Michelangelo Buonarroti: riassunto di vita e opere | Studenti.it

Michelangelo Buonarroti: riassunto di vita e opere

Biografia, opere e curiosità del noto artista Michelangelo Buonarroti, pittore, scultore, poeta e architetto del Rinascimento

Michelangelo Buonarroti: riassunto di vita e opere
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Michelangelo Buonarroti, vita

Michelangelo Buonarroti, pittore rinascimentale
Fonte: ansa

Michelangelo Buonarroti è nato a Caprese, in provincia di Arezzo, nel 1475 e morto a Roma nel 1564. È stato un artista poliedrico: pittore, scultore, architetto e anche poeta. Il padre di Michelangelo era discendente di una famiglia fiorentina di tradizione guelfa che, alla nascita di Michelangelo, era podestà di Chiusi e di Caprese. La madre, invece, è morta quando Michelangelo aveva appena 6 anni. Avviato agli studi sotto la guida dell'umanista Francesco da Urbino, Michelangelo ha manifestato da subito tendenze artistiche. Incoraggiato da Francesco Granacci, è riuscito a convincere il padre e la famiglia e, nell'aprile 1488, è entrato come apprendista nella bottega dei pittori Domenico e David Ghirlandaio. Fin dal 1489 ha però preferito frequentare i giardini medicei di San Marco, per studiare le antiche sculture e i cartoni moderni ed imparare le tecniche della scultura sotto la guida di Bertoldo di Giovanni, allievo e collaboratore di Donatello.

I disegni dei primi anni, copie di figure di maestri del passato, come Giotto e Masaccio, rivelano in Michelangelo una straordinaria capacità di orientarsi criticamente ed individuare i punti fondamentali della tradizione artistica, accogliendone l'eredità e ponendosi come il più diretto continuatore. Nei giardini di San Marco ha eseguito piccole figure in terracotta e una Testa di fauno in marmo, suscitando l'interesse e l'ammirazione di Lorenzo il Magnifico, che lo ha accolto nel suo palazzo di Via Larga, dove Michelangelo , preso a benvolere da Poliziano, è venuto in contatto con gli umanisti della cerchia medicea, assimilandone le dottrine platoniche. Tra la fine del 1490 e i primi mesi del 1492 ha scolpito la Madonna della scala e la Battaglia dei Centauri e dei Lapiti. Alla morte di Lorenzo il Magnifico, è tornato nella casa paterna continuando a scolpire e intensificando gli studi di anatomia grazie alla dissezione di cadaveri che gli venivano procurati di nascosto dal priore di Santo Spirito, per il quale ha eseguito un Crocifisso ligneo.

Michelangelo, biografia

Agli anni 1493 e 1494 risale anche la profonda impressione suscitata nell'animo dell'artista dalla predicazione di Savonarola. Nell'ottobre del 1494, sconvolto dalle sommosse che avrebbero portato in breve alla caduta dei Medici, ha abbandonato Firenze, rifugiandosi prima a Venezia e poi a Bologna, dove è rimasto per circa un anno presso Gianfrancesco Aldrovandi. In questo periodo ha scolpito per l'arca di San Domenico due piccole figure (San Procolo e San Petronio) e un Angelo inginocchiato. Tornato a Firenze alla fine del 1495, vi è rimasto 6 mesi, durante i quali ha eseguito un Cupido dormiente e un San Giovannino. Dopo, forse a causa della mancanza di commissioni nella repubblica savonaroliana, si è recato a Roma, conquistando in pochi anni una grande rinomanza con il Bacco, scolpito per il banchiere Iacopo Galli, e con la Pietà vaticana, realizzata per il cardinale francese Jean Bilhères de Lagraulas. Di nuovo a Firenze nella primavera del 1501, vi è rimasto per quattro anni, ricevendo importanti commissioni da privati, dalla signoria, dall'Opera del duomo e dalle più potenti corporazioni: commissioni che testimoniano il continuo e rapidissimo crescere della sua fama.

Stilisticamente vicina alla Pietà vaticana è la severa immagine della Madonna col Bambino di Bruges, mentre il tondo Pitti (la Vergine col Figlio e san Giovannino) e il tondo Taddei, scolpiti qualche tempo più tardi, rivelano l'interesse per l'opera di Leonardo che, presente a Firenze in quegli anni, aveva esposto alla Santissima Annunziata il cartone della Santa Anna, suscitando enorme ammirazione.

