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Carne trémula – recensione del film di Pedro Almodóvar

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Nel 1997, il regista spagnolo Pedro Almodóvar è già consacrato, grazie al successo di alcune sue pellicole precedenti tra cui Labirinto di passioni (1982) e Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988). Sceglie perciò di dedicarsi alla regia e alla sceneggiatura, aiutato in sala di scrittura da Jorge Guerricaechevarria e Ray Longa, del suo tredicesimo film, Carne trémula. Per questo progetto trae vagamente ispirazione dal romanzo Carne viva di Ruth Rendell, allontanandosi però marcatamente dal testo in corso d’opera. Il film è prodotto dal fratello del regista, Agustín Almodóvar.

Carne tremula

La trama di Carne trémula

Come una pellicola recente che ha riscosso successo proprio grazie alla scena iniziale di un parto, Pieces of a woman (Kornél Mundruczó, 2020), Carne trémula si apre con la curiosa nascita di Victor, figlio di Isabel (Penelope Cruz), una prostituta che lo dà alla luce su un autobus mentre si reca in ospedale. Il giovane (Liberto Rabal), cresciuto e ormai prossimo all’età adulta, cerca di imporsi all’attenzione di Helena (Francesca Neri), a seguito di una notte d’amore che i due avevano condiviso. Quando la donna lo respinge, le urla provocate dalla lite attirano l’attenzione dei poliziotti David (Javier Bardem) e Sancho (José Sancho). Nel caos della lite uno dei due poliziotti rimane ferito e Victor, incolpato, sarà costretto al carcere. Tornato in libertà, il ragazzo intersecherà nuovamente la propria vita con quelle di Helena e David, ora sposati, ma anche con quelle del violento Sancho e dell’infelice moglie Clara (Ángela Molina). In un vortice di passioni, risentimenti repressi e desideri vendicativi le coppie si intrecciano tacitamente, si uniscono e si allontanano, ma il rischio fa sì che un epilogo drammatico sia purtroppo sempre in agguato. Ciononostante, per amor di simmetria, il regista rispetta la circolarità narrativa chiudendo il film come lo aveva aperto, con una commovente scena di parto.

Carne trémula e il cast prototipo di Almodóvar

Fatta eccezione per l’assenza del suo eternamente favorito, Antonio Banderas (Labirinto di passioni, Matador, Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Légami!, La pelle che abito, Dolor y gloria), Carne trémula sfoggia un cast inequivocabilmente almodovariano. Il film marca inoltre la prima collaborazione tra il regista e Penelope Cruz, seguita da Tutto su mia madre, Volver, Gli abbracci spezzati, Gli amanti passeggeri e Dolor y gloria. Sebbene qua non le sia affidato un ruolo di primissimo piano, restituisce comunque un’interpretazione dalla forte resa emotiva. Liberto Rabal ha ottenuto il ruolo del protagonista dopo una settimana dall’inizio delle riprese, sostituendo l’allora prescelto Jorge Sanz. Tutti i protagonisti forniscono al pubblico un’interpretazione intensamente passionale e sofferta (in particolar modo quella di Angela Molina), dove il patetismo viene a tratti sfiorato ma risulta sempre credibile, mai stucchevole.

Carne tremula

Con Carne trémula la regia di Almodóvar si fa più accorta, riscuotendo l’apprezzamento della critica

Nonostante sia stato anche ripetutamente acclamato, prima di questo film l’oggi celebre regista spagnolo era stato più volte criticato, soprattutto per quanto riguardava le sue prime opere. Spesso aspri commenti erano stati mossi nei confronti della struttura filmica, considerata fragile e sgangherata, e del tono che, eccessivamente appassionato, sfiorava un assurdo patetismo. L’uscita di Carne trémula diventa per il regista dunque occasione di redenzione e di dimostrazione delle proprie capacità. L’uso della macchina da presa si fa, in questo lungometraggio, più sapiente, accorto e studiato. La tecnica di Almodóvar unisce magistralmente echi alla più acclamata tradizione cinematografica spagnola (innegabili, in questo senso, le influenze del compatriota Luis Buñuel) con tecniche innovative, prova concreta di un’innegabile intelligenza filmica. Nella prima scena condivisa da Victor e Helena, ad esempio, l’attento occhio registico crea una rete di continui rimandi tra la conversazione (poi lite) dei protagonisti e le azioni rappresentate in un film trasmesso nella televisione che fa loro da sottofondo. Questo continuo botta e risposta tra finzione filmica televisiva e realtà diegetica culmina con un fatidico colpo di pistola, che vediamo effettuare da uno dei personaggi del film trasmesso ma sappiamo avvenire anche nella realtà narrativa di Victor e Helena.

