Il cinema di Giulia Steigerwalt: "Le storie del presente sono femminili e plurali" - la Repubblica

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Il cinema di Giulia Steigerwalt: "Le storie del presente sono femminili e plurali"

Il cinema di Giulia Steigerwalt: "Le storie del presente sono femminili e plurali"
Con 'Settembre, in sala dal 5 maggio, l'autrice e sceneggiatrice debutta alla regia
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Adolescente della fucina mucciniana, sceneggiatrice di scuola americana, regista sensibile e raffinata. Giulia Louise Steigerwalt consegna a 40 anni il suo primo film da regista, Settembre (prodotto da Groenlandia e Rai Cinema) accolto con grande calore al Bif&st, in sala il 5 maggio con 01. Tre storie "in apparenza lontane ma che si influenzano profondamente, accomunate dal bisogno che tutti abbiamo di rapporti più autentici e forti, di cercare la felicità". Una ragazzina è invaghita di un ragazzo che le fa sapere tramite un amico che vorrebbe andare a letto con lei. La proposta è poco romantica ma lei accetta, salvo andare nel panico di fronte a un mondo che non conosce, le immagini crude della rete. Con l'aiuto del "messaggero" le lezioni di educazione sessuale si trasformano in un rapporto di complicità e tenerezza che li riconduce alla loro età. Una madre di famiglia, dopo un problema medico, capisce che vuole dare nuovo corso alla sua vita con l'amica di una vita, anche lei sposata. Un medico vive isolato da quando la moglie lo ha lasciato: unica eccezione una giovane prostituta che frequenta un giovane del quartiere ignaro della sua professione.


Nel cast la piccola Maria Rebeggiani, Fabrizio Bentivoglio, Barbara Ronchi e Thony. Steigerwalt ha firmato la sceneggiatura di Il campione, Croce e delizia, Marilyn ha gli occhi neri: "Ho iniziato a scrivere quando facevo ancora l'attrice. Da bambina speravo di fare la disegnatrice, facevo storyboard e sognavo la Disney". Ha esordito sul set, attrice, a 16 anni in Come te nessuno mai: "Gabriele Muccino cercava ragazzi al Mamiani. Hanno fatto uno street cast, mi hanno presa. Ma sul set eravamo adolescenti inconsapevoli, Gabriele ci diceva"se sentite le cose nella pancia verranno bene", per lui l'emozione era tutto. È stata un'esperienza straordinaria, ma solo vedendo il film alla Mostra di Venezia ho capito la portata della cosa. Ma io sapevo già che avrei voluto fare altro, parte di un percorso che mi ha portato all'oggi". A scuola Giulia era "sognatrice, determinata, osservatrice. Mentre scrivo visualizzo. Fare l'attrice non mi bastava, volevo portare il mio messaggio, la mia visione".


Il cognome, Steigerwalt, arriva dagli antenati tedeschi, ma lei è nata negli Stati Uniti da padre americano "e lì mi sento a casa. Sono un'esponente di una schiera di sceneggiatrici e registe che cercano di prendersi spazio: da qualche anno c'è una consapevolezza nuova nella società, si comprende l'importanza di avere più voci, per dare vita a un immaginario più completo. E le giovani oggi hanno una spinta diversa, sanno di poter sognare in grande. Nel film a incarnare la speranza di cambiamento è il ragazzino, un piccolo gentiluomo che ha rispetto per la sua coetanea, perché così lo ha educato la madre"". Insieme a Sara Casani e Veronica Leoni, spiega Steigerwalt, "abbiamo creato in Groenlandia una sezione di registe, che sono l'8 per cento rispetto ai colleghi". La casa di produzione è stata fondata da Sydney Sibilia e Matteo Rovere, marito di Steigerwalt: "Siamo un gruppo di lavoro affiatato, che condivide valori - gender gap, ambiente, diversità - c'è amicizia. Abbiamo una visione simile del mondo e penso che questo si veda nei film che facciamo".