Delle 15 statuette per l'altare Piccolomini nel duomo di Siena, previste in un contratto del giugno 1501, solo 4 sono state fornite ed eseguite in gran parte da Baccio da Montelupo su disegni di Michelangelo, che ha lasciato incompiuto anche un David bronzeo ordinatogli dalla signoria nel 1502 per il maresciallo Pierre de Rohan. L'opera che ha impegnato maggiormente l'artista fra l'agosto 1501 e l'aprile 1504 è stata il David marmoreo, destinato a Santa Maria del Fiore ma collocato davanti all'ingresso del palazzo della Signoria. Allo stupore per il prodigioso virtuosismo tecnico dell'artista, che ha saputo trarre la gigantesca figura, senza aggiungere altri pezzi, da un enorme blocco già sbozzato quarant'anni prima da Agostino di Duccio e poi abbandonato, è stata senza dubbio superiore l'ammirazione per la resa della struttura e dei minimi particolari anatomici del corpo vigoroso, in posizione di stasi, ma carico di tensione, pronto all'azione, e per l'energica caratterizzazione del volto che riflette l'ideale rinascimentale dell'uomo libero e creatore del proprio destino.

Michelangelo Buonarroti, riassunto

Altra commissione di grande prestigio, da parte del gonfaloniere Soderini, è stata quella di un affresco raffigurante la Battaglia di Cascina per il salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Poco prima del cartone della Battaglia di Cascina, Michelangelo aveva dipinto per Agnolo Doni un tondo con la Sacra Famiglia, in cui le tre vigorose figure in primo piano, annodate da una catena di movimenti a spirale, sono inserite in uno spazio articolato che anticipa motivi propri dei pittori manieristi. L'invito a Roma da parte di Giulio II nel marzo 1505 e l'incarico di costruire il monumento funebre del pontefice hanno acceso la fantasia dell'artista che si è messo all'opera con entusiasmo, ideando un complesso architettonico che doveva sfidare la grandiosità degli antichi mausolei. Il progetto prevedeva un edificio di forma rettangolare con una cella funeraria coperta a cupola. All'esterno nell'ordine inferiore le 4 facciate erano divise da pilastri, con figure di Schiavi addossate, che racchiudevano nicchie con immagini di Vittorie. Più in alto quattro grandi figure rappresentavano il Vecchio e il Nuovo Testamento (Mosè e San Paolo) e la Vita attiva e la Vita contemplativa. Il coronamento era costituito dalle allegorie del Cielo e della Terra (o da due angeli) sorreggenti un'urna.

Dopo un soggiorno di 8 mesi a Carrara per la scelta e l'estrazione dei marmi necessari, Michelangelo è tornato a Roma, impaziente di iniziare a scolpire, ma il pontefice nel frattempo aveva deciso di far erigere il nuovo San Pietro secondo i piani di Bramante. Michelangelo ha lasciato Roma il giorno prima dell'inizio dei lavori ed è tornato Firenze il 17 agosto 1506, inseguito invano dai messi papali e da lettere minacciose che gli ingiungevano di ritornare “sotto pena della sua disgrazia”. Tramite Giuliano da Sangallo ha offerto al papa di continuare a occuparsi del monumento a Firenze, dove è rimasto tre mesi riprendendo i lavori per la Battaglia di Cascina e per il San Matteo, l'unica iniziata delle 12 statue di apostoli commissionate dall'Opera di Santa Maria del Fiore nel 1503. Alla fine di novembre, in seguito alle continue sollecitazioni di Soderini, ha raggiunto a Bologna Giulio II ed ha fatto pace con lui, accettando l'ordinazione di una grande statua in bronzo raffigurante il pontefice.

La scultura, che è costata a Michelangelo più di un anno di fatiche, è stata collocata sulla facciata di San Petronio nel febbraio 1508, ma tre anni dopo è stata distrutta in seguito al ritorno dei Bentivoglio.

