La Corte d'appello dello stato di New York ha annullato la condanna di Harvey Weinstein nel 2020 per reati sessuali. Si tratta, scrive il New York Times, di uno straordinario capovolgimento che però non altera le fondamenta del caso su cui si sviluppò il movimento #MeToo. Con una decisione a stretta maggioranza - 4-3 - la Corte d'Appello di New York ha stabilito che il giudice del processo che ha presieduto il caso aveva commesso un errore cruciale, consentendo ai pubblici ministeri di chiamare come testimoni una serie di donne che affermavano che Weinstein le avesse aggredite, ma le cui accuse non facevano parte dell'impianto istruttorio nei confronti del produttore.
Secondo i togati quindi, Weinstein non avrebbe ricevuto un processo equo perché sarebbe stato processato anche per comportamenti che non figuravano fra le accuse.
Adesso il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin L. Bragg (lo stesso che sta coordinando anche il processo contro Donald Trump) dovrà decidere se processare nuovamente Weinstein.
Al momento non si sa come questa decisione influirà su Weinstein, 71 anni, che sta scontando la condanna in carcere e che non uscirà, perché condannato anche a 16 anni di detenzione in California per lo stupro di una donna in un hotel a Beverly Hills.
La decisione della Suprema Corte di New York, comunque, ha provocato una dura reazione nelle accusatrici dell'ex magnate. A New York, l'attrice Ashley Judd ha partecipato a una conferenza stampa per commentare la sentenza e, secondo l'attivista Tarana Burke, questa novità metterebbe in discussione il movimento #MeToo, mentre bisogna considerare che sono molte e notissime le donne che, negli anni, hanno accusato Weinstein di molestie o aggressioni. Tra queste: Rosanna Arquette, Mira Sorvino, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie.