Enrico Simonetti, dagli show con Mina al successo con Raffaella Carrà. L’inventore della “nuova” televisione nasceva 100 anni fa - la Repubblica

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Enrico Simonetti, dagli show con Mina al successo con Raffaella Carrà. L’inventore della “nuova” televisione nasceva 100 anni fa

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Il figlio Claudio, fondatore dei Goblin, ricorda il padre: “Ha inventato un modo di fare tv assolutamente contemporaneo”

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Il 29 gennaio del 1924 nasceva ad Alassio il Maestro Enrico Simonetti, uno dei personaggi più amati e seguiti della televisione e della musica italiana degli anni Sessanta e Settanta, straordinario entertainer, direttore d’orchestra, pianista, che ha contribuito in maniera fondamentale alla modernizzazione della musica italiana. “Che tipo era? Esattamente come la gente lo vedeva in televisione”, ricorda suo figlio, Claudio Simonetti, a sua volta musicista di grande successo internazionale, da solo e con i suoi Goblin, “era gioviale, gentile, una persona molto semplice ma con una grandissima preparazione. Era alla mano, ma conosceva bene il suo mestiere: una volta andai al Teatro delle Vittorie dove faceva un programma con Mina. Io lo cercai dietro le quinte e lo trovai che giocava a scopa con i pompieri. E se molti comici nella vita reale sono piuttosto tristi, mio padre no, era sempre solare”.

Ricordarlo oggi è necessario, perché Simonetti è stato per l’Italia un innovatore, sia nel campo della musica che dell’intrattenimento, anticipando di moltissimi anni il personaggio dello show man in grado di recitare ed essere comico, cantare, suonare, condurre, raccontare, all’occorrenza anche ballare, che oggi è incarnato da star come Jimmy Fallon: “E’ vero, ha anticipato un modo di fare tv che oggi è assolutamente contemporaneo. Ma non in Italia, dove lui o Lelio Luttazzi, che per molti versi era simile a lui, non riuscirebbero ad avere lo stesso successo”, dice ancora il figlio, “Il mondo dello spettacolo italiano è meno accorto, esigente, attento di quanto non lo fosse negli anni Sessanta. Tutto è più veloce e superficiale, forse il suo stile non verrebbe nemmeno capito“.

Enrico Simonetti si era appassionato alla musica sin da piccolo, iniziando a suonare lo strumento a 4 anni e, da bambino prodigio, iniziando da subito a fare piccoli concerti e spettacoli. “Poi c’è stata la guerra con tutte le sue complicazioni”, ricorda Claudio Simonetti, “ma appena finita lui, poco più che ventenne, inizia a suonare nei night club e nei primi locali che riaprono. Ma la situazione era difficile, quindi si trasferì a Istanbul, in Turchia, dove rimase fino al 1949, riscuotendo un grande successo sia da solo che con le orchestre”.

Dopo un breve ritorno in Italia Simonetti andò in Brasile, con la sua orchestra, Luciano Salce e Adolfo Celi, “e lì trovò il paradiso”, ricorda il figlio, “Io nacqui in Brasile nel 1952. Lì ebbe un grandissimo successo, divenne una star, aveva un suo programma televisivo, ma fu anche musicalmente un pioniere, univa la musica brasiliana a quella europea e al jazz”. Nel 1963, dopo tredici anni, tornò in Italia e anche in patria, finalmente, ebbe subito successo. “Per lui fu fantastico, perché era visto come un personaggio moderno e internazionale, elegante e cordiale. Per me fu un trauma: in Brasile già nel 1963 la tv aveva cinquanta canali ed era a colori, qui c’erano due canali in bianco e nero che alle 23 finivano le trasmissioni…”. E’ vero, Enrico Simonetti era modernissimo, era un intrattenitore e non un presentatore, raccontava storie, le sue ‘favolette’, seduto al pianoforte e affascinava grandi e bambini, ma dirigeva l’orchestra e arrangiava come pochi altri, “amava il jazz, ma aveva capito la potenza dei Beatles”.

In breve conquistò il pubblico della televisione con show di prima serata come Il signore ha suonato o Lei non si preoccupi, L’amico della notte, e nei grandi sabato sera con Senza rete, Canzonissima, Formula Due, lavorando con Loretta Goggi, Alighiero Noschese, Ornella Vanoni, Mina, contribuendo all’esordio di Raffaella Carrà in Io, Agata e tu. Realizzò diverse colonne sonore il cinema, e fu anche attore in alcuni film. Conquistò anche le classifiche di vendita con alcuni suoi brani, il più famoso dei quali fu quello dei titoli di testa dello sceneggiato Gamma, nel 1975, che rimase al primo posto della hit parade per quindici settimane, anno nel quale fu l’unico e solo direttore d’orchestra del Festival di Sanremo, dirigeva, ma era anche un arrangiatore, orchestratore e bravissimo pianista.

Suo figlio Claudio ha seguito le orme del padre, ed è diventato una star internazionale con i Goblin, tra i protagonisti del rock progressivo italiano e famosissimi nel mondo per la colonna sonora di “Profondo Rosso”. “Fu lui a presentarci a Bixio che ci fece un contratto con la Cinevox e poi ci chiese di collaborare con Dario Argento. Fu un periodo incredibile, noi in dieci mesi vendemmo un milione di copie e restammo per molte settimane al primo posto. Chi ci tolse dalla vetta? Mio padre, con “Gamma””. Simonetti scomparve nel 1978 e ancora oggi in tanti lo ricordano e lo apprezzano, lo vedono comparire con il suo sorriso e la sua eleganza nelle puntate di Teche Teche Te, ricordano le sue sigle televisive e il suo modo intelligente e garbato di raccontare storie che tutti, davvero, volevano ascoltare.

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