Il contratto per la decorazione ad affresco della volta della Cappella Sistina è stato sottoscritto nel maggio 1508: Michelangelo, accettato l'incarico con riluttanza, si è presto appassionato all'opera, ampliandone il programma e riversandovi tutto il patrimonio di idee e visioni che si erano accumulate in lui, fin dal tempo dei primi progetti per la sepoltura di Giulio II. Figure e architettura dipinta sono legate in un moto ascensionale che coinvolge lo spettatore, spingendone lo sguardo, oltre le gigantesche figure dei Profeti e delle Sibille, verso le Storie della Genesi, che raffigurano insieme le vicende dell'umanità “ante legem” e l'ascesa dell'anima all'intuizione del divino. Terminati gli affreschi Michelangelo ha ripreso i lavori per la sepoltura di Giulio II, firmando, dopo la morte del pontefice, un secondo contratto (maggio 1513), modificando e ingrandendo in parte il progetto originario ed eseguendo, nello spazio di tre anni, due figure di Schiavi e il Mosè. Un terzo contratto per il monumento, con un progetto ridotto nelle dimensioni, è stato stipulato nel 1516, ma neppure allora l'opera è stata condotta a termine a causa dei continui impegni dell'artista. La stessa sorte è toccata ai successivi progetti del 1526 e del 1532. Solo la sesta versione del monumento (1542), freddo riflesso del grandioso sogno giovanile, affidata in gran parte all'esecuzione degli aiuti, è stata terminata e collocata in San Pietro in Vincoli (1545).

Le opere di Michelangelo

A Giulio II era succeduto Leone X, il cardinale Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo, legato al Buonarroti da buoni rapporti fin dalla giovinezza. Dal nuovo pontefice Michelangelo ha ottenuto il primo importante incarico di natura architettonica: l'esecuzione della facciata di San Lorenzo a Firenze. Michelangelo ha preparato il modello in breve tempo (maggio-settembre 1517) e ha iniziato a occuparsi dell'estrazione dei marmi dalle cave di Carrara e Pietrasanta, ma nel marzo 1520, forse a causa della difficoltà di reperire i fondi necessari all'impresa, il papa ha annullato il contratto, sostituendo l'incarico con quello di trasformare una cappella di San Lorenzo in cappella funeraria dei Medici. Alla fine Michelangelo ha accettato la nuova commissione ed è rimasto a Firenze nonostante le sollecitazioni degli amici romani a trasferirsi a Roma dove gli incarichi più ambiti presso la corte pontificia erano rimasti vacanti alla morte di Raffaello.

Il progetto definitivo per la Sacrestia Nuova di San Lorenzo e le tombe medicee è stato approvato all'inizio del 1521 e, nel 1525, l'organizzazione architettonica era già compiuta nelle parti fondamentali. Un anno prima era iniziata anche l'esecuzione delle statue per le tombe di Lorenzo, duca di Urbino, e di Giuliano, duca di Nemours. Ai lavori per la Sacrestia Nuova si intrecciarono quelli per la costruzione di una libreria nel convento di San Lorenzo, di cui Michelangelo aveva ricevuto la commissione da Clemente VII nel dicembre 1523. Approvati i primi progetti, che probabilmente già prevedevano una sala rettangolare e un vestibolo, l'esecuzione ha avuto inizio nell'agosto 1524.

I lavori, interrotti nel 1526, sono stati ripresi solo 23 anni dopo.

Il periodo seguente è stato tra i più travagliati della vita di Michelangelo che, dopo il sacco di Roma e la cacciata dei Medici da Firenze, ha abbracciato la causa repubblicana, entrando a far parte dei “Nove della milizia” e accettando (6 aprile 1529) la carica di “governatore e procuratore generale sopra alla fabrica et fortificazione delle mura delle città”. Si è recato allora a Ferrara per studiare le celebri opere difensive, ricevuto con grande onore dal duca Alfonso I d'Este, per il quale ha dipinto una Leda, e, di ritorno a Firenze, ha eseguito una serie di progetti per le mura e le porte, non realizzati per l'opposizione del gonfaloniere Niccolò Capponi. Il 21 settembre, presentendo il tradimento del Baglioni, non trovando ascolto presso la signoria, ha lasciato Firenze riparando a Venezia, incerto se proseguire per la Francia. Bandito dalla repubblica, il 15 dicembre è tornato nella città assediata dalle truppe imperiali e papali, riprendendo i lavori alle fortificazioni. Caduta la città (12 agosto 1530), si è dovuto nascondere per sfuggire a vendette private, finché non ha ottenuto il perdono di Clemente VII. Ha ripreso allora i lavori abbandonati alle tombe medicee ed è stato costretto anche ad accettare commissioni dai vincitori: un David-Apollo e progetti di una casa per il commissario pontificio Baccio Valori.

