Anatole France, pacifista e seduttore - la Repubblica

Il Venerdì

Anatole France, pacifista e seduttore

Lo scrittore francese Anatole France (1844-1924). Gli fu assegnato il Nobel per la letteratura nel 1921. Universal Images Group via Getty images
Lo scrittore francese Anatole France (1844-1924). Gli fu assegnato il Nobel per la letteratura nel 1921. Universal Images Group via Getty images 

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Per il celebratissimo scrittore Anatole France, le donne si suicidavano; ma all’inizio della carriera le conquiste gli erano difficili. Ce ne fu una,nel 1888, che fa data nella storia della letteratura: la grande agiatezza, il salotto, l’impegno culturale, la passione («ti amo male,con ferocia; ti amo per me») di Léontine Armande Caillavet si saldarono con il prestigio letterario dello scrittore; furono una forza culturale progressista unica – collaborò la condiscendenza coniugale dell’armatore Monsieur Arman, che sopportò France installato in casa, e alla riunioni della domenica, con cento invitati, precisava: «Sono il padrone di casa e no, non sono Anatole France!».Vent’anni, molte battaglie e alcuni capolavori dopo, nel 1909, proposero allo scrittore un ciclo di conferenze in Sudamerica (bei 50 mila franchi).

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La passione con Léontine si spegneva; provavano, con uno stacco, a rianimarla. Léontine restò dunque a Parigi, ma curò di mettere accanto allo scrittore il segretario Brousson. Brousson non tardò a notare l’interesse (premiato) di France per un’attrice della Comédie Française, Jeanne Brindeau, che l’indiscreto segretario definì «una sguattera di cinquant’anni»; da Montevideo, France rispedì il segugio in Francia e proseguì gli incontri letterari e le sue ormai notorie corvée sentimentali.

Era accolto da fiori e entusiasmo; chiudevano l’università, perché tutti potessero seguire le sue conferenze; dai pulpiti si proibiva alle signore di seguire il campione della legge di separazione tra Stato e Chiesa e dell’inventario dei beni ecclesiastici, e intanto a Parigi Léontine tentava il suicidio col gas; la salvarono, ma malandatissima. France tornò sbalordito, pentito, liquidò l’attrice – che si era presentata con le valigie a casa di lui. Alla morte, nel 1910, di Léontine, France scrisse: «Ho perso tutto, era la mia vita»: era il 16 febbraio; il 17 convocò al ristorante la prima cameriera di Léontine, Emma (finirà per sposarla). Scrisse allora il suo capolavoro, Gli dei hanno sete, contro il Terrore, sfruttando anche la collezione di carte rivoluzionarie del padre (geniale ciabattino illetterato che si era fatto militare e poi libraio). Con il solito sorriso di illuminista scettico, France scrisse: «I rivoluzionari non sopportano che possano esserci altre rivoluzioni dopo di loro»; lui invece salutò quella russa del 1905 e poi nel 1917 – pacifista nella suicidaria Grande Guerra (oggi quasi gli si rimprovera di esser stato sempre “politicamente corretto”): ebbe il Nobel, e ancora lo sorprendevano a uscire dagli alberghi con dame del bel mondo.

Sul Venerdì del 24 maggio 2024

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