Il calcio è lo sport più popolare al mondo. Ma chi l’ha inventato davvero? | National Geographic

Il calcio è lo sport più popolare al mondo. Ma chi l’ha inventato davvero?

Furono i britannici a codificare il “calcio”, ma per risalire all’antenato più antico di questo mix di corsa, colpi al pallone e cooperazione, bisogna andare molto indietro nel tempo e assicurarsi di non perdere – letteralmente – la testa.

DI Erin Blakemore

pubblicato 04-10-2023

Il calcio è lo sport più popolare al mondo. Ma chi l’ha inventato davvero?

Giovanni Navaro Cornelio, 30 anni, (a sinistra) e Arturo Sanchez, 32 anni, giocano a ulama a Teotihuacan (Messico). Questo antico gioco con la palla, che si ritiene i Maya praticassero circa 3.500 anni fa, è un precursore dello sport che oggi conosciamo come “calcio”.

FOTOGRAFIA DI ALICIA VERA, REDUX

Il calcio è di gran lunga lo sport più popolare al mondo, e per dei buoni motivi: appassiona almeno 265 milioni di persone, per praticarlo basta un cortile o un campo, e in un attimo ci si immedesima nei grandi giocatori che corrono negli stadi come quelli del Qatar che ha ospitato la Coppa del Mondo.

Ma per risalire all’antenato più antico di questo mix di corsa, colpi al pallone e cooperazione, bisogna andare molto indietro nel tempo, far girare il mappamondo...e assicurarsi di non perdere – letteralmente – la testa. Ecco dove ci portano le antiche origini del calcio e perché oggi è lo sport preferito dai più.

Le antiche origini del calcio

I cinesi sono stati i primi a divertirsi calciando palloni nelle reti per sport nel III secolo a.C., e il gioco del calcio come lo conosciamo oggi è stato formalizzato in Inghilterra nel XIX secolo. Ma il predecessore della maggior parte dei moderni giochi con il pallone è nato nelle Americhe.

“Il concetto di sport di squadra trova le proprie origini in Mesoamerica”, afferma Mary Miller, docente di storia dell’arte all’Università di Yale che ha studiato numerose testimonianze di questo sport.

Il calcio è lo sport più popolare al mondo. Ma chi l’ha inventato davvero?

Una palla in lattice di origine olmeca, risalente a circa 3.000 anni fa. Non è chiaro se questa palla fosse effettivamente utilizzata per il gioco o se fosse una palla rituale. A giudicare dalle sue ottime condizioni di conservazione, l’ipotesi più probabile è la seconda.

FOTOGRAFIA DI KENNETH GARRETT, NAT GEO IMAGE COLLECTION

In Mesoamerica, la vasta regione storica che si estende dal Messico al Costa Rica, le civiltà fiorirono ben prima che Colombo le “scoprisse”, e molti di questi popoli praticavano uno sport che prevedeva l’uso di una pesante palla fatta di una sostanza ricavata dalla resina degli alberi.

Non è chiaro dove sia stato inventato esattamente questo gioco, ma era molto diffuso tra le culture mesoamericane come i Teotihuacan, gli Aztechi e i Maya, già 3.000 anni fa circa. Il suo nome cambiava nelle varie culture – ullamaliztli in azteco, pok-ta-pok o pitz in maya – così come le sue regole, che comprendevano mosse specifiche come ad esempio mantenere la palla in gioco colpendola con parti del corpo oppure usando racchette o mazze.

Molti di questi giochi venivano praticati usando palle di gomma di oltre 7 kg, ancora oggi conservate tra i reperti archeologici. Altre testimonianze di questo gioco vanno dalle decorazioni dei vasi di ceramica agli oltre 1.300 campi da gioco con strutture in pietra rinvenuti in tutta la regione.

I giocatori aztechi facevano rimbalzare la palla da una squadra all’altra usando solo fianchi e glutei (l’uso di piedi e mani era vietato), nel tentativo di colpire il muro in fondo al campo avversario con un solo rimbalzo, spesso subendo lesioni potenzialmente mortali, quando venivano colpiti dalla dura e pesante palla. Se un giocatore riusciva a far passare la palla in un anello situato in alto sul lato della squadra avversaria, la sua squadra vinceva automaticamente, e lui ne ricavava un grande onore.

I sacrifici umani

Sebbene fosse praticato come sport quotidiano, come oggi il calcio e la pallacanestro, questo gioco con la palla aveva anche una valenza sacra nella religione e nelle attività belliche per i popoli mesoamericani. Si dice che i re aztechi lo usassero come alternativa alla guerra, per ottenere il diritto di governare o risolvere questioni diplomatiche. Nelle culture maya e di Veracruz la posta in gioco era ancora più alta: alcuni giochi prevedevano, per chi perdeva, il sacrificio umano.

I dettagli non sono chiari, ma alcuni campi da gioco sono decorati con pannelli che raffigurano cruente attività di sacrificio inflitte sui giocatori perdenti. Sacrificio e sport sono strettamente correlati anche in un mito della creazione dei Maya, che mostra una coppia di gemelli che sconfiggono i signori degli inferi con una partita di gioco con la palla. I due fratelli diventano poi il sole e la luna.

Il calcio è lo sport più popolare al mondo. Ma chi l’ha inventato davvero?

Questo bassorilievo raffigura il sacrificio umano eseguito dopo una partita di pallone, nell’antichità. Si trova in uno dei 17 campi da gioco rinvenuti presso le rovine di El Tajin, una città preispanica che sorgeva dove oggi si trova Veracruz, in Messico.

FOTOGRAFIA DI MARTIN GRAY, NAT GEO IMAGE COLLECTION

Nonostante le evidenze mostrino le modalità di eliminazione – vera e propria – dei giocatori perdenti, spiega Miller, alcuni archeologi del XX secolo erano convinti che dopo certe partite venissero uccisi invece i vincitori. “Non potevano credere che i Maya commettessero tali sacrifici umani”, continua Miller. “Ora sappiamo che queste erano solo ipotesi infondate, così come l’idea che fossero i giocatori vittoriosi a essere sacrificati”. Nella mitologia maya, è il perdente della partita di pallone che viene decapitato, e gran parte degli studiosi moderni sono concordi sul fatto che fossero appunto i perdenti, e non i vincitori, a essere uccisi.

Una nuova versione

Anche altre culture, come i nativi americani e gli indigeni australiani, praticavano giochi simili, ma la versione moderna del calcio è nata nelle scuole britanniche, che nel XIX secolo codificarono e formalizzarono un gioco che già da secoli veniva praticato in modo informale in numerose varianti.

I progressi che ebbero luogo a metà del XIX secolo nel settore dei trasporti, nella manodopera e nella tecnologia fornirono alle persone il tempo libero e i mezzi per recarsi alle partite, che si svolgevano su campi erbosi. Negli anni ’40 del XIX secolo, diverse scuole britanniche crearono i propri standard di gioco, rendendo possibile l’organizzazione di tornei tra giocatori che conoscevano regole condivise.

Nel corso del tempo, due diversi set di regole iniziarono a dominare questo sport: lo Sheffield Football Club concedeva un calcio di punizione a una squadra, quando la squadra avversaria non rispettava le regole di gioco; l’Università di Cambridge proibiva ai giocatori di tenere la palla in mano.

La popolarità di questo sport aumentò esponenzialmente, e i giocatori decisero di riunirsi nella London Football Association. Nel 1877, lo Sheffield Football Club adottò ufficialmente le cosiddette “Regole di Londra”. A quel punto, alcune squadre avevano già iniziato a reclutare giocatori appartenenti alla classe operaia, pagandoli segretamente.

I calciatori dei ceti alti volevano che lo sport rimanesse a un livello amatoriale, ma nel 1885 accettarono finalmente l’ingresso dei giocatori professionisti, il che portò a un ulteriore boom di popolarità. Nel 1904 questo sport era così diffuso e apprezzato da essere di portata internazionale, e nello stesso anno fu istituita la Fédération Internationale de Football Association (FIFA).

Il calcio oggi

Da quel momento, il successo del calcio è salito alle stelle. Dopo il debutto di questo sport ai Giochi Olimpici del 1908 e la prima Coppa del Mondo FIFA nel 1930, il calcio professionistico non ha mai smesso di prosperare. Oggi la FIFA è ancora l’ente che governa questo sport, e solo nel 2021 ha incassato 755,5 milioni di dollari.

Ma il cuore di questo sport è sempre stato sul campo, dove tutti, dai bambini ai professionisti più esperti, vi si dedicano con passione. Lo spirito del calcio, che Miller definisce “un intricato lavoro di squadra”, è vivo e vegeto sia nelle moderne versioni del gioco della palla sia nei milioni di giocatori amatoriali e professionisti che ogni giorno corrono, dribblano e tirano calci al pallone in campi da gioco ufficiali o improvvisati.

Nota dell’editore: questo articolo è stato originariamente pubblicato il 15 giugno 2018. Questa è una versione aggiornata.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.