Se avete messo piede in una qualunque libreria dalla fine della pandemia a oggi, vi sarete con ogni probabilità resi conto dell’ottimo stato di forma del fumetto. Dopo anni vissuti in esilio, negli scaffali meno esposti agli sguardi degli avventori, le storie a fumetti hanno conquistato con un blitz fulmineo e imprevedibile lunghissime pareti che ora traboccano di copertine colorate. Non tutto il fumetto però sta godendo dei frutti di questo successo allo stesso modo, o meglio, così è stato forse in una prima e acerba fase in cui supereroi, cowboy, indagatori dell’incubo e Super Sayan si sono contesi le attenzioni dei passanti in una brevissima battaglia che ha visto emergere un vincitore indiscusso: il manga. Da assiduo e impenitente frequentatore di quei luoghi in cui si vendono libri cartacei, non ci è voluto molto per notare come i racconti per immagine prodotti in Giappone e Korea abbiano fulmineamente fagocitato questa nuova wave del fumetto, accaparrandosi esposizione e vetrine, lasciando a tutti gli altri non più di qualche briciola. 

Eppure, per gli altri fumetti, in particolare quelli dei supereroi, le cose non buttano così male come qualche anno fa. Probabilmente vi siete accorti di quel piccolo fenomeno chiamato Marvel Cinematic Universe che nel giro di una quindicina d’anni ha sdoganato la cultura nerd, ha salvato la Marvel dal fallimento, ma soprattutto ha trasformato personaggi come Iron-Man e Thor in icone culturali spendibili ovunque nel globo. Tangenzialmente, l’infinita saga Marvel sul grande schermo ha dimostrato anche che la tanto temuta continuity non è quell’enorme spauracchio per il consumatore medio di intrattenimento. Viene da domandarsi allora dunque perché i fumetti di supereroi non abbiano tratto grande (eufemismo!) giovamento nel passaggio dalle edicole alle sale cinematografiche.

La risposta più semplice è che Marvel non ha mai fatto molto (altro eufemismo) per portare gli spettatori a fare il giro inverso ed entrare in edicola o in fumetteria in cerca degli eroi dei film. I riferimenti alle storie originali sono spesso sepolti nei titoli di coda dei film, quando non “distrattamente” omessi, mentre la sinergia tra i diversi compartimenti finora ha funzionato in una sola direzione: imposizioni editoriali verso gli autori delle storie a fumetti per adattarne i contenuti alle necessità di Hollywood (qualcuno ha detto la morte di Ms. Marvel?). Un primo cambio di direzione in questo senso si è avuto solo dalla Distinta Concorrenza e più precisamente dal momento in cui James Gunn ha preso in mano le redini della controparte cinematografica DC: quantomeno sui propri account social personali, Gunn ha iniziato a collegare esplicitamente le future produzioni ad alcune delle storie più importanti di DC Comics, con risultati notevoli sulle vendite delle raccolte a fumetti registrabili nel giro di ore dai post. Forse anche sulla scia di questo nuovo approccio, a novembre 2023 DC Comics ha annunciato la creazione di una nuova linea editoriale, DC Compact Comics, l’equivalente dei tascabili applicato ai fumetti. Com’è possibile che nessuno ci abbia pensato prima?

La domanda mi tormenta: una linea di fumetti economica, dal formato contenuto, pratica da leggere in giro, che raccoglie cicli e storie di acclarato valore, possibilmente leggibili a sé con qualche nota editoriale in apertura. Fatico a immaginare un’idea migliore per attirare nuovi lettori incuriositi dai film, ma è emblematico che solo una delle due major USA ci sia arrivata, con giusto una quindicina di anni di ritardo. Dalle nostre partiti Panini (che pubblica sia Marvel che DC Comics) ha invece abbracciato immediatamente l’idea dell’editore americano mettendo in cantiere la collana DC Pocket, sostanzialmente identica a quella USA con qualche differenza nella line-up, più orientata verso grandi classici, quanto meno in questa fase iniziale (la collana infatti in Spagna conta già una ventina di uscite circa, di cui numerose ospitano cicli di storie recenti). 

Watchmen, V per Vendetta, Batman: Anno Uno, Batman: The Killing Joke e All Star Superman: storie che tutti gli appassionati di fumetti hanno già letto, ma destinate questa volta a chi un fumetto non l’ha mai letto o quasi. Quello del fumetto è un settore ombelicale, arrotolato su se stesso, spesso tentato dalla corsa al collezionismo, facendo finta di dimenticare come questa tentazione abbia già rischiato di far saltare il banco nei ’90. Le sezioni di fumetto in libreria sono appesantite da edizioni lussuose, gigantesche, cartonate, con scritte in rilievo, carta di pregio, sovracopertine, cofanetti; e da lettore e appassionato di fumetto capisco benissimo quanto sia importante l’oggetto fisico, ma ogni tanto sembra che tutti ci siamo dimenticati del fatto che i fumetti nascono per essere guardati e letti, non solo acquistati e riposti in libreria (per fare da sfondo ai video su YouTube). 

Nel loro piccolo, i DC Pocket sono un pubblicazione rivoluzionaria, la cui natura economica (9.90 €) e facilmente fruibile può trasformarli in un’invitante porta d’accesso aperta verso nuovi lettori. Perché Marvel non abbia ancora colto il trend resta un mistero: eventualmente alla lunga potrebbe guadagnarci comunque dall’arrivo di una nuova fascia di lettori interessati al fumetto, ma i complimenti vanno a DC Comics così come probabilmente i vantaggi derivanti dalla popolarità dei propri personaggi che per pochi spicci finiranno nelle mani di migliaia di nuovi potenziali lettori, immortalati in quelle storie che li hanno resi grandi. È la rivincita del fumetto popolare, inteso come per tutti contro le edizioni limitate, numerate, serigrafate, destinate a lottare contro la polvere senza che nessuno le apra mai per leggerle, in attesa della prossima asta online. Nel giro di qualche settimana i DC Pocket avranno pieghe in copertina, pagine ondulate dall’umidità e gli spigoli smussati, ma fa nulla, vorrà dire che qualcuno li avrà letti, che poi è il motivo per cui i fumetti vengono scritti, disegnati e stampati. Peccato solo non vederli in edicola, ma forse se nemmeno un’iniziativa di questo tipo ci arriva più, forse bisogna arrendersi al fatto che quello non è più il posto del fumetto. 

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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