I crimini di Emily (Emily the Criminal). Regia di John Patton Ford. Con Aubrey Plaza, Theo Rossi, Gina Gershon (film, a noleggio su PrimeVideo e AppleTv+)

Si tratta di un’opera prima, scritta e diretta da un regista dal nome impegnativo (John Ford, accidenti! E quel Patton come middle name lo rende ancora più impegnativo), passata al Sundance e candidata agli "Independent Spirit Awards". Un film che forse non avrei avuto la curiosità di vedere e recensire se non fosse che nel cast c’è Aubrey Plaza, una delle interpreti della seconda stagione di The White Lotus. Ho fatto bene e ve lo consiglio.

Non solo Aubrey conferma le capacità mostrate nella serie ma qui, protagonista dalla prima scena all’ultima, fa molto di più, avendo anche per le mani un personaggio più complesso e interessante della mogliettina intellettuale del nuovo ricco tech. Qui è Emily, studentessa d’arte squattrinata (devo ancora pagare il pesante debito del college), non sembra avere le spalle coperte da famiglia o altro, lavora come rider, consegnando cibo qui e là, in uffici in cui gente frettolosa neanche la vede. È certamente una brava ragazza, eppure contiene da qualche parte, un pezzettino di “anima nera” che il destino prontamente riconosce.

Un giorno un collega la porta con sé nel mondo delle carte di credito clonate -il film è ambientato qualche anno fa, in era pre-chip-, un business agile e sottotraccia gestito da un certo Youcef (buono e gentile, emigrato dal Libano) e da suo fratello (meno buono e meno gentile).

Quando Emily prova seriamente a lasciare il crimine, l’unica offerta di “lavoro” che le capita è uno stage non pagato. Le chiacchiere sull’America terra dell’opportunità stanno a zero. Non ha scelta, Emily. Comincia a rischiare di brutto, sempre di più. Il film diventa una specie di thriller cinico sul mondo del lavoro, sulle giovani donne, sulla possibilità (o meno) di farcela, sul consumismo che acceca.

È difficile che alle attrici sia data la possibilità di interpretare un’antieroina, con sfumature morali discutibili, non necessariamente simpatica. Succede a Cate Blanchett -vedi Tár- e succede a Aubrey Plaza in questo piccolo film davvero singolare e prezioso.