Tim Burton - La sposa cadavere - Recensioni - SENTIREASCOLTARE

Recensioni

TOP

Dopo l’anteprima allo scorso festival di Venezia e il quasi scontato successo di pubblico una volta uscito nelle sale, cos’altro si può dire che non sia stato già detto su La Sposa Cadavere, l’attesissimo ritorno di Tim Burton all’animazione in stop-motion dopo The Nightmare Before Christmas?

Prescindendo dall’alta qualità tecnica (il film è stato progettato e realizzato in un arco di tempo di dieci anni), quel che resta è una favola noir ispirata a una vecchia fiaba ebraico-russa, in cui la paura di non essere all’altezza della persona amata coinvolge il giovane Victor in un incubo gotico, da cui sarà molto difficile uscire. Trascinato dalla Sposa cadavere, alla quale si scopre involontariamente legato a causa di un tragico equivoco, si trova quindi implicato in un una situazione più grande di lui, che lo porterà ad affrontare un viaggio di crescita e conoscenza nell’aldilà.

La contrapposizione mondo dei vivi/mondo dei morti, uno dei temi burtoniani sin dai tempi diBeetlejuice, qui si tinge di ironia surreale, ribaltandone il classico schema: il mondo dei vivi, gotico e vittoriano, in cui predominano le ombre, è grigio, gretto, egoista; quello dell’aldilà è coloratissimo e gioioso, in un tripudio di danze e musiche. Un modo per esorcizzare ironicamente la paura della morte? Per sfuggire al grigio mondo reale dei vivi? La storia semplice e romantica del raggiungimento della vera sposa Victoria, che è alla base del film, offre alla fine il pretesto per un viaggio all’interno di noi stessi e delle nostre paure più profonde: dalla morte, all’inadeguatezza nei confronti delle situazioni, al rapporto bene / male; temi affrontati con la consueta leggerezza e ironia. 

Il ritmo che pervade la sceneggiatura rende la storia fluida, i personaggi sono ben caratterizzati e si muovono in ambienti mozzafiato che sono una gioia per gli occhi, dalle diverse sfumature di grigi e azzurri di foreste e case ai colori vivi dell’aldilà, un chiaro omaggio di Burton a Mario Bava

Non mancano inoltre i consueti riferimenti e le citazioni filmiche (dai primi cartoni Disney –Skeleton Dance – al corridoio di bare che ricorda Il gabinetto del dottor Caligari, fino a Via col vento – la famosa frase “francamente, cara, me ne infischio”fatta dire a uno scheletro con baffetti!), né tantomeno le invenzioni ironiche, dal verme parlante consigliere solerte della sposa che vive nel suo occhio semovente, al cagnolino scheletro (che richiama quello del corto Frankenweenie), ai ragni tessitori…

Valeva la pena di aspettare così a lungo.

Amazon
SentireAscoltare

Ti potrebbe interessare

Le più lette