delle moquette usurate. Meno riuscito, nonostante una brava Diane Lane nei panni della moglie, è il tentativo di fare spazio, appena un po’, alla vita privata del burocrate, alla sua disperata ricerca della figlia modello improvvisamente scappata di casa per simpatizzare con i terroristi del movimento Weather Underground. Ironia della storia, Felt ebbe guai giudiziari dopo la sua pensione proprio per aver approvato irruzioni illegali contro questi radicali di sinistra, protagonisti di attentati dinamitardi negli anni ’70.

La lotta sotterranea fra poteri è delineata con pazienza da Landesman, alle prese con la fine di un’era per l’FBI che la Casa Bianca non riuscì a utilizzare a suo vantaggio, nell’ottica di un riallineato dei poteri, a causa della drammatica crisi del Watergate. Gli amanti del genere sapranno apprezzare le figure di contorno, i ritmi rallentati delle indagini governative, e le ottime interpretazioni. Se invece quando intravedete la visione di Washington dall’alto vi prende l’orticaria, allora The Silent Man non fa per voi.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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