Il violino di Paganini per suonare la pace: il set del documentario al teatro Massimo di Palermo - la Repubblica

Palermo

Il violino di Paganini per suonare la pace: il set del documentario al teatro Massimo di Palermo

Il regista Paolo Bianchini ha girato alcune scene del suo film, coinvolgendo il ragazzo prodigio dell’Orchestra giovanile
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Quel pezzo di legno non diventerà un burattino, ma un violino. Lui lo plasma, lo guarda e l’accarezza. Come Geppetto dà vita alla sua creatura, così il liutaio procede con il piccolo miracolo: il suono, giorno dopo giorno, diventa più profondo, meno stridulo e meno aspro. Niccolò Paganini rivive attraverso l’immagine e la potenza intramontabile del suo prezioso “cannone”.

“Il cannone della pace” è il documentario diretto dal regista Paolo Bianchini, che andrà in onda su Raitre il 21 settembre, e in contemporanea al Cinema Art Center di New York, in occasione della Giornata internazionale della pace.

"Il cannone di Paganini", un film su musica e pace girato al teatro Massimo

Nel film si racconta la storia del violino di Paganini, «la prima vera rockstar della musica», chiamato dallo stesso artista il “cannone” per la pienezza del suono. «Quando ho manifestato a Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari, l’intenzione di raccontare la storia del violino di Paganini — dice il regista — lui stesso ha proposto questo titolo. Oggi c’è un grande bisogno di giustizia, di silenziare le armi per dare voce alla musica e dunque al “cannone” di Paganini».

Le corde del “cannone” vibrano, si infrangono tra le onde del mare di Cefalù o nel silenzio severo della Sala pompeiana del teatro Massimo. Il casco di riccioli scombinati, irriverenti e irresistibili dell’enfant prodige Samuele Palumbo, 13 anni, primo violino dell’Orchestra giovanile del Massimo diretta da Michele De Luca, gioca con la musica, potente proprio come un cannone, ma innocua perché non uccide: semmai ama, supera scogliera, città e confini.

Samuele Palumbo

Samuele Palumbo

 

«Ho trovato Bianchini una persona fenomenale, disponibile e sensibile e non capisco come faccia a essere così vitale nonostante i suoi 91 anni — racconta il violinista prodigio che frequenta il Conservatorio di Palermo, amante del calcio, dell’aviazione, dell’astronomia e delle capriole — Mi sono divertito molto a girare questo documentario, per me è stata una esperienza entusiasmante. Tra le scene che ho amato girare in modo particolare c’è stata quella nella Sala pompeiana del teatro Massimo, dove ho suonato l’intermezzo della ‘Cavalleria rusticana’ e l’intermezzo suite della ‘Carmen’. Ricordo di avere chiuso gli occhi e di essermi lasciato trasportare dal suono della musica. Sono stati momenti che difficilmente riuscirò a dimenticare».

Il “figlio del diavolo”, pallido, magro e affamato di vita, teneva l’archetto come fosse una spada, suonava il violino poggiando il mento direttamente sulla parte terminale della tavola armonica che conserva ancora i segni dell’uso intenso. «In sette note si contagia l’armonia — dice Bianchini — qualcosa di cui abbiamo molto bisogno. Quando sono entrato nel museo di Genova dove è custodito il “sacro” violino di Paganini, mi sono emozionato molto, è una reliquia che ancora oggi rappresenta una creatura mai superata, unica nella storia».

Attorno alla storia dell’incontro tra il bambino e il liutaio, entrano in scena anche il violoncellista Mario Brunello, Uto Ughi e Arnoldo Mondadori, «persona di grande sensibilità — sottolinea il regista — perché con la sua fondazione Casa dello spirito ha portato le barche di Lampedusa nel carcere di Opera a Milano, dove un liutaio insegna ai detenuti a costruire violini e violoncelli con il legno di quelle imbarcazioni. Anche in questo caso, la musica crea unione e armonia».

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