Liz Taylor, un documentario a Cannes svela tutti i retroscena - la Repubblica

La versione di Liz Taylor fra segreti e passioni: “Quella volta che il Vaticano mi attaccò per Richard Burton”

La versione di Liz Taylor fra segreti e passioni: “Quella volta che il Vaticano mi attaccò per Richard Burton”

‘Liz Taylor: the lost tapes’, il documentario di Nanette Burstein presentato a Cannes Classic è uno squarcio nella personalità, complessa e piena di arguzia, della diva

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“Ho fatto degli errori, ma ho pagato per questo. L’impressione però era che non avessi pagato abbastanza”. Liz Taylor: the lost tapes, il documentario di Nanette Burstein (già candidata all’Oscar per il doc sui pugili On the ropes e autrice di Hillary su Hillary Clinton) presentato a Cannes Classic è uno squarcio nella personalità, complessa, piena di arguzia e umorismo, di Elizabeth Taylor.


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“Elizabeth ha una storia molto intensa con Cannes – ha detto Burstein all’anteprima in sala Bunuel – lavorare su questo film è stata un’opportunità straordinaria e io devo ringraziare gli eredi di Elizabeth Taylor per avermi dato accesso a questi materiali, ma soprattutto per avermi permesso di far sì che Liz raccontasse la sua storia con le sue parole. Non vengo da una famiglia di artisti o cineasti ma quando ero un’adolescente vicino a casa mia c'era un cinema d'essai e lì ci ho visto Chi ha paura di Virginia Woolf?. Una visione che non dimenticherò mai. Essere oggi qui a raccontare la sua storia a Cannes è veramente un cerchio che si chiude”.

La regista ha avuto accesso agli archivi privati della star, morta il 23 marzo del 2011 a 79 anni: settanta ore di audio intimo recentemente ritrovato (una lunghissima intervista con il giornalista americano Richard Meryman del 1964 – all’apice della fama – e un’altra del 1985 con Dominick Dunne), conversazioni sincere, riflessioni, racconti, dietro le quinte che rivelano una donna in contrasto con la sua immagine pubblica, desiderosa di rispetto e libertà d'azione. Un po’ come fu per il documentario su Marlon Brando Listen to me, Elizabeth nelle parole di Elizabeth racconta un’altra storia.

Elizabeth Rosemond Taylor, nata a Londra il 27 febbraio 1932, da genitori americani, lui commerciante d'arte e lei ex attrice, allo scoppio della guerra si trasferisce con la famiglia a Los Angeles. Lei nel documentario racconta come, bambina, i genitori l’avevano accompagnata a visitare gli studios e che ne fosse rimasta ammaliata, era stata lei a insistere per farle fare qualche provino. Il primo produttore che l’aveva incontrata era rimasto incantato da questa ragazzina brillante e bellissima. “Sul set andavamo anche a scuola – racconta nel film – e io la odiavo. Stavamo anche otto ore sul set e poi tre ore sui banchi, era molto ipocrita da parte loro, dovevamo concentrarci sulle battute ma poi pretendevano che sapessimo anche le lezioni”. A soli dieci anni debutta in un film che passa inosservato, ma sarà con il secondo Torna a casa Lassie che nascerà una piccola diva e su quel set inizia l’amicizia con uno Roddy McDowall, uno dei suoi tanti amici gay come Montgomery Clif e Rock Hudson. Nel film si racconta che Liz si circondava di amici omosessuali perché con loro si sentiva libera, poteva stabilire legami profondi senza paura che questi ci provassero.

"Torna a casa Lassie", il trailer originale

Colpisce fin da giovanissima nella vita di Liz è l'intrecciarsi tra vita personale e lo spettacolo: conquistato lo status di bambina prodigio grazie a un film con Mickey Rooney Gran Premio, che incassò allora 4 milioni di dollari, il primo bacio per lei arriva praticamente sul grande schermo, nel film della Metro Goldwyn Mayer, Cynthia, dove una ragazza troppo protetta dai genitori troverà attraverso la sua passione per il canto la strada per vivere la sua vita. Nel film racconta che il suo primo vero bacio lo aveva dato soltanto una settimana prima di quello cinematografico “e non era stato migliore”.

Sarà ancora una giovane adolescente, la romantica e smorfiosa Amy di Piccole donne per poi attraversare la navata di una chiesa al braccio di Spencer Tracy nella commedia Il padre della sposa di Vincente Minnelli (1950). Nel dicembre del '47, appena diciassettenne, aveva detto sì alla proposta di matrimonio di Conrad "Nicky" Hilton Jr., figlio del presidente dell'omonima catena di alberghi di lusso, forse a convincerla c'era stato il primo di una lunga serie di anelli di fidanzamento, un diamante di tre carati e mezzo. Così mentre sullo schermo recitava il ruolo di sposina, nella realtà si preparava al primo di sette matrimoni se si conta che con Richard Burton si è sposata e ha divorziato due volte. L'anteprima di Il padre della sposa ebbe luogo due giorni dopo il matrimonio vero, ma nel gennaio dell'anno successivo un tempestivo divorzio metteva fine alla burrascosa unione.
Nell’intervista racconta come dopo i tre mesi di viaggio di nozze in Europa il rapporto cominciò subito a incrinarsi, lei aveva 18 anni e lui 23, era geloso e possessivo e Liz perse un figlio per le botte ricevute dal marito manesco. Quando si separa va a vivere all’hotel Plaza e passa tutto il tempo libero insieme a Roddy e a Montgomery Clift, suo partner in Un posto al sole di George Stevens.

