Lorenzo Insigne, O tiraggir diventa un boomerang; mentre Napoli fa festa il suo Toronto è ultimo in classifica - la Repubblica

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Lorenzo Insigne, O tiraggir diventa un boomerang; mentre Napoli fa festa il suo Toronto è ultimo in classifica

Lorenzo Insigne, O tiraggir diventa un boomerang; mentre Napoli fa festa il suo Toronto è ultimo in classifica
(reuters)

Il fantasista, che la lasciato il club della sua città per un ricchissimo ingaggio in Canada, sta vivendo insieme al suo compagno di squadra Bernardeschi un momento molto difficile. Mentre, proprio l'anno seguente alla sua partenza, gli azzurri fanno festa

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Tiro a giro e rigiro, sempre là si casca. Una decina di giorni fa - a scudetto napoletano appena vinto - Lorenzo Insigne già Magnifico sfoderò il pezzo forte del suo repertorio, il famoso "O tiraggir", ma l'effetto boomerang non era previsto. La parabola ha attraversato l’Oceano Atlantico, ricucito le sei ore di fuso orario che separano Toronto da Napoli ed è arrivata a destinazione, mentre a Castel dell’Ovo salivano alti nel cielo i fuochi d’artificio. Il lungo post su Instagram con cui Insigne si felicitava per lo scudetto del Napoli cominciava così: “Oggi è la rivincita degli ultimi…”. Intendeva “di quelli che non si arrendono mai”, si riferiva ai suoi ex compagni di squadra certamente indicava quelli che - per arrivare al traguardo - devono prendere una rincorsa lunghissima.

Insigne ultimo in classifica con il Toronto

Mica lo sapeva, che pochi giorni dopo - a fronte del rovinoso cammino in campionato - l’ultimo sarebbe stato lui. Ultimo in classifica, desolatamente ultimo con il Toronto, nella Eastern Conference della Major League Soccer. Dopo dodici giornate il Toronto è ancora al palo. Dodici sono i punti in classifica, due sole le vittorie. L’obiettivo della qualificazione ai play off - il minimo sindacale - è lontanissimo. A condividere il destino storto di Insigne c'è anche Federico Bernardeschi, altro migrante in business class che la scorsa estate ha deciso di spiaggiare il proprio finale di carriera in Canada. Ben altre erano le ambizioni dei due campioni d’Europa in carica. In una delle classiche della Eastern Conference, la sfida persa 2-0 ieri contro il Montreal di Joey Saputo (il proprietario del Bologna), Insigne e Bernardeschi sono stati sostituiti a dieci minuti dalla fine, in luogo di Deandre Kerr e Ayo Akinola, non esattamente due top player.

L'ingaggio stratosferico in Canada

Se Bernardeschi in questa stagione ha giocato con continuità (12 partite, 3 gol e 2 assist), la stagione di Insigne è nata sotto una cattiva stella. L’ex idolo divisivo - Napoli lo sa bene - ha disputato sei partite (solo due per intero, colpa anche di un infortunio al polpaccio), segnando un gol, inutile tra l’altro, a fine aprile contro il Philadelphia. Se n’era andato tra le lacrime, lasciando una scia di ricordi che impastavano bellezza e veleno, applausi e fischi. Insigne ha giocato nel Napoli dieci anni e ha vissuto sulla sua pelle tutta la frustrazione degli scudetti solo sfiorati. Poi ha scelto il Canada, l'ingaggio irrinunciabile, un campionato periferico. Il Toronto - club con cui si è legato fino al 2026 - gli ha garantito uno stipendio-monstre di 15 milioni di dollari lordi a stagione, cifra che sfora abbondantemente il tetto salariale imposto dalla MLS, che si ferma a 4,9 milioni. Ma per Insigne il Toronto è ricorso a quella che è stata battezzata “Beckham’s rule”, la regola di Beckham che permette ai club americani di dribblare il limite fissato. “Non lo faccio per soldi, ma per i miei figli”, ha detto al momento della firma. Anche per i futuri figli dei figli, probabilmente. Il giorno dell’addio al suo popolo, Insigne lesse una lettera. Scriveva: “Ogni addio lascia l'amaro in bocca”. Oggi - dopo lo scudetto a cui ha partecipato da lontano - l’amarezza è un tiro a giro che ha perso le sue coordinate e si è avviluppato su se stesso, come un gomitolo srotolato da un destino beffardo.

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