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Tema sulla paura: traccia, introduzione e sviluppo

Come fare un tema sulla paura? Traccia, scaletta e spunti di riflessione per uno stato d'animo che riguarda tutti: la paura

Tema sulla paura: traccia, introduzione e sviluppo
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Tema sulla paura

Mettiamo il caso che un docente ti proponesse una traccia come la seguente:

Che cos’è la paura? Quando e perché si prova paura? È un’emozione solo negativa o, in alcuni casi, può essere una risorsa? Scrivi le tue riflessioni a partire da queste domande.

In questa guida ti illustriamo come impostare un tema del genere. 

Introduzione al tema sulla paura

Tema svolto sulla paura
Fonte: istock

Chi non è stato preda almeno una volta della paura? La paura ci attanaglia, ci “paralizza”: il cuore batte più forte, sudiamo e ci si afflosciano le gambe, urliamo o non riusciamo a parlare. Anche se tutti la conosciamo, è molto difficile dire cosa sia precisamente la paura, che sembra avere molte facce. La paura che sia finito il latte, per esempio, è ben diversa dalla paura di sostenere un esame, che a sua volta è diversa dalla paura di prendere l’aereo. Timore, sgomento, terrore, paura, spavento, fifa, strizza, panico e angoscia sono tutte emozioni imparentate, eppure diverse.

Paura di cosa? Paura di tutto

Capita a tutti di avere paura, ad ogni età. I bambini possono provare grandi paure: del buio, di essere abbandonati, di mostri che abitano sotto al letto o di terrificanti incubi notturni. Ma anche da adolescenti e da adulti si continua a provarne. Si teme la solitudine, la perdita di una persona cara, il tradimento, la malattia, il licenziamento, il giudizio, il dentista. Capita di sentirsi in pericolo in una strada poco frequentata di una città sconosciuta, in casa propria dopo una scossa di terremoto o in un affollato vagone della metro, quando uno sconosciuto si mette a guardarti con insistenza.

Contrariamente a quel che potrebbe sembrare, spesso i timori non hanno molto a che fare con gli effettivi pericoli che corriamo. La nostra immaginazione è il più grande alimento delle paure. Posso avere paura dei ragni, ma non è necessario trovarne uno in cucina per farmi venire i brividi. È sufficiente che io ci pensi! E la persona che incrocio di sera in una strada deserta, probabilmente non ha alcuna intenzione ostile e continuerà per la sua strada senza nemmeno guardarmi, a dispetto dei miei timori.

Addirittura, a volte proviamo un paura completamente indeterminata, indipendente da qualunque motivo, anche immaginario. Heidegger chiamava questa emozione “angoscia”, per distinguerla dalle paure determinate, e sosteneva che l’angoscia che ogni tanto ci prende è dovuta al solo fatto di vivere e di essere esposti al mondo.

La paura: impedimento o risorsa?

Avere paura può essere un impedimento, un limite. Vorrei intraprendere un progetto, ma è difficile e ho così tanta paura di non farcela che finisco per rinunciare. Laura vorrebbe uscire con Gregorio, ma teme che le dica di no e non glielo chiede neanche. Andrea ha studiato, ma ha così tanta ansia per l’interrogazione che non riesce a parlare. Perciò consideriamo la paura come una nemica (si dice “ho sconfitto la paura”).

Fin dall’antichità, la filosofia ha sostenuto che le passioni ci rendono schiavi, che dovremmo controllarle, se non liberarcene.

Gli stoici e gli epicurei ritenevano che si potesse vivere bene e felici solo esercitando l’atarassia e l’apatia, l’assenza di turbamenti e passioni. La filosofia – come dirà secoli dopo anche Montaigne – può insegnarci a non temere neanche la morte. Contro la paura di morire – la più terribile che ci sia – Epicuro suggeriva di pensare che dove ci siamo noi, la morte non c’è, e viceversa, e che dunque non c’è alcun motivo di temerla.

