La recensione di The Dazzled vincitore del concorso di Alice nella Città
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The Dazzled: crescere tra chi è abbagliato – la recensione del film vincitore di Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma

Titolo: The Dazzled
Genere: drammatico
Anno: 2019
Durata: 1h 39m
Regia: Sarah Suco
Sceneggiatura: Nicholas Silhol, Sarah Suco
Cast principale: Celeste Brunnquell, Camille Cottin, Eric Caravaca

Crescere già non è semplice. Imparare a volare da soli fuori dal nido familiare è difficile anche quando sai che a quel nido puoi tornare quando vuoi. Avere quattordici anni lo è ancora di più perché a quell’età si è troppo grandi per essere bambini e troppo piccoli per dirsi giovani adulti. Ma non troppo grandi per non iniziare a capire e per non essere più abbagliati dalla fede cieca negli adulti di riferimento. E non vedere che sono magari loro ad essere abbagliati da un finto sole. Abbagliati come i genitori di Camille in The Dazzled.

The Dazzled: la recensione
The Dazzled: la recensione

La fede che diventa setta

Presentato in anteprima nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma, The Dazzled segna il debutto alla regia di Sarah Suco. Per la sua prima esperienza dietro la macchina da presa, la trentacinquenne attrice francese si fa aiutare da Nicholas Silhol per dare sostanza scenica ad una storia parzialmente autobiografica. Come la Camille protagonista di The Dazzled anche la regista ha, infatti, vissuto in una comunità cattolica fondamentalista. Presi dallo sconforto per una situazione economica precaria, i genitori di Camille decidono di andare a vivere nella Comunità della Colomba. Troveranno una stabilità lavorativa e una rinnovata serenità, ma a pagare il prezzo di questo apparente idillio saranno i loro quattro figli. Toccherà a Camille scoprire la verità e diventare in fretta la madre che non c’è più.

L’essere ambientato in una comunità oltranzista porta immediatamente a pensare che The Dazzled sia un film che vuole denunciare il pericolo sempre presente delle sette e di come queste plagino le menti degli adepti privandoli di tutto. La novità non indifferente è l’aver iscritto in questo elenco una comunità che si basa su una dottrina rassicurante e riconosciuta come è quella cattolica. Non a caso a dirigere quella che è, a tutti gli effetti, una setta sono un parroco e il suo vice e ad aiutare sono suore e diaconi. Eppure, anche l’innocenza della fede può essere trasformata in un’arma oppressiva quando i simboli vengono interpretati in maniera ossessiva ed estremista. Sfociando in un ridicolo (tra fedeli che belano in attesa del loro pastore e riunioni in cui si chiede perdono per stupidate) che diventa amarezza quando si pensi che si sta ridendo della perdita della ragione di persone che sono diventate vittime inconsapevoli.

The Dazzled è un film che lascia parlare le immagini per dire che anche la fede più pura può diventare una luce puntata in faccia per abbagliare. E, quando si è abbagliati, diventa impossibile capire se si sta camminando sulla strada giusta.

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The Dazzled: la recensione
The Dazzled: la recensione

Crescere per forza

Eppure, The Dazzled non è prima di tutto un film di denuncia. Ma è piuttosto una opera che parla di chi di quell’abbaglio è la vera vittima. Perché, dopotutto, quella stessa luce che abbaglia è una consolazione salvifica per i genitori di Camille, ma una condanna per una ragazzina di dodici anni. Che crescendo deve imparare forzatamente a non essere più una figlia che si affida alla madre, ma una piccola donna su cui possono contare i due fratelli e la sorella più piccoli.   

The Dazzled è soprattutto, quindi, un delicato quanto insolito romanzo di formazione. Attraverso tutte le fasi usuali di una storia di questo tipo. Dai turbamenti di chi obbedisce per forza e non per convinzione agli aneliti di indipendenza di chi pensa di trovare fuori ciò che gli è negato dentro. Dal desiderio di ribellarsi per il puro piacere di essere come i tuoi coetanei al primo amore acerbo fatto di gesti simbolici e scatti repentini. Camille, in fondo, vorrebbe tanto essere solo una ragazzina come tante sognando, ridendo, piangendo. Semplicemente crescendo con il ritmo adatto alla sua età.

Ma deve essere molto di più. Deve capire prima degli altri. Vedere ciò che i suoi genitori sono troppo abbagliati per guardare. Notare le crepe inquietanti nel finto idillio della comunità. Scappare lontano per far sentire la sua voce a una madre le cui orecchie sono tappate dal cerume di sermoni fasulli. Fingere di essere altro per accontentare un padre che scambia bugie imparate a memoria per verità inconfutabili. Leggere nei silenzi dei fratelli per proteggerli dal male che si nasconde dietro la quiete ingannatrice prima che arrivi la tempesta.

The Dazzled è un la storia di Camille che voleva diventare giovane un po’ alla volta ed è, invece, stata costretta a diventare donna in tutta fretta.

The Dazzled: la recensione
The Dazzled: la recensione

Un esordio vincente ma convincente a metà

The Dazzled è un racconto forte di una vicenda drammatica alla quale è impossibile restare indifferenti. E colpisce inevitabilmente ancora di più quando si pensa che Camille è, almeno in parte, l’alter ego della regista e non un personaggio di fantasia. Non è, quindi, sorprendente che sia stato premiato come miglior film ad Alice nella Città. Un concorso che, giova ricordarlo, si riferisce al cinema per ragazzi ed è, quindi, giusto che a una storia che mette in guardia dai pericoli dei falsi profeti venga dato un riconoscimento tanto significativo.

E, tuttavia, il film porta impresse le stimmate di troppi esordi. In particolare, la regia di Sarah Suco ha il difetto forse inevitabile di essere fin troppo scolastica. Come se la regista si fosse limitata a mettere in pratica pedissequamente le lezioni lette in un libro di testo. Si avverte la timorosa insicurezza di chi deve confrontarsi per la prima volta con un mestiere che finora ha solo visto svolgere da altri. Simile problema anche per la fotografia a cui manca una scelta forte in termini di luce e colori. Tentenna a tratti anche la sceneggiatura incerta su cosa e quanto mostrare per comunicare il senso di oppressione di Camille. Al contrario, è la recitazione della debuttante Celeste Brunnquell a colpire per l’intensità che sa donare persino ai silenzi e per la capacità di restituire sentimenti differenti restando sempre convincente.

The Dazzled è un imperfetto e incompleto come lo sono gli esordi. Ma è anche profondo e coinvolgente come le storie vere di chi deve crescere imparando troppo presto che il male non si può vedere quando la ragione resta abbagliata.

Winny Enodrac

In principio, quando ero bambino, volevo fare lo scienziato (pazzo) e oggi quello faccio di mestiere (senza il pazzo, spero); poi ho scoperto che parlare delle tonnellate di film e serie tv che vedevo solo con gli amici significava ossessionarli; e quindi eccomi a scrivere recensioni per ossessionare anche gli altri che non conosco

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