La Cappella Branconio, da cappella familiare a gloria cittadina: dentro il restauro - Il Capoluogo
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La Cappella Branconio, da cappella familiare a gloria cittadina: dentro il restauro

Dentro il restauro della Cappella Branconio, gioiello architettonico della chiesa di San Silvestro che custodiva "La Visitazione" di Raffaello, oggi al Museo del Prado a Madrid.

L’AQUILA – Dentro il restauro della Cappella Branconio, gioiello architettonico all’interno della chiesa di San Silvestro.

Viaggio dentro il restauro della Cappella Branconio, gioiello architettonico nella chiesa di San Silvestro, a L’Aquila. A seguito del terremoto del 2009, la chiesa aveva subito importanti danni provocati dal martellamento della torre campanaria sulla facciata e sulla parete di una delle due navate laterali, irrigidite sulla volta da un sistema di cordoli in cemento armato.
Le sollecitazioni sismiche avevano provocato una parziale rotazione della facciata, crolli parziali nella navata centrale e ribaltamento delle cappelle nella navata sinistra; si sono registrate, inoltre, profonde fessurazioni della facciata e un’importante lesione con principio di crollo nella torre campanaria.
A fronte dei danni subiti da San Silvestro, la Cappella presentava una deformazione che si è deciso di non recuperare, pur essendone stato ricostituito l’equilibro statico: si sono avute lesioni nei punti più fragili, come in prossimità della finestra e dell’altare, dove si aveva una differenza di forze e tensioni, con caduta di parte della decorazione. La zona più problematica risultava senz’altro la parete destra, con cadute di intonaco affrescato, recuperato in piena emergenza e messo in sicurezza, poi ricollocato in situ in un delicato intervento di restauro che ha consentito il totale recupero delle superfici dipinte.
A parlare del restauro della Cappella Branconio sono stati il Professor Michele Maccherini, Presidente del corso di Laurea in Beni Culturali dell’Università degli Studi dell’Aquila e i responsabili dei restauri: la Dott.ssa Bianca Maria Colasacco e l’Architetto Augusto Ciciotti. Si chiama proprio “Dentro il Restauro” il progetto nato dalla volontà di tornare nei luoghi cari alla città dell’Aquila, riconsegnati alla cittadinanza dopo il sisma del 2009, per svelare le tracce emerse dopo i lavori di ricostruzione: un calendario di appuntamenti voluti dal Segretariato Regionale, rappresentato dal Dott. Matteo Pisi – Segretario Regionale del Ministero della Cultura per l’Abruzzo -, dalla Dott. Silvia Taranta – coordinatore dell’Unità Comunicazione Istituzionale, Segreteria ed Informatica – in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Scienze Umane, con i Frati Minori del Convento di San Giuliano, per il conventino quattrocentesco, e con il MAXXI L’Aquila per Palazzo Ardinghelli.

cappella branconio chiesa di san silvestro

Il Prof. Maccherini ha esposto un esauriente excursus storico artistico della Cappella, partendo dalla raffigurazione, in un riquadro sulla parete destra, dell’effige di un elefante bianco. Questa insolita presenza è da ricondurre al ruolo ricoperto da Giovan Battista Branconio come custode di Annone, l’elefante albino donato dal re del Portogallo per l’incoronazione di papa Leone X. L’arrivo del pachiderma destò tale stupore e ammirazione nel popolo e tra la corte, che venne celebrato in poesie e nell’arte: apparve in un affresco commemorativo, oggi perduto, probabilmente opera di Raffaello Sanzio o di Giulio Romano; nella Fontana dell’Elefante al centro del giardino all’italiana del Parco dei Mostri di Bomarzo e sul battente destro di una porta della Stanza della Segnatura in Vaticano. Due anni dopo il suo arrivo a Roma, l’elefante si ammalò improvvisamente e, nonostante i vani tentativi di cura, morì nel giugno 1516, all’età di sette anni.
Ma chi era Giovan Battista Branconio? Il giovane aquilano, la cui famiglia era originaria di Collebrincioni, si formò a Roma come orafo nella bottega di Galeotto Franciotti della Rovere, nipote di Giulio II, e divenne in breve protetto del pontefice e poi di Leone X; fu un personaggio molto influente nella corte pontificia e strinse un profondo legame di amicizia con Raffaello Sanzio. Questi disegnò per lui il romano Palazzo Branconio dell’Aquila – già nel rione di Borgo, distrutto nel 1660 per fa posto al Colonnato di San Pietro – e lo nominò suo esecutore testamentario insieme a Baldassarre Turrini da Pescia.
Tale fu l’affetto di Raffaello per l’amico che eseguì per la Cappella di famiglia il dipinto della Visitazione: originariamente un olio su tavola poi trasportato su tela nel 1816, si trova attualmente conservato presso il Museo del Prado.
Due iscrizioni poste ai piedi della pala forniscono informazioni sulla committenza e sull’autore: «RAPHAEL VRBINAS F[ECIT]», «MARINUS BRANCONIUS F[IERI] F[ECIT]». In realtà, si deve a Giovan Battista l’affidamento del quadro, per 300 scudi, al più importante artista del momento, Raffaello. Il tema iconografico rimanda al noto incontro della Vergine con Santa Elisabetta, in attesa del Battista, e la scelta non è certamente casuale: la moglie di Marino si chiamava, infatti, Elisabetta, e l’erede committente appunto Giovan Battista; e sullo sfondo, a rimarcare l’importanza del Santo eponimo, appare il Battesimo di San Giovanni. La Visitazione rimase all’Aquila sino al 1655, quando fu ceduta da Girolamo Branconio – nipote del committente della decorazione seicentesca della Cappella – al Re di Spagna Filippo IV per arricchirne le collezioni d’arte.

La Cappella Branconio era sotto lo jus patronato della famiglia ed aveva, oltre la funzione di promozione del casato, quella di essere pro defunctis, cioè di celebrare il ricordo dei cari scomparsi. Inoltre, era reliquiae sanctorum: con bolla del 23 aprile 1517 Leone X attribuì la cappella ai Branconio e citò tra le reliquie in essa presenti quella del Legno della Santa Croce, concedendo 33 anni di indulgenza a chiunque avesse corrisposto l’elemosina in tre date, il giorno in cui si festeggia l’Invenzione della Vera Croce, quello della Natività di San Giovanni Battista e della Visitazione.
L’attuale decorazione fu voluta da Girolamo Branconio e commissionata a Giulio Cesare Bedeschini che la completò nel 1625: tutti i dipinti sono dedicati alla Vergine Maria, con scene della sua vita, dalla Presentazione al Tempio alla sua Purificazione, 40 giorni dopo la nascita di Gesù, fino a culminare sulla volta con l’Incoronazione. Una curiosità: sull’arco di ingresso, oltre le tre Virtù Teologali e alla Pietas, appaiono le figure di San Girolamo – Santo da cui prese nome il committente – e San Clemente papa, riconoscibile dall’attributo dell’ancora del martirio, a ricordare il ruolo di abate ricoperto da Girolamo Branconio a San Clemente a Casauria.

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