È senz’altro vero che essere timorosi è uno svantaggio. Ma ci sono casi in cui si può considerare la paura come una risorsa? Un buon argomento a favore dei pavidi è che la paura ci preserva dai pericoli. Chi sostiene questo argomento di solito intende la paura come una reazione istintiva di fronte alle minacce, come lo spavento che ho preso quando ho sfiorato un incidente con la macchina, in seguito al quale ho iniziato a guidare con più attenzione.

La paura, però, il più delle volte non è dettata da un reale e immediato pericolo. Molte persone che hanno paura dei serpenti non ne hanno mai visto uno. Il timore che la sveglia non suoni proprio la mattina del primo giorno di un nuovo lavoro è senz’altro immotivato. Ciò non toglie che, in effetti, la paura possa insegnarci ad essere prudenti e aiutarci a non ripetere gli stessi errori o a non metterci di nuovo in una situazione difficile in cui ci siamo già trovati in passato. La paura e i timori, in alcuni casi, possono essere buoni maestri.

Curare (con) la paura

Al cinema e nei libri cerchiamo la paura di proposito. Godiamo e rabbrividiamo guardando Babadook o leggendo Stephen King. Perché lo facciamo, se è un’emozione negativa? Nella Poetica, Aristotele scriveva che le tragedie possono produrre un effetto di catarsi sugli spettatori: provando paura, terrore o pietà a teatro, ci si libera da queste passioni, le si acquieta.

L’estetica e la teoria dell’arte si sono molto interrogate sul cosiddetto paradosso della finzione: se sappiamo che Shining è solo un film e che Jack Nicholson non sta veramente per sfondare la porta e accettare la moglie, perché proviamo paura? Se sappiamo che Beth è solo il personaggio di un libro, perché piangiamo tutte le volte che leggiamo Piccole donne?

Non c’è una sola risposta a queste domande, ma quel che è certo è che, fin dall’infanzia, amiamo ascoltare, guardare e leggere storie che fanno paura. In qualche modo, provocare i nostri timori e provare paura – se fatto “di proposito” – ha un effetto terapeutico.

Altrettanto benefico è parlare delle proprie paure e condividerle con altri, cosa che si fa di rado. Da bambini si raccontano spesso delle proprie paure, cercando conforto negli adulti. Da più grandi però, già da adolescenti, lo si fa sempre meno.

Sono poche le persone a cui confideremmo i nostri timori. Pur essendo un’emozione così diffusa e frequente, perlopiù ne tacciamo con pudore.

Il coraggio o la calma

Nei dizionari, come contrari della paura sono indicati prima il coraggio (e i suoi sinonimi, come l’audacia), e poi la calma e la tranquillità. Il coraggio sembra una virtù antiquata, roba da cavalieri medievali. In effetti, è raro sentirne parlare o farne elogi (quando mai diciamo “è una persona coraggiosa”?). Piuttosto, direi che nel mondo contemporaneo godono di maggiore considerazione gli altri due contrari della paura: la calma e la tranquillità. Le tecniche, i corsi e le tisane che promettono di regalarci la serenità non si contano più. Ciò potrebbe stare ad indicare che oggigiorno intendiamo la paura più come apprensione, inquietudine e ansia, che come spavento o terrore. In effetti, almeno per chi vive in paesi in cui da molti anni non ci sono guerre (come la maggior parte dell’Europa) e dove, rispetto al passato, è più raro temere la fame o le catastrofi naturali, è possibile che lo spettro delle paure sia virato verso l’ansia e lo stress, che sono invece protagonisti assoluti del lavoro contemporaneo. In questo contesto, la mediazione e pratiche simili si sono ampiamente diffuse, riportando in auge qualcosa di simile alle prescrizioni e ai metodi delle scuole filosofiche antiche.

Tema sulla paura: conclusione

Che si tratti di timore, ansia, sgomento o terrore è difficile trovare emozioni più universali e potenti della paura e dei suoi affini. Se è raro che se ne parli tra amici e conoscenti, la psicologia, la sociologia e la filosofia, invece, hanno ancora molto da dire sull’argomento, che, lungi dall’essere tramontato, nel sicuro mondo contemporaneo, ha solo cambiato aspetto.

Guarda il video sulle sei paure più strane del mondo

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