Governo sovranista in Olanda. Wilders nella coalizione, è rischio Nexit - Il Secolo XIX
IL PERSONAGGIO

Governo sovranista in Olanda. Wilders nella coalizione, è rischio Nexit

Il leader anti migranti nell’alleanza fra destra e liberali

dal nostro corrispondente MARCO BRESOLIN
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BRUXELLES. Con l’Europa ancora scossa dall’attentato al premier slovacco Robert Fico, e a meno di un mese dal voto continentale, dall’Aia arriva una notizia destinata ad avere un impatto significativo sul presente e sul futuro dell’Unione europea. Nei Paesi Bassi, Stato fondatore, è stato trovato l’accordo di coalizione per formare il nuovo governo di cui faranno parte il Partito della libertà di Geert Wilders, il movimento degli agricoltori, la formazione anti-establishment Nuovo Contratto Sociale e i liberali del premier uscente Mark Rutte, i quali sono stati duramente criticati dai loro alleati macronisti che hanno definito “inaccettabile” l’alleanza.

Non sarà Wilder a guidare l’esecutivo in prima persona, ma la sostanza non cambierà di molto: la bussola sarà data dal programma di governo che è stato reso noto ieri e che ha subito suscitato preoccupazione nei palazzi di Bruxelles. Nei dieci punti dell’agenda (dal titolo “Speranza, coraggio e orgoglio”) c’è una rivisitazione del diritto d’asilo (si ventila addirittura l’ipotesi di non applicare il Patto migrazione appena approvato dai 27 e si parla di “deportazione forzata” degli irregolari), ma anche una stretta sull’accoglienza degli studenti e lavoratori stranieri (con quote negli atenei e l’obbligo di studiare la storia dell’Olocausto nell’ambito del “processo di integrazione”), nonostante gli avvertimenti delle grandi imprese che minacciano di lasciare il Paese perché a corto di esperti e manodopera altamente qualificata.

Sul fronte delle politiche Green, verrà tagliato di 1,2 miliardi di euro il Fondo per il clima, c’è l’impegno a sviluppare quattro nuove centrali nucleari (anziché due), si elimina l’obbligo di installare pompe di calore, si azzerano entro l’anno prossimo i sussidi per le auto elettriche, si intensificheranno le estrazioni di gas nel Mare del Nord e verranno tagliati di un miliardo i sussidi per l’energia pulita.

I quattro partiti hanno inoltre messo nero su bianco di essere contrari a un ulteriore allargamento dell’Unione europea e hanno sancito la politica frugale che imporrà al governo di mantenere il deficit entro il 2,8% e il debito sotto il 60%. Un segnale che i Paesi Bassi continueranno a opporsi con ancor più forza a nuovi strumenti europei di debito comune, come invece chiedono l’Italia e gli altri Paesi del Sud. Proprio il leader del Nuovo Contratto Sociale, Pieter Omtzigt, aveva chiesto a Ursula von der Leyen di anticipare la pubblicazione del report sulla competitività di Mario Draghi alla vigilia delle Europee in modo da discuterlo nei dibattiti elettorali al fine di evitare “sorprese” come la proposta di emettere nuovi eurobond.

Nel programma di coalizione c’è il sostegno all’Ucraina e alla Nato, anche perché Mark Rutte è a un passo dal diventare segretario generale dell’Alleanza atlantica. Ma c’è anche la promessa di tagliare 2,4 miliardi di euro l’anno gli aiuti allo sviluppo. E sempre sul fronte della politica estera, mentre alcuni Stati Ue si apprestano a riconoscere la Palestina, si apre la porta alla possibilità di spostare l’ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.

«Abbiamo fatto la storia», ha esultato Wilders, che ha subito incassato il sostegno di Viktor Orban: «Non vedo l’ora di lavorare con te per rendere l’Europa più sicura e più forte», si è congratulato il premier ungherese. Con l’ingresso nella coalizione del Partito della libertà, la Lega non sarà più l’unica formazione aderente a Identità e democrazia a far parte di un governo Ue. Aumenta così il peso della formazione sovranista all’interno del Consiglio Ue, anche se con ogni probabilità al Consiglio europeo non siederà un esponente del Pvv. —

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