L’AMBASCERIA DI ALESSANDRO MAGNO A ROMA: QUANDO I MACEDONI RIMPROVERARONO I ROMANI

Strabone nel V libro della Geografia, descrivendo la città di Anzio, riporta la notizia di un’ambasceria macedone ai Romani. Gli abitanti della città praticavano la pirateria, attività che costituiva un pericolo per la navigazione nel mar Tirreno e minava la tranquillità dei commerci delle poleis costiere della Magna Grecia.

Poichè l’attività degli Anziati preoccupava i Greci, Roma ricevette una delegazione di Macedoni, prima da Alessandro e poi da Demetrio: “[…] Alessandro mandò un’ambasceria lamentandosene, dopo di lui Demetrio […]”.

Nel testo Strabone allude alla cattura degli Italici “[…] avendo preso molti di questi pirati li rispedì ai Romani […]” ma in nessun’altra fonte si riportano notizie di attività contro pirati da parte dei Macedoni, certamente Demetrio li combatté nell’Egeo, ma non è attestato nel Tirreno e nell’Adriatico.

In ogni caso, almeno secondo Strabone, Demetrio catturò questi Anziati e li riportò ai Romani, disse che “[…] li riconsegnava a causa dell’affinità (dei Romani) con i Greci […]” non senza averli rimproverati “[…] li redarguiva sostenendo che gli sembrava una grande scorrettezza che coloro che governavano sull’Italia dovessero mandare pirati per mare […]”, inoltre il Poliorcete aggiunse che, visto che i Romani avevano consacrato un tempio a Castore e Polluce, i figli di Zeus, non gli sembrava corretto che inviassero pirati contro chi proveniva dalla terra natia dei Dioscuri. I Romani capirono l’antifona, poichè Strabone riporta che poco dopo “[…] i Romani misero fine a questo tipo di attività.

File_000Nell’immagine è rappresentato un vascello pirata che si prepara all’arrembaggio di una nave mercantile che prova a fuggire.

Gli studiosi sono concordi nel ritenere che l’Alessandro di cui parla Strabone sia Alessandro Magno e non Alessandro il Molosso, anche se alcuni hanno identificato questo episodio con il foedus tra Roma e il Molosso attestato da Giustino in XII 2, 12; Demetrio è quasi certamente il Poliorcete.

Il testo di Strabone ha creato non pochi problemi poiché a primo impatto potrebbe sembrare che i Romani ricevettero due ambascerie, ma poi il geografo ne racconta una sola, tuttavia vari studi hanno ipotizzato che l’ambasceria sia da attribuire al solo Poliorcete, dal momento che il testo è esposto subito dopo l’accenno a Demetrio. In realtà probabilmente l’ambasceria fu di Alessandro: Strabone fece confusione nella sintesi delle sue fonti – non sarebbe la prima volta visto che egli fa quest’errore anche nel narrare le vicende della Taranto post-architea (VI 3, 4, 280) – infatti sappiamo da Memnone di Eraclea che Alessandro nel 334 a.C. invitò i Romani a controllare meglio tutti coloro che erano soggetti al loro dominio ed in risposta i magistrati dell’Urbe inviarono una corona d’oro al Macedone, segno del fatto che la richiesta venne accolta.

A questo punto sembra significativo analizzare il contesto storico in cui avvenne questo contatto non esattamente “cortese”. L’ambasceria romana che consegnò ad Alessandro la corona d’oro risale probabilmente alla primavera del 334 a.C. mentre l’ambasceria dell’Ecista, con la restituzione dei pirati di Anzio, è da far risalire alla fine del 335 o all’inizio del 334 a.C. Proprio questi anni risale la vittoriosa spedizione di Diotimo, ateniese dichiratamente anti-macedone, contro i pirati etruschi e probabilmente anche Anziati che operavano nei mari Occidentali.

L’iniziativa di Alessandro è da collocare nell’ottica di impedimento agli Ateniesi di riprendere degli interessi in Occidente; la restituzione dei pirati di Anzio, o meglio la loro “estradizione”, sembra un tentativo di vanificare i successi di Diotimo e di presentare Alessandro come protettore della grecità Occidentale a scapito dell’asse Taranto-Sparta. Proprio Sparta aveva infatti rifiutato di aderire alla Lega di Corinto nel 337 a.C., creando forti tensioni con i Macedoni, tensioni che sarebbero sfociate di li a pochi anni, nel 331 a.C., alla rivolta di Agide.

Il primo contatto dei Romani con i Macedoni fu poco “ortodosso” e potrebbe dare l’idea di una crisi più che un normale contatto diplomatico, in realtà pose le basi di un’intesa politica che si tradusse di li a due anni nel foedus tra Roma e Alessandro il Molosso.

Per approfondire si vedano: H. A. Ormerod, Piracy in the ancient world, The Johns Hopkins University 1 Press, 1997 ; G.Urso, Roma ” città greca” : nota a Strabone V 3,5,232, Atheneum, 2001 , pp. 25-35.

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