MARTELLO in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

MARTELLO

Enciclopedia Italiana (1934)

MARTELLO (dal lat. martellus; fr. marteau; sp. martillo; ted. Hammer; ingl. hammer)

Carlo MERKEL
Luigi MONTEMARTINI
George MONTANDON
Mariano BORGATTI
Antonio MARAINI
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È una piccola massa, quasi sempre d'acciaio, fissata all'estremità di un manico, la quale viene battuta contro un oggetto allo scopo di esercitarvi una pressione. In un martello si distinguono la bocca, superficie piana leggermente arrotondata ai bordi, la penna, porzione a cuneo, e l'occhio che riceve il manico. La lunghezza del manico e il peso della massa sono quantità variabili a seconda della destinazione dell'attrezzo. È pure differente la forma della massa a seconda che si tratti di martelli da falegname (fig. 1 c-f) che spesso hanno la penna divisa in due parti per estrarre i chiodi, o allargata per incollare le impiallacciature, o di martello da muratore (fig. 2 a) che è a due bocche, o di martello da meccanico (fig. 2 b), o di martello da calderaio (fig. 2 c-f), o di martelli da fabbro (figura 2 g-i), o di martelli da fucinatore (fig. 2 l, m).

Quando l'operaio colpisce con la bocca del martello il metallo, questo si distende ugualmente in tutti i sensi, se invece colpisce con la penna esso si distende solo perpendicolarmente a questa. La pressione prodotta dal martello può essere molto elevata: con un martello a mano di kg. 0,5 e con velocità all'istante dell'urto di 10 m. al sec. si ottiene una deformazione profonda 1 mm. Allora il lavoro dato dal colpo, cioè la pressione moltiplicata per la profondità dell'impronta, è uguale alla forza viva 1/2 mv2, e, ammettendo un rendimento anche solo del 60%, si ha, essendo la massa da o,5/9,81 = 0,0509,

e quindi una pressione di kg. 1527.

È un errore credere che si possa ottenere lo stesso effetto colpendo con un martello più leggiero a maggiore velocità perché, se questa oltrepassa un certo limite, il pezzo, invece di deformarsi, si spezza. Per questo, quando le dimensioni del pezzo da fucinare aumentano, occorre aumentare il peso del martello. I martelli da fabbrica pesano da 1 a 2,5 kg. Più leggieri sono quelli dei falegnami.

Archeologia. - Nella sua forma più semplice, di ciottolo fluviale adatto a essere impugnato per un incavo nella sua parte mediana, il martello dovette presentarsi all'uomo primitivo facile strumento di caccia e di lotta: forma rudimentale dell'arma impugnata, usata assai prima che l'ascia e il coltello, e prototipo del vero e proprio martello d'arme (v. appresso) che si cominciò ad usare come arma della fanteria nel sec. XIV. Si è trovato qualche esemplare di tali martelli primitivi. Ma martelli immanicati, stilisticamente determinati, appaiono solo in età alquanto tarda rispetto ai corrispondenti tipi di ascia; cronologicamente intermedia tra l'apparizione dell'ascia e quella del martello è l'apparizione dell'ascia-martello. Il martello litico appare in tutta l'Europa nell'età del bronzo: e da allora, come l'ascia-martello, segue l'evoluzione del tipo di ascia con foro per l'immanicatura (cfr. G. A. Colini, Martelli e mazzuoli litici con foro rinvenuti in Italia, in Bull. paletn. ital., 1892, p. 149 segg.).

Di un culto del martello in età preistoriche non abbiamo prove sicure come per quello dell'ascia: ma possono esserne indizî l'estrema accuratezza e i ricchi ornati di alcuni esemplari, e l'uso, che perdura nell'età dei metalli, di portarne addosso piccoli esemplari come amuleti; ne restano inoltre sopravvivenze nell'uso di esso come attributo di esseri divini o mitici. Di uso sacrale, se non oggetto di culto, fu un'ascia-martello di bronzo, decorata con figure, di età imperiale romana, ritrovata a Bolsena (v. fig. 4; cfr. L. Morpurgo, L'ascia-martello sacrale di Bolsena, in Mem. Acc. Lincei, s. 6ª, II (1927), p. 199 segg.).

In età classica il martello è essenzialmente arnese da lavoro. Appunto come strumento di feconde opere di pace, i Greci lo facevano risalire a origini lontane, attribuendone il ritrovato al leggendario re di Creta Cinira, alla cui opera civilizzatrice ascrivevano anche l'invenzione dell'incudine e della tenaglia. I termini greci σϕῦρα, ραιστήρ, κέστρα, κροταϕίς, τυπάς, ἀναπαιστρίς e i latini malleus, marcus, marculus, marcellus, marceolus, martiolus, martulus, martellus, tudes, indicano forse in parte oggetti diversi per la materia, per la forma, per le dimensioni e per l'uso a cui erano destinati. Per lo più la pietra della testa dei martelli preistorici è sostituita dal metallo, generalmente ferro, mentre il manico è ancora di legno, e solo raramente di ferro. Talvolta il martello è tutto di legno, specie se è usato per lavori delicati come la martellatura della lamina d'oro, d'argento e di rame e la pressatura del papiro.

