A 007, Dalla Russia Con Amore - Cineraglio

A 007, Dalla Russia Con Amore

A 007, Dalla Russia Con Amore
A 007, Dalla Russia Con Amore

Come prestabilito sin dall'inizio quello di James Bond sarà un franchise, una serie, basata sul lavoro di Ian Fleming, tanto nei romanzi quanto nel contributo effettivo dato dietro le quinte e sul set, visto che i produttori Broccoli e Saltzman lo coinvolgono attivamente. Non si perde tempo, Dalla Russia Con Amore esce ad un tiro di schioppo da Licenza Di Uccidere, e nei titoli di coda già si annuncia Goldfinger che uscirà l'anno successivo. Un piano industriale in piena regola ed un successo al botteghino ancora maggiore dell'esordio. Dalla Russia Con Amore firma l'istituzionalizzazione del progetto Bond, il film supera ogni previsione, è il definitivo via libera alla serie che Broccoli e Saltzman hanno in mente, nulla può più fermare la saga più longeva della storia del cinema. Sin dall'inizio si spinge perché questo secondo episodio eguagli e superi il predecessore; la sensazione in tal senso è netta. Un budget decisamente superiore (letteralmente raddoppiato, 2 milioni di dollari, così come lo stipendio di Connery) consente uno sviluppo di trama e location generosissimo, marcando la differenza tra una pellicola di genere,  commerciale, più artigianale e dalle poche pretese (Licenza Di Uccidere) con un film costruito apposta per diventare blockbuster (Dalla Russia Con Amore).

Il cast tecnico è quasi interamente lo stesso, in sceneggiatura arriva Blofeld con il suo fuffoso gatto bianco, che dalla poltrona del potere ordisce e pilota piani e burattini della Spectre con l'obbiettivo di conquistare il mondo. Per far questo si serve di ogni zona d'ombra, in particolar modo eterodirigendo i servizi segreti praticamente di tutto il globo, dalla Russia all'Inghilterra, corrompendo e stendendo la propria mano su personalità corruttibili e ambigue. Lo stesso Bond parzialmente ed inconsapevolmente asservirà a compiti pianificati dalla Spectre, salvo poi divenire padrone del suo destino e combattere l'organizzazione criminale. La caratteristica fondamentale di Blofled è il suo anonimato, ma noi sappiamo che il personaggio (inquadrato a regola d'arte per celarne le fattezze) venne interpretato da Anthony Dawson, ovvero il professore Dent di Licenza di Uccidere. La seconda classificata a Miss Universo 1960, Daniela Bianchi, si guadagna il ruolo della Bond girl del film, Tatiana Romanova, dopo aver fronteggiato la concorrenza della Koscina, di Virna Lisi, di Annette Vadim e di Tania Mallet. Bella e bravina la Bianchi, però fosse stata la Koscina.... C'è un nudo velato e controfigurato della Bianchi, che l'attrice giura e spergiura appunto non essere suo; in effetti le forme non sembrano combaciare. Al di là di questo, la recitazione doveva essere in inglese, ma il parlato della Bianchi risultò così inappropriato da richiedere il doppiaggio. L'aneddotica racconta che la scena provinata fu quella a letto con Connery. Da allora pare sia divenuta  istituzionalmente la scena con la quale si sceglie la Bond girl. La Bianchi racconta pure che l'attore scozzese complicava ogni momento sul set, non perdendo occasione di farle il solletico, scherzi, dispettucci e cercando di inficiare i tentativi della Bianchi di rimanere il più coperta possibile.

Rimangono nella storia della serie anche i villain di questo film, la Rosa Klebb di Lotte Lenya, con tanto di sottotesti saffici non esplicitati ma che in qualche misura rimandano alle tante streghe dei lager dei nazierotici italiani dei '70; il biondo e ariano Robert Shaw, il guerriero d'acciaio Donald Grant protagonista con Connery di una memorabile scena di combattimento negli angusti spazi di una cabina ferroviaria; e naturalmente Blofeld, con acquario di pesci lottatori, felino d'angora e anello d'ordinanza con piovra in bella evidenza. Da segnalare anche Pedro Armendáriz, l'uomo turco di Bond a Istanbul (Kerim Bey), segnato dalla malattia durante le riprese e poi morto suicida, le due gitane che si azzuffano al cospetto di Bond (Aliza Gur, Martine Beswick) entrambe provenienti come la Bianchi dal mondo dei concorsi di bellezza ed infine Eunice Gayson, che torna direttamente dal primo film come conquista erotica di Bond (uno dei rari se non forse l'unico ritorno di una Bond girl, ancorché secondaria). Il maschilismo concettuale di Bond si accentua esponenzialmente in questo film e si instaurerà come uno dei tanti marchi di fabbrica del personaggio e della serie. Anacronismo a parte, così è ed è sempre stato, prendere o lasciare.

Altra scena entrata nell'immaginario collettivo è quella di Bond contro l'elicottero, chiaramente debitrice dei Hitchcock e del suo Intrigo Internazionale. Confermate le musiche di Monty Norman, il quale non partecipa al film, e che vengono arrangiate e "proseguite" da John Barry, al punto tale che viene messa in discussione la paternità di Norman del "Bond Theme" (discussione che si è protratta fino nelle aule di giustizia). Viene inoltre composto il tema derivante dal titolo del film e che darà avvio all'abitudine di concepirne uno per ogni nuovo capitolo. Così come non mancano gli estrosi titoli di testa, questa volta particolarmente sensuali poiché sostanzialmente proiettati sullo sfondo di un corpo seminudo di donna. I gadget tecnologici si moltiplicano e tra i tanti set suggestivi c'è pure la riproduzione dell'Orient Express, sul quale ha luogo una buona parte delle avventure di Bond. Chiusura romantica in gondola a Venezia, naturalmente all'insegna della ennesima capitolazione muliebre tra le braccia di James.

Trailer ufficiale

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