John Polidori e la nascita del mito del vampiro

John Polidori e la nascita del mito del vampiro

Ad appena ventun anni e con una sola opera John Polidori cambiò completamente il genere horror creando una figura immortale che ha molto influito sulle opere successive: il vampiro seduttore e crudele

L’eruzione del vulcano Tambora sull’isola di Sumbawa, nell’attuale Indonesia, nell’aprile 1815, avrebbe scatenato una serie di strani fenomeni atmosferici che riguardarono tutto l’emisfero nord. L’abbassamento di temperature fu tale che l’anno successivo, il 1816, fu conosciuto come “l’anno senza estate”.

Ritratto di John William Polidori

Ritratto di John William Polidori

Foto: Pubblico dominio

A metà giugno di quell’anno la pioggia cadeva senza posa su una lussuosa villa della riviera svizzera nota come villa Diodati. Lì, per trascorrere quella strana e fredda estate, si era riunito un piccolo gruppo selezionato di giovani scrittori: lord Byron con il suo medico personale John Polidori, il poeta Percy Bysshe Shelley con l’amante e futura sposa Mary Wollstonecraft Godwin (in seguito nota come Mary Shelley) e la sorellastra di lei, Claire Clairmont. Provocata dalla noia e dal maltempo, nelle notti tra il 16 e il 19 giugno quella che era partita come una scommessa finì per dare i natali a due romanzi che sarebbero diventati la pietra d’angolo della letteratura horror.

Oggetto di burla

Tra i convenuti si trovava il giovane medico John William Polidori. Nato a Londra il 7 settembre 1795, Polidori seguì le orme del nonno e a sedici anni cominciò gli studi di medicina all’università di Edimburgo. A diciannove anni ottenne il titolo con una tesi sul sonnambulismo. Tuttavia ciò che davvero attraeva il giovane era la letteratura. Si può dire che l’incontro con lord Byron nel marzo 1816 costituì un momento decisivo della sua breve vita (visse soltanto ventisei anni). Il controverso ed eccentrico poeta stava cercando un medico personale che lo accompagnasse nel viaggio che stava organizzando per l’Europa. L’intesa tra i due fu subito perfetta e Byron finì per assumere Polidori, a cui promise una paga di cinquecento sterline per la redazione di un diario in cui il medico doveva raccontare le esperienze vissute al fianco di Byron nel loro viaggio attraverso il vecchio continente.

Il controverso ed eccentrico poeta stava cercando un medico personale che lo accompagnasse nel viaggio che stava organizzando per l’Europa

Ma non doveva passare molto tempo prima che l'impressione positiva di Byron rispetto al suo medico svanisse per trasformarsi in disprezzo. Da parte sua Polidori, che al principio sognava d’impressionare quello che era diventato il suo idolo, dovette affrontare la realtà: Byron lo disprezzava come autore e come amico. Nelle riunioni sociali cominciò a umiliarlo riferendosi a lui come al “povero Polidori” o “Polly Dory”: un atteggiamento che lo abbatté moltissimo. Ormai una delle maggiori celebrità del continente, Byron era abituato alle feste, agli amori proibiti, ai pettegolezzi su di lui… Oltretutto gli scandali sessuali che lo circondavano non lo toccavano minimamente. Al contrario, sembrava godere delle critiche, a patto che il suo successo letterario rimanesse indiscusso. Polidori giunse a pensare che Byron fosse «un corruttore dell’innocenza e un predatore insaziabile» che si alimentava della paura altrui. Byron sarebbe così diventato la personificazione del vampiro, un essere crudele, ma dall’incredibile attrattiva.

Lord Byron in costume tipico albanese

Lord Byron in costume tipico albanese

Foto: Pubblico dominio

“Il vampiro”

Durante il loro viaggio in Europa Byron decise di affittare una tenuta vicino al lago di Ginevra, in Svizzera, chiamata villa Diodati. Fu lì che nell’estate 1816 approdarono vari amici del poeta, come lo scrittore Percy Shelley, che aveva lasciato in Inghilterra la moglie e i due figli ed era accompagnato dalla giovane amante Mary Wollencraft Godwin e dalla di lei sorellastra, Claire Marie Clairmont. Fu un’estate atipica, in cui dominavano i cieli tetri e un clima tenebroso proprio dei romanzi gotici del terrore. A un certo punto Byron propose agli amici un gioco: ciascuno avrebbe scritto una storia del terrore. Senza che lo sapesse, quella proposta avrebbe cambiato per sempre la storia della letteratura: Mary Wollstonecraft scrisse Frankenstein, forse il primo libro di fantascienza della storia, e John Polidori riversò il suo risentimento per Byron nel racconto Il vampiro.

