Quel simbolo misterioso che alimenta i sospetti sull’attacco a Kharkiv - la Repubblica

Quel simbolo misterioso che alimenta i sospetti sull’attacco a Kharkiv

Quel simbolo misterioso che alimenta i sospetti sull’attacco a Kharkiv

I russi avanzano su tutta la linea. Sui loro mezzi è comparso un disegno simile a quelli usati all'inizio dell'invasione che fa pensare a una grande offensiva. Molti temono sia un inganno, per indebolire le difese nel Donbass

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Sui camion russi colpiti durante la nuova avanzata verso Kharkiv è comparso un simbolo misterioso: un vistoso rombo bianco intrecciato a una X o, per usare una definizione più nobile, a una croce di Sant'Andrea. È un distintivo tattico, che ricorda quelli dipinti sui mezzi dell’esercito di Mosca all'inizio della guerra nella primavera 2022: tre disegni geometrici, uno per ogni direttrice dell'invasione, di cui il più famoso era la grande zeta diventata l'emblema dell'operazione militare speciale lanciata dal Cremlino.

Si tratta di un vecchio sistema, impiegato soprattutto dal Terzo Reich, per distinguere i veicoli che appartengono a raggruppamenti di reparti in movimento e identificarli lungo le arterie principali o i centri di rifornimento. I blogger russi ritengono che la nuova effigie indichi il Corpo d'Armata Nord radunato per scagliare l'attacco contro Kharkiv e ipotizzano che esista almeno un'altra concentrazione di forze, altrimenti non sarebbe stato necessario introdurre un distintivo, che non è ancora entrata in azione. Gli indizi quindi di una possibile manovra a tenaglia che coinvolgerebbe fino a 100 mila soldati. Alcuni analisti ucraini temono invece si tratti di un inganno: il rombo con la X appare dipinto di fresco ed è stato notato soltanto su pochi camion e qualche vetusto tank T-62 dell'avanguardia. Potrebbe insomma essere un trucco per far credere che Mosca voglia realmente aprire un nuovo fronte del conflitto e spingere il comando di Kiev a gettare nella mischia le sue riserve.

Il quadro della battaglia

A tre giorni dall'inizio della battaglia la situazione resta ancora confusa e non si capisce se l’avanzata sia un diversivo, finalizzato a creare una zona cuscinetto sulla frontiera, o un grande assalto contro Kharkiv, che dista circa cinquanta chilometri. I russi sono avanzati di sette-dieci chilometri e procedono in due direzioni: la prima punta sulla metropoli, in parte aggirando gli insediamenti più protetti che formano la linea difensiva arretrata come Liptsi. La seconda è penetrata nella periferia della cittadina di Vovchansk, che un tempo aveva ventimila abitanti e ora sta venendo completamente evacuata tra le esplosioni delle cannonate.

I generali di Putin stanno usando tutto il loro arsenale. Ci sono stati numerosi raid dei jet Sukhoi che sganciano bombe plananti da mezza tonnellata, restando fuori dalla portata delle armi contraeree a corto raggio. Un caccia ucraino Su27 sarebbe stato abbattuto da una coppia di intercettori mentre tentava di fermarli, in uno dei rarissimi duelli aerei di questo conflitto. Intenso il lancio di missili balistici Iskander o forse nordcoreani, ciascuno con trecento chili di esplosivo, che devastano le postazioni difensive.

Sarebbero stati inoltre distrutti alcuni ponti sul fiume Seversky Donets, anche quello alle spalle della cittadina di Vovchansk: un elemento che porterebbe a privilegiare lo scenario di una marcia limitata, destinata a prendere il controllo solo della fascia sul confine per impedire le incursioni di commandos e i voli di droni contro il territorio russo e la città di Belgorod. C'è invece chi ritiene che i bombardamenti non mirassero ai ponti ma alle dighe dell'ultima centrale idroelettrica che alimentava Kharkiv, a riprova della volontà di assediarla. Gli ucraini stanno reagendo con determinazione,. Il volume di fuoco dell'artiglieria è aumentato, nugoli di droni sono stati gettati sulle retrovie nemiche e su Belgorod, sono persino comparsi i tank Leopard 2. Battaglioni di tre brigate scelte, inclusa la Draken che ha arruolato molti volontari stranieri, stanno schierandosi e rallentano le iniziative russe.

La coperta corta

Il quartiere generale di Kiev ha spostato queste unità dal Donbass, dove la situazione sta peggiorando. I russi continuano a prendere spazio nei quartieri periferici di Chasiv Yar, il caposaldo sulla collina a ovest di Bakhmut. Una dichiarazione diffusa dal comando ucraino - "la città non è strategica" - fa pensare che possa venire abbandonata: sarebbe un momento di crisi nelle difese, perché non ci sono altre barriere naturali e i russi avrebbero davanti una pianura. I bollettini segnalano tante altre piccole località che continuano a cadere, nessuna particolarmente rilevante ma tutte indicative del rullo compressore che Mosca ha messo in campo su una linea del fuoco lunga più di 800 chilometri dove si combatte senza sosta. Ci sono punti critici in almeno tre zone. E questo rafforza la convinzione che la mossa di Kharkiv sia un diversivo per obbligare a sguarnire queste aree: l’obiettivo prioritario di Putin resterebbe la conquista completa di

Donetsk e Lugansk, le due repubbliche secessioniste del Donbass.

Ovunque la situazione è identica: i russi hanno più uomini e dieci volte più proiettili per l'artiglieria, oltre a colpire indisturbati con i cacciabombardieri. Nel giro di una settimana cominceranno ad arrivare munizioni e armi dagli Stati Uniti, ripristinando il flusso di aiuti bellici interrotto dall’opposizione repubblicana al Congresso, e i rapporti di forza lentamente cambieranno. Resta il problema della mobilitazione: nei centri d’addestramento ci sono soprattutto quarantenni, perché tantissimi giovani ucraini sono emigrati all’estero e non è facile convincerli ad arruolarsi per affrontare un conflitto che è diventato una carneficina.

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