All'epoca era già una delle attrici più pagate del mondo, nella vita e sullo schermo fa perdere la testa a migliaia di uomini, ma lei si infatua di James Dean recitando con lui nel dramma Il gigante, e piangendone la morte prematura, nel film racconta di serate passate a parlare fino a notte fonda di questioni molto intime, il giorno dopo lui si ripresentava gelido e distaccato. Diventa madre di Christopher e Michael Jr. con il suo secondo marito l'attore Michael Wilding, di vent'anni più vecchio di lei, nel film lei lo definisce “una figura paterna”. I giornali dell'epoca raccontano che Wilding fosse restio al grande passo e fu la stessa Liz a comprarsi l'anello di fidanzamento, un enorme zaffiro blu, e che da sposati vivevano circondati da un numero imprecisato di animali domestici.

Il giorno stesso dell’annuncio del divorzio da Wildin il produttore Mike Todd (che ha fatto una fortuna con il film Il giro del mondo in 80 giorni) le chiede di sposarlo, è un grande amore, con lui ha la figlia Liza. Mentre sta girando uno dei film più importanti della sua carriera, La gatta sul tetto che scotta di Richard Brooks dove fatica non poco a infiammare i sensi di un marito in crisi, Paul Newman, il marito muore tragicamente in un incidente aereo dove avrebbe dovuto esserci anche lei. Disperata torna sul set perché soltanto nei panni del personaggio riesce a staccarsi dall’idea della morte del suo grande amore. All’epoca con Todd avevano stretto un rapporto a quattro con il cantante Eddie Fisher sposato con Debbie Reynolds. Alla morte di Todd, Debbie si era portata i figli a casa propria e Eddie si era trasferito da Elizabeth, finendo però in una relazione che fece scandalo sui giornali quando pubblicarono la notizia che si erano sposati a poche ore dal divorzio con la protagonista di Cantando sotto la pioggia.

Lui è tra gli interpreti di un film che le fa vincere il suo primo Oscar Venere in visone di Daniel Mann, nel frattempo rischia quasi di morire di polmonite sul primo set di Cleopatra (negli studi di Pinewood), viene operata e ha sei mesi di convalescenza. Quando sale sul palco del Kodak Theater ha un filo di voce solo per dire “grazie”, negli audio invece dice con lucidità e ironia: “Per il quarto anno di fila ero stata nominata all’Oscar, quell’anno l’ho vinto grazia alla tracheotomia”. Nel '63 diventa l'attrice più pagata al mondo quando le viene offerto un contratto da un milione di dollari per interpretare il kolossal Cleopatra nel film di Joseph L. Mankiewicz prodotto dalla Twentieth Century Fox, una lavorazione epica iniziata a Londra e terminata a Roma a Cinecittà, che sforò il budget che doveva essere due milioni e fu di 44 e che si rivelò un fiasco facendo quasi fallire lo studio, decretando la fine del peplum ma ispirando migliaia di donne in tutto il mondo a pettinarsi e truccarsi come la faraona egiziana.

Sul set Liz conosce Richard Burton ed è un colpo di fulmine immediato, una relazione tormentata e violenta, spesso sotto effetto dell'alcol che iniziò con un enorme scandalo, entrambi erano sposati (lei ancora con Fisher), e non si concluse neppure con il loro secondo divorzio o con la morte di lui nell'84. Quando la produzione di Cleopatra si spostò a Cinecittà, le riviste erano piene di articoli sul suo amore scandaloso con Burton, che - secondo i benpensanti – aveva fatto naufragare ben due matrimoni e distrutto due famiglie. Si diceva che anche il Papa Giovanni XXIII l’avesse criticata e uscì un articolo terribile sull’Osservatore romano. “Il Vaticano mi aveva bollato tremendamente (nell’articolo di domenica 15 aprile si parla di “vagabondaggio erotico, ndr.) – racconta Taylor negli audio – quando dovemmo girare una scena importante con migliaia di comparse ero sicura che gli italiani mi avrebbero fatto a pezzi. Ero terrorizzata. Invece alla fine della ripresa cominciarono ad urlare “Baci Liz, baci Liz”. Le mie lacrime in quella scena sono vere”.

Elizabeth non ha mai messo via l'anello con diamante krupp da 33,19 carati che le regalò lui. Vicino a Burton si guadagna il suo secondo Oscar con Chi ha paura di Virginia Woolf?, nel '66, mentre la loro unione burrascosa riempie le pagine dei rotocalchi e richiama il pubblico. Racconta: “Non avevo mai fatto un personaggio come Marta, avevo 32 anni e ne dovevo dimostrare 50, presi dieci chili, è stata l’interpretazione più difficile o forse più facile per me perché era qualcosa che non avevo mai fatto”. Con Burton girano dieci film tra cui La bisbetica domata di Franco Zeffirelli da Shakespeare. Al secondo matrimonio e secondo divorzio con Burton seguiranno poi il senatore John Warner, repubblicano, e Larry Fortensky, un ex muratore di vent'anni più giovane di lei.

Credit: Photo 12 / Alamy Stock Photo
Credit: Photo 12 / Alamy Stock Photo 

Elizabeth soffre negli anni molti problemi di salute, diversi interventi di chirurgia estetica, drastiche diete, dipendenze. Poi la svolta con l’impegno: per anni si è occupata di fondazioni che raccoglievano fondi per la lotta all'Aids che le ha portato via cari amici tra cui Rock Hudson. È stata organizzatrice per varie edizioni dell'asta dell'Amfar a Cannes e ha creato la Elizabeth Taylor Aids Foundation. Nell’intervista le chiedono chi sia e come si veda adesso e lei candidamente risponde: “Vorrei essere un’attrice, ho lavorato tanto per esserlo e non soltanto una stella del cinema. Il colore dei miei occhi? Azzurro scuro. Viola? No, quella è un’invenzione dei giornalisti”.

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