Scarica L'ultimo viaggio di Ulisse analisi e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! Flaminia Canali VH . “L’ultimo viaggio” fa parte dei “Poemi conviviali” denominati in questo modo in quanto nel 1895 Pascoli cominciò a pubblicare su una rivista chiamata ‘’il Convito’’ di Adolfo de Bosis. In questo testo, Giovanni Pascoli immagina che Ulisse sia tornato ad Itaca. Le prime 12 parti sono contrassegnate dalla nostalgia e insofferenza del re dovuta all’inattuabilità delle sue ambizioni. Egli difatti si vorrebbe proiettare nella realtà del viaggio come quando era giovane. In seguito ad una lunga riflessione, a partire dalla settima parte, Ulisse comincia a pensare all’organizzazione del viaggio, un pensiero che si protrae fino alla dodicesima parte. Ulisse differisce dalla tipica rappresentazione omerica; ha la testa canuta, è cadente nel corpo, anziano, ma dentro di sé racchiude un’ansia insoddisfatta che lo induce a ripercorrere le stesse tappe conosciute durante il suo primo “nostos”. Questi versi fanno parte del XXIV canto e rievocano il momento in cui Ulisse sbarca all’Isola di Ogigia, abitata dalla dea Calypso che secondo la visione omerica ospitò l’eroe per sette anni della sua vita. Quest’ultima tappa segna la fine delle illusioni di Ulisse e l’addio della dimensione mitica. L’eroe viene infatti ritrovato dalla ninfa steso a terra e circondato da gufi e cornacchie che secondo la simbologia classica sono segno di sventura. Giovanni Pascoli ribalta drasticamente il tipico scenario epico inondandolo con la sua visione pessimistica dell’esistenza umana fatta di inquietudine, sconfitte, misteri e morte. “L’ultimo viaggio” rappresenta dunque il crollo di tutte le certezze del glorioso Ulisse. Il poeta presenta l’eroe nelle sua decadenza, si denota la descrizione dettagliata del suo aspetto fisico e la perdita di tutto il suo vigore giovanile. Questa sua decadenza è prettamente legata alla sua fisicità, giacché non influisce sulla volontà intrinseca dell’uomo di esplorare e conoscere, una necessità che non perisce neppure con la vecchiaia. In particolare, l’immagine più rappresentativa del decadimento di Ulisse si colloca nell’ultima parte del ventiquattresimo canto, dove il corpo morente dell’eroe steso sulla riva dell’Isola di Ogigia viene avvolto dalle braccia della ninfa Calypso. La figura della ninfa rappresenta l’ingiustizia che accomuna tutti gli uomini. Ella è un autentico grido di dolore e commozione verso il destino del genere umano. Questo è un tema ricorrente nella poetica pascoliana e traspare anche nella poesia “X agosto” dove il cielo si commuove davanti alla misera fine della rondine e dell’uomo e