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Carne tremula

In Carne trémula la regia non lascia nulla al caso, e integra il visivo con rimandi metaforici e allusioni. Non è una pura coincidenza, ad esempio, se quando Victor compare ad Helena dopo la galera, nell’asilo in cui la donna lavora in cerca di una resa dei conti, indossa una maschera da lupo che tradisce allegoricamente tutta la sua rabbia e il suo intenso desiderio di vendetta. La maestria registica influenza positivamente anche i toni della narrazione, creando una solida rete visiva su cui poter giocare. In questo senso, non è certo un caso se tra una scena e l’altra (o all’interno della stessa scena) i toni varino da un registro inesorabilmente drammatico al grottesco, dal cupo noir alla lacrimosa tragedia passando per una pungente ironia. Questa incredibilmente ampia gamma di registri, comunque, non inficia la solidità della struttura filmica, e la pellicola nonostante questi intenzionali mutamenti non manca di risultare compatta ed efficace.

Carne trémula è un film in cui emotività e passioni fanno da padrone, in accordo con il canonico stile spagnolo

La critica ha riservato molte lodi al film, soprattutto per quanto riguarda le interpretazioni dei cinque protagonisti e la rappresentazione di emozioni e passioni totalizzati, due elementi inscindibilmente connessi. In effetti, ciò che forse più colpisce in Carne trémula è la vena emotiva, intensa, cruda, quasi spaventosa a tratti. Le travolgenti passioni che muovono i protagonisti li collocano in situazioni complesse, quando non assurde e surreali. Ciononostante, i personaggi vivono questa loro bizzarra quotidianità in completa tranquillità, come fosse la normalità. Nel film entrano in gioco violenza, tradimenti, carcere e vendetta, ma curiosamente tra i protagonisti (e soprattutto nella triade composta da Victor, Helena e David) non c’è nessun effettivo “colpevole”. Tutti sono vittime delle loro passioni, della loro Carne tremula, palpitante, del titolo. E al contempo sono mossi da tali passioni ad agire in modo scorretto, diventando a loro volta colpevoli. I protagonisti sono al contempo eroi e antieroi, superstiti e oppressori a causa della loro impetuosa emotività.

In questo senso, si può affermare che la vera protagonista del film sia la passione, incarnata in modi differenti da tutti i protagonisti. La passione muove i personaggi, porta avanti la narrazione; talvolta assume forme violente, in altri casi ha risvolti romantici ma non manca di farsi portatrice anche dell’enorme fardello dell’infelicità. Una passione complessa, rischiosa, che come testimonia al meglio il personaggio di Clara, può portare all’estasi, alla felicità, ma che allo stesso tempo, se vissuta in eccesso, può condurre pericolosamente vicino alla morte. Dalla visione del film è possibile identificare un’altra protagonista, più timida ma onnipresente: la città di Madrid. La macchina da presa effettua un ritratto a tutto tondo mentre esplora un’elevatissima quantità di scorci della capitale spagnola, dalle baracche dei quartieri più poveri agli appartamenti della borghesia più impettita, passando per le carceri e le scuole di periferia. Senza voler cadere nel cliché della passionalità del popolo spagnolo, dunque, Carne trémula è innegabilmente un film che grida Spagna da ogni inquadratura, come spesso accade per i film di Almodóvar. I luoghi, i personaggi, gli atteggiamenti e la capitale importanza assunta dal concetto di passione rendono il film diretto dal maestro Almodóvar un turbinio di emotività, che si lascia vedere tutto d’un fiato rendendo la visione gradevole ma comunque piacevolmente impegnata.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Con Carne trémula il già noto regista spagnolo Pedro Almodóvar consolida il suo statuto, tramite un uso accorto e studiato della macchina da presa. Regia e sceneggiatura contribuiscono a creare il sublime ritratto di un complesso ensemble composto da cinque personaggi. Intrecci amorosi, frustrazioni e desiderio di vendetta fanno da padroni e muovono la narrazione. Nonostante le fortissime personalità dei protagonisti, però, il vero focus del film è mantenuto sul concetto di passione e, inevitabilmente, sulla città di Madrid in cui il film è ambientato.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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