Byron propose agli amici un gioco: ciascuno avrebbe scritto una storia del terrore. Senza che lo sapesse, quella proposta avrebbe cambiato per sempre la storia della letteratura

L’opera di Polidori traccia il ritratto di un vampiro aristocratico, freddo, elegante e mascalzone di nome lord Ruthven, un nome già usato da lady Caroline Lamb, scrittrice occasionale e risentita amante di Byron (non fu un caso che Polidori lo recuperasse per il demoniaco protagonista del suo racconto). Polidori non fa menzione di Byron, ma nel ritratto del suo vampiro si riflette senza dubbio l’immagine del poeta, ben riconoscibile per i suoi contemporanei: «Il suo compagno era molto distaccato: il fannullone, lo scansafatiche e il perdigiorno ricevevano da lui più del necessario per alleviare le proprie perentorie necessità. Audrey però osservò anche che lord Ruthven non alleviava mai gli stenti dei virtuosi, ridotti all’indigenza per cattiva sorte, che congedava senza ascoltarli e sbeffeggiandoli. Eppure quando qualcuno si rivolgeva a lui non per rimediare ai propri bisogni, ma per sprofondare nella lussuria o nelle peggiori depravazioni, lord Ruthven non gli negava mai il suo aiuto». In modo più o meno innocente Polidori rifletteva sé stesso nel protagonista dell’opera, un giovane inglese di nome Aubrey, divenuto compagno di viaggio del malvagio vampiro.

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Il mancato riconoscimento

Il vampiro fu pubblicato il primo aprile 1819 su The New Monthly Magazine, ma presto sorsero dei dubbi sulla sua paternità. Si dice che l’editore attribuì l’opera a Byron per una serie di coincidenze poco note: Ruthven era lo stesso nome del protagonista del romanzo di Caroline Lamb Glenarvon, basato sulla figura di lord Byron. Inoltre si dava il caso che Ianthe, l’amante greca di Aubrey ne Il vampiro, fosse lo stesso soprannome con cui Byron si riferì a Charlotte Harley, la figlia undicenne di Jane Harley, contessa di Oxford, quando le dedicò parte del poema Childe Harold's Pilgrimage.

Copertina del romanzo “Il vampiro”

Copertina del romanzo “Il vampiro”

Foto: Pubblico dominio

Ci sono altre teorie secondo cui l’ispirazione di Polidori venne da Il giaurro, un’opera di Byron scritta nel 1813 dopo un viaggio in Turchia, il cui protagonista è condannato a diventare un vampiro dopo la morte. Malgrado tutto, Byron non solo negò di aver scritto il libro, ma ne criticò anche il contenuto. È molto probabile che l’editore abbia scelto di attribuire l’opera a Byron pensando che il nome di Polidori non avrebbe avuto lo stesso affetto sulle vendite, e c’è chi afferma che fu lo stesso Polidori a proporgli il piano per vendere di più.

Ci sono altre teorie secondo cui l’ispirazione di Polidori venne da Il giaurro, un’opera di Byron scritta nel 1813 dopo un viaggio in Turchia, in cui il protagonista è condannato a diventare un vampiro dopo la morte

Alla fine, dopo un’aspra discussione con Byron, Polidori tentò il suicidio e il poeta finì per licenziarlo. Da allora la vita di Polidori andò di male in peggio. Dopo aver lasciato l’Inghilterra tornò sulle Alpi e da lì andò a Milano, dove fu imprigionato in seguito a un alterco con un ufficiale austriaco. Rientrato in Inghilterra, il 27 agosto 1821 John Polidori decise di metter fine alla sua vita ingerendo una dose di acido cianidrico, il veleno inventato dall’alchimista Konrad Dippel, a cui Mary Shelley si era ispirata per creare il suo dottor Frankenstein.

L’origine del vampirismo

Polidori non fu il creatore della figura del vampiro: la sua opera contiene dei richiami a La sposa di Corinto, di Goethe, pubblicata nel 1797, e a Der vampir, scritta da Heinrich August Ossenfelder nel 1748. L’importanza di Polidori si lega al fatto di essere stato l’inventore del vampiro romantico, oltre ad aver fornito l’ispirazione ai grandi racconti di vampiri successivi, come quelli di Edgar Allan Poe, Nikolaj Gogol, Aleksej Tolstoj, Alexandre Dumas, Joseph Sheridan LeFanu o lo stesso Bran Stoker, l’autore del famoso Dracula.

Villa Diodati

Villa Diodati

Foto: Pubblico dominio

Non è stata solo la letteratura a richiamarsi all’opera di Polidori, ma anche la musica. Per esempio, è il caso del compositore Pierre-Frédéric-Adolphe Carmouche, che compose l’opera teatrale Le vampire, messa in scena nel 1820 a Londra e a Dublino, e di Heinrich Märschner, compositore dell’opera Der Vampyr del 1827.

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Per saperne di più

Remando nel vento. Gonzalo Suárez, 1988.
Nosferatu il vampiro. Friedrich Wilhelm Murnau, 1922.

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