Michelangelo Buonarroti, Il Giudizio Universale
Fonte: ansa

Il Giudizio universale

Tra il 1532 e il 1534 ha scolpito una figura virile di Vittoria e 4 Prigioni per la tomba di Giulio II. Insofferente per la nuova situazione politica di Firenze, venuto meno, anche in seguito alla morte del padre, ogni legame con la città, nel 1534 si è stabilito a Roma, accogliendo l'invito di Clemente VII e l'incarico di dipingere sulla parete dell'altare nella Cappella Sistina il Giudizio universale. Alla morte di Clemente VII la commissione gli è stata confermata dal nuovo pontefice Paolo III e l'affresco, iniziato nel 1536, è stato scoperto il 31 ottobre 1541. Sconvolgendo la tradizionale iconografia del tema, l'artista ha raffigurato l'atto finale della storia dell'umanità in uno spazio infinito, un cielo senza confini, rischiarato in basso da lividi bagliori, contro il quale si stagliano con violento contrasto quasi 400 figure, raggruppate senza ordine di piani e di grandezze, trascinate in un turbine che le travolge con moto vorticoso, scatenato dal gesto terribile del Cristo-Giudice che appare, in mezzo alla disperazione dei dannati e allo sgomento di santi, martiri e beati, nello splendore di un nimbo luminoso.

Con il Giudizio, l'opera di Michelangelo appare, già agli occhi dei contemporanei, il momento culminante della secolare tradizione artistica, ma allo stesso tempo anche rivoluzionaria e polemica nei confronti della tradizione stessa. Le certezze morali e intellettuali del primo Rinascimento, la concezione dell'uomo padrone del proprio destino e la celebrazione della sua indomabile energia lasciano il passo alla visione di una immane tragedia che travolge l'umanità intera, dolente e sgomenta di fronte alla imperscrutabile condanna e al senso della propria fragilità e impotenza. Ma il Giudizio è stato anche l'opera che ha aperto la polemica fra i denigratori e gli esaltatori dell'opera di Michelangelo: da un lato c'erano le accuse di irreligiosità, di abbandono dell'iconografia tradizionale e di scandalosa licenza; dall'altro l'esaltazione della sua opera come conclusione di un grandioso processo e la celebrazione dell'artista e della tradizione fiorentina.

Altre opere

Contemporaneo all'affresco del Giudizio è il busto di Bruto, eseguito per il cardinale Ridolfi, uno degli esuli fiorentini che Michelangelo ha frequentato assiduamente a Roma. Al decennio seguente, oltre alla definitiva collocazione in San Pietro in Vincoli della tomba di Giulio II, per la quale l'artista ha eseguito allora le figure di Lia e Rachele, appartengono gli affreschi della Cappella Paolina, con la Conversione di Saulo (1542-1545) e il Martirio di san Pietro (1546-1550). Negli ultimi 20 anni gli interessi di Buonarroti, giunto al culmine della fama e circondato dall'ammirazione delle giovani generazioni di artisti che si sforzavano di imitare le sue opere, si spostarono verso l'attività architettonica. In questo periodo Michelangelo, oltre a inviare a Firenze istruzioni per i lavori conclusivi della Biblioteca laurenziana, ha progettato la sistemazione prospettica e monumentale di Piazza del Campidoglio, la ricostruzione a pianta centrale della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (1550-1559), la trasformazione del tepidarium delle terme di Diocleziano nella basilica di Santa Maria degli Angeli.

Ha poi preparato disegni per la cappella Sforza in Santa Maria Maggiore e per Porta Pia; ha continuato, dopo la morte di Antonio da Sangallo il Giovane (1546), la costruzione di Palazzo Farnese; ed ha assunto la direzione dei lavori per la nuova Basilica Vaticana (dal gennaio 1547). Scartando i progetti di Raffaello e del Sangallo, è voluto tornare alla pianta centrale bramantesca ed ha concepito l'edificio come un colossale organismo plastico, trasferendo all'esterno l'ordine gigante dei pilastri che costituiva il nucleo della struttura interna e convogliando nella grande cupola la tensione di tutte le membrature. Le sculture degli ultimi anni (la Pietà da Palestrina, la Pietà del Duomo di Firenze e la Pietà Rondanini) riprendevano un unico tema: il compianto sul Cristo morto, interpretato nelle ultime due come superamento del dolore in una beatitudine per l'abbandono del carcere terreno.

Michelangelo poeta

Di Michelangelo rimangono inoltre un nutrito epistolario e circa 300 componimenti poetici, pochi anteriori al 1520, anche se è probabile che l'attività poetica sia iniziata già negli anni giovanili, stimolata dalla lezione dei poeti e dal fatto che l'artista aveva trascorso gli anni della sua formazione artistica e spirituale in un ambiente di straordinaria vivacità culturale. Buonarroti trovava nell'esercizio letterario un mezzo per fissare e chiarire pensieri e moti dell'animo, ma è indubbio che solo piuttosto tardi, trovata dopo molti tentativi una propria misura espressiva, si è dedicato alla poesia con una certa assiduità. A partire dal quarto decennio del secolo motivi centrali del suo canzoniere sono state le teorie platoniche sull'amore. L'esaltazione della bellezza fisica come manifestazione di un'armonia spirituale, rivelazione e incarnazione del divino, si accompagnava alla concezione dell'amore non come vincolo umano, ma come legame universale.

Nelle rime degli ultimi anni, invece, sono diventati temi dominanti i motivi di carattere religioso: pensieri di morte e senso angoscioso del peccato, disperazione della salvezza e invocazioni. Le Rime occupano un posto di rilievo nella lirica del Cinquecento, soprattutto per il loro tono particolare, energico e austero, che tradisce la tensione verso una più intensa potenza espressiva.

Molto importante è anche l'epistolario che, pur contenendo rari accenni all'attività artistica, permette di approfondire la conoscenza del suo mondo interiore, rivelando l'attaccamento al nucleo familiare, la devozione per il padre, l'animo impaziente e travagliato, la scontrosa e sospettosa solitudine, la generosità e una vocazione espressiva. Michelangelo è morto a 88 anni, dopo breve malattia, il 18 febbraio 1564, nella sua casa di Macel dei Corvi, a Roma. Il suo corpo, segretamente trasportato a Firenze dal nipote Leonardo, è stato sepolto in Santa Croce.

Michelangelo Buonarroti: tra mito, leggende e curiosità

Come accade per molti personaggi storici influenti e noti, sono molte le leggende, gli aneddoti e le curiosità che circolano sulla loro vita privata e sulla loro personalità, e questo vale anche per un artista versatile e geniale come Michelangelo. Tra le leggende e le curiosità che riguardano Michelangelo ci sono:

  • Un uomo solitario: Non sono moltissime le informazioni circa la vita privata dell'artista, ma sappiamo che non si sposò mai. Nell'arco della sua vita però scrisse varie lettere d'amore destinate a diversi uomini, tra cui Tommaso De' Cavalieri.
  • La firma sulla Pietà: Di tutti i capolavori di Michelangelo, l’unica ad essere firmata è la Pietà. Secondo la leggenda, il giovane artista sentì alcuni uomini apprezzare l’opera, attribuendola, però, allo scultore Cristoforo Solari. Questo fraintendimento portò l’artista ad apporre la sua firma sulla fascia dell’abito di Maria.
  • Il forte carattere dell'artista: Sembra che Michelangelo avesse una forte personalità, un carattere difficile, diciamo non proprio accomodante (c'è chi parla di caratteraccio). Particolarmente degno di nota fu un episodio di disaccordo che coinvolse Michelangelo e lo scultore Pietro Torrigiani, quest'ultimo avrebbe sferrato un pugno all'artista durante una lite, segnando per sempre il volte e in particolare il naso di Michelangelo.

Michelangelo Buonarroti: il video

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