I Nomadi dopo 60 anni. Carletti: “Ho conosciuto Arafat e il Dalai Lama ma Mattarella mi ha emozionato di più” - La Stampa

Tutto esaurito ieri sera, 4 maggio, al Teatro Colosseo per il concerto dei Nomadi, che hanno già annunciato il ritorno nella stessa sala il prossimo 21 dicembre. Beppe Carletti fondò il gruppo più di cinquant’anni fa con il compianto Augusto Daolio, cui è dedicata la mostra in corso allo Spazio Musa.

Siete spesso autori di gesti concreti a favore dei più sfortunati: continuate nel vostro impegno?
«Certo, sono appena tornato dalla Cambogia, dove dal 2002 partecipiamo a una campagna contro la prostituzione minorile. Abbiamo fatto costruire a Battambang un centro di accoglienza per i bambini dimessi dall’ospedale di Emergency che rischierebbero di finire in brutte mani. Se prima vedevo in un tratto di strada 60 baby prostitute adesso ne incontro 20, è un buon segnale. Tutto è reso possibile grazie alla solidarietà dei nostri fan club».

Lei ha conosciuto figure di primo piano della geopolitica come il Dalai Lama, Fidel Castro, Arafat: qual è stato l’incontro più emozionante?
«Quello con il mio presidente: Sergio Mattarella. È stato bellissimo, c’eravamo solo noi, non era un raduno di diversi artisti, e ha dedicato 35 minuti del suo tempo preziosissimo ai Nomadi. Ci ha colpito molto anche il cardinale Zuppi, pensavamo a un colloquio più formale, invece ci ha chiesto di spiegargli la nostra storica canzone “Dio è morto”, la ascoltava da ragazzo e avrebbe voluto approfondire l’argomento fin da allora».

Prima del concerto, alle 16 andrà a visitare la mostra dedicata alla figura e alle opere di Augusto Daolio e lì incontrerà il pubblico: che rapporto c’era tra voi due?
«Il rapporto che auguro a tutti di poter costruire nella propria vita, un’intesa perfetta. Ci conoscevamo fin dall’età di sedici anni, abbiamo condiviso tutto, fino alla voglia di divertirci da cui scaturì l’idea di fondare un complesso musicale di genere beat. Non abbiamo mai avuto neppure una semplice discussione. Del resto sarebbe stato impossibile, lui era un leader carismatico, io il batterista».

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