Quanto alla forma, la testa può essere simmetrica ai lati del manico, con estremità arrotondate o quadrangolari, oppure asimmetrica, con una parte destinata a battere e l'altra a strappare i chiodi, a bucare, a tagliare, e in quest'ultima forma, che continua l'ascia-martello neolitica, il taglio può essere parallelo o perpendicolare al manico. Una forma oggi inusitata è quella a testa discoidale, usata talvolta per uccidere gli animali destinati al sacrifizio.

Etnografia. - I popoli primitivi che praticano la metallurgia hanno martelli appropriati a quest'attività: è il caso soprattutto delle popolazioni africane che conoscono da lungo tempo la siderurgia, al contrario di quanto accade presso le popolazioni dell'Oceania e gl'indigeni dell'America. Presso le popolazioni africane il martello, testa e manico, è spesso ricavato in un sol pezzo di ferro.

Martello d'arme.

Arma immanicata, da botta, composta del ferro e del manico; con manico corto, per uomini a cavallo; come con asta o in asta, da uomini a piedi; e si ebbero perciò due specie di armi differenti, cioè: martelli d' arme maneschi; martelli d'arme da asta.

Martello d'arme manesco. - Il ciottolo lavorato e immanicato diede luogo nell'età della pietra a strumenti fabbrili e ad armi nel senso più comune ed esatto della parola. Quando esso ha una delle estremità arrotondata o appiattita e l'altra tagliente è detto scure-martello; quando le ha appiattite o largamente arrotondate tutte e due, è detto martello o mazzuolo; e, finalmente, quando una delle estremità è a punta e l'altra è piatta si chiama azza da alcuni; ma qui può tenersi classificata, per semplicità d'esposizione, fra i martelli ai quali assomiglia così nella forma come nell'impiego.

Il modo d'immanicare un ciottolo per farne un martello ci viene dimostrato da numerosi esemplari di questi strumenti risalenti all'età della pietra (fig. 6). Del resto, strumenti simili sono tuttora usati dai popoli meno civili dell'Africa e dell'Australia. Più rari sono i martelli di pietra forati. Il martello come arma si vede rappresentato, benché raramente, in monumenti e dipinti di battaglie per tutta l'antichità e presso tutti i popoli. Se ne parla nella Bibbia, se ne fa cenno nei poemi eroici greci; fu usato dagli Etruschi, e anche avanzi di martelli si sono trovati in tombe picene (Marche e Umbria).

Fino dal Medioevo più alto si ha menzione del martello usato esclusivamente come arma, cioè di forma speciale differente dal martello fabbrile, e ad allora si può fare rimontare la storia del vero martello d'arme. Il martello d'arme manesco aveva ordinariamente la bocca o testa, e la penna; quella era di varie forme, cioè: piana circolare o sferica liscia, con punte di diamante, o con tre o quattro punte sporgenti; talora a becco di corvo o di pappagallo. Cosicché l'arma non era solo contundente, ma anche perforante, potendo trapassare con la veemenza del colpo le armature. Veniva più spesso usata, dagli uomini a cavallo, ad una e a due mani: o come arma principale, quando era forte e potente, o come arma sussidiaria quando era più leggiera' nel quale caso si teneva sospesa all'arcione della sella.

Carlo Martello (689-741) prese il soprannome da questa arma che egli adoperava destramente e con la quale uccise un gran numero di Saraceni alla prima battaglia di Poitiers (732). Maneggiando un martello, Oliviero di Clisson si aprì il passo fra i nemici alla battaglia di Anray nel 1364. In Italia detta arma non era tenuta in dispregio neppure dai guerrieri di forma; nella pietra tombale di un nobile veronese del sec. XV è raffigurato un guerriero, appunto con corazza, barbuta e buffa, scarpe à la poulaine (usate dai cavalieri) e con in mano un martello d'arme di Torma comune (fig. 7). Nei documenti italiani, il martello appare assai tardi. Ne parla forse per primo E. C. Davile nella Historia delle guerre civili in Francia (1630). È ricordato anche dal Montecuccoli (1660). Tuttavia, nelle armerie italiane si hanno numerosi esemplari di martelli d'arme a mano di età anteriore al sec. XVII.

Fu usata quest'arma insieme con l'arma analoga inastata e anche dopo che questa andò in disuso; giacché gli uomini d'arme continuarono a tenerla, come arma sussidiaria, appesa alla sella, in luogo della mazza d'arme, alla quale era da molti preferita; e se ne servivano nei combattimenti corpo a corpo, tanto contro cavalieri, quanto contro fantaccini, quando la lancia non poteva più essere impiegata e la spada aveva poco effetto sugli elmi e sulle corazze. Fu anche spesso arricchita di ornamenti e servì come arma da parata a principi o arma di lusso a scorte d'onore. Il martello d'arme manesco si chiamò anche martello di cavaliere.

Se ne presentano nella fig. 8 alcuni esemplari. Molti altri simili esistono nell'Armeria reale di Torino e alcuni sono nei musei di Milano, di Venezia (Civico e della Marina), di Firenze (Nazionale e Stibbert) e in quello di Castel S. Angelo di Roma. Si deve inscrivere ancora nella categoria dei martelli d'arme maneschi il ciügān persiano.

Martello d'arme da asta. - Detto anche martello di Lucerna, perché era l'arma preferita dagli abitanti di quella città. Secondo E.-E. Viollet-le-Duc il martello da asta apparve fra le armi nell'Europa occidentale a metà del sec. XII. Furono le milizie dei Comuni che adottarono spuntoni e spiedi, martelli e magli, flagelli e simili armi offensive, disprezzate dalla nobiltà. Verso la metà del sec. XIV il grande martello d'arme da asta divenne un'arma da guerra ben definita e potente. Nella sedizione parigina del 1381 i sollevati si chiamarono maillotins, perché armati di martelli di piombo, cilindrici, fermati su una lunga asta. Il martello dei ribelli fu presto perfezionato e si chiamò martello piombato. Consisteva in un cilindro foggiato a rocchetto sui bordi, con due punte di ferro a traverso, e uno spuntone in prolungamento dell'asta. Il piombo fu poi sostituito dal ferro, ma l'arma conservò questa forma caratteristica per molti anni, e se ne hanno parecchi esemplari nelle armerie. Verso la metà del sec. XV comparvero le prime scuri-martello (o martelli-scure) e anche i martelli d'arme, a testa piana o a punte di diamante e a becco di falcone e simili. Fu usata quest'arma dai pedoni fino a quando la cavalleria ricorse in larga misura alle pistole, mentre il martello d'arme manesco continuò ad essere usato per qualche tempo ancora. (V. fig. 9).

Martello da scultore.

Il maltello da scultore si chiama propriamente mazzuolo. È composto del manico di legno, breve e spesso per poter essere impugnato con forza, e del mazzuolo di ferro che è quadrato da ambedue le estremità. Queste vanno slargandosi verso la superficie destinata a percuotere, ove spesso viene colato del piombo e del rame perché, picchiando sullo scalpello, il colpo possa esser meglio regolato e guidato. Il mazzuolo può anche essere tutto d'un pezzo senza il manico di legno. In tal caso esso consiste di un breve quadrello di ferro con un'estremità arrotondata per poterlo impugnare da tale lato. E si adopera allora come una mazza. Il suo peso può variare in tal caso da due chili a tre e mezzo.

Ma questo mezzo di lavorazione del marmo, antico quanto l'arte della scultura, e che si fonda tutto sul maneggio da parte dell'artista, è stato recentemente meccanizzato con un'applicazione dei ritrovati dell'energia elettrica. Sono così stati creati dei martelli pneumatici che agiscono ad aria compressa, sono formati di un manicotto fissato posteriormente a un tubo di gomma attraverso il quale si trasmette la pressione, e che anteriormente porta lo scalpello su cui batte un percussore. Con questo sistema lo scultore possiede riunito in un solo strumento scalpello e mazzuolo, che egli guiderà lungo la superficie dell'opera mentre innumerevoli colpi intaccano e consumano in minutissime schegge il marmo. Il numero dei colpi e la loro forza si può regolare aprendo più o meno una valvola, e si possono cambiare i ferri a seconda del bisogno, usando però solo quelli che agiscono scorrendo come scalpelli, gradine, unghietti, e non le subbie o in genere i ferri da sgrossare. I martelli meccanici, appunto perché non si possono adoperare per sbozzare e impuntire, sono più appropriati per i lavori d'architettura dove nell'esecuzione tutto si riduce alla precisione meccanica con grandissimo vantaggio nella precisione e rapidità. Ma ciò non toglie che guidati da una mano capace, essi possano dare buoni risultati anche nella scultura propriamente detta, soprattutto nella fase intermedia tra sbozzatura e finitura.

Sport.

Lancio del martello. - Si chiama martello, o martello scozzese, un attrezzo sportivo consistente in una sfera metallica compatta attaccata a una lunga corda pure metallica, terminante in una maniglia, il tutto del peso di kg. 7,257. Il lanciatore del martello, in piedi su una pedana circolare, rivolto verso il lato opposto a quello verso cui deve avvenire il lancio, impugna l'attrezzo per la maniglia, gli fa compiere tre o quattro mulinelli sul suo capo, quindi effettua tre giri su sé stesso intorno al proprio asse verticale, avanzando sulla pedana; lancia infine il martello sopra la spalla sinistra irrigidendo il corpo e il braccio, e volgendosi poi immediatamente nella direzione del lancio.

L'origine di questo esercizio sportivo, che fa parte dell'atletica leggiera ed è ammesso alle Olimpiadi, è probabilmente celtica. Da antica data esso è conosciuto nella Gran Bretagna, in Scozia e in Irlanda, dove si sono via via perfezionati tanto l'attrezzo quanto la tecnica del lancio.

I record del lancio del martello sono (1933): record mondiale: P. Rayan (Stati Uniti), con m. 57,77; record olimpionico: M. Mac Grath (Stati Uniti), con m. 5474; record italiano: A. Poggidi, con m. 49,43.

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