Gioacchino Murat: l'ardore e il coraggio del re di Napoli

Gioacchino Murat: l’ardore e il coraggio del re di Napoli

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Di Stella Grillo

Gioacchino Murat, generale impavido, controverso, re di Napoli. Gli anni del suo regno indicarono una fiorente rinascita del Meridione. Lo ricordiamo nel giorno della sua scomparsa.

Gioacchino Murat, l’impavido generale

Gioacchino Murat nasce a Labastide-Fortunière, il 25 marzo 1767. Nel 1793 diventa ufficiale. Inizia a collaborare con Napoleone Bonaparte che, nel 1796, gli conferisce lo status di Generale. Fu fra i più efficaci collaboratori di Bonaparte: Nel colpo di Stato attuato da Napoleone, verificatosi nel novembre del 1799, estromise i deputati del Consiglio dei Cinquecento da Saint-Cloud; in questo modo, riuscì a guadagnarsi la nomina di Comandante della Guardia Consolare.

Gioacchino Murat – Photo Credits: Pinterest.it

Il legame con l’imperatore francese, si fortifica ulteriormente quando, Gioacchino Murat sposa la sorella Carolina Bonaparte: era il 22 gennaio 1800. Nel 1808, gli viene proposta la corona di Napoli. Diventa Gioacchino Bonaparte attuando una politica di affrancamento alla Francia, seppur, l’imperatore Napoleone, avesse lasciato piena autonomia al regno. Nel 1812 combatte in Russia con Bonaparte, ma le sorti dell’imperatore, precipitano; avvia così degli accordi con Austria ed Inghilterra. In questo modo, si garantisce la conservazione della corona.

Il Congresso di Vienna e la perdita del regno

Il Congresso di Vienna avvenuto nel 1815, proclama la restituzione del regno di Napoli ai Borboni. E’ questo il periodo in cui Murat dichiara guerra all’Austria e, nel frattempo, si riavvicina al cognato che intanto, è fuggito in esilio all’isola d’Elba. Parte con il suo esercito alla conquista del nord: al comando delle sue milizie annovera i generali Caracciolo, D’Ambrosio e Pignatelli. Il 20 marzo 1815 giunge a Rimini. Il re di Napoli, lancia un appello in cui esorta gli italiani alla rivolta per la conquista dell’indipendenza nazionale. La diffidenza degli italiani verso i francesi, vanifica l’accorata richiesta del generale.Gioacchino Murat è sconfitto il 3 maggio a Tolentino.

Gioacchino Murat, castello Pizzo Calabro – Photo Credits: castellomurat.it

Il 20 maggio, la resa: con la sottoscrizione della convenzione di Casalanza, presso Capua, si riconsegnarono ai Borboni i territori del regno. Approda in Corsica, mentre Napoleone si appresta alla caduta definitiva presso Waterloo. Tuttavia, gli giunge voce del malcontento del suo operato: nel settembre 1815 parte verso la Campania, alla conquista del trono perduto. Una tempesta, però, disperde la flotta. L’8 ottobre 2015 sbarca sulle coste di Pizzo Calabro.

Gli ultimi giorni di Gioacchino Murat

Approdato a Pizzo Calabro, entra in paese con a seguito una trentina di uomini; sperimenta, però, l’ostilità e la diffidenza della gente del posto. Al sopraggiungere delle truppe regie, Murat, è catturato, processato ed, infine, condannato a morte. La mattina del venerdì 13 ottobre 1815, alle ore dodici, l’ex sovrano di Napoli, subisce diversi interrogatori. Alle ore ventidue e un quarto, firmano contro di lui il decreto di morte, eseguito alle ore ventitrè. Il plotone dà fuoco a dieci colpi; solo sei lo colpiscono. La sentenza di morte fu intimata a Murat e letta.

Murat, lettera alla moglie Carolina Bonaparte - Photo Credits: twitter.com
Murat, lettera alla moglie Carolina Bonaparte – Photo Credits: twitter.com

Tuttavia, non gli è comunicato il momento esatto dell’esecuzione. Si appresta, quindi, a scrivere poche righe di commiato alla moglie e ai figli, missiva che è ancora custodita. Celeberrimo è il comportamento fiero di fronte al plotone di esecuzione. Le sue ultime parole eroiche furono:

«Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco!»

Venne giustiziato alla corte del castello di Pizzo che, tutt’oggi, prende il nome di Castello Murat. Gioacchino aveva solo 48 anni.

Gioacchino Murat: rinascita del meridione durante gli anni del suo regno

Gli anni del regno di Murat rappresentarono per l’Italia meridionale un periodo di rigoglio e rinascita: Gioacchino Murat, infatti, porta a compimento, l’Eversione della Feudalità: favorisce la nascita della borghesia terriera e sviluppa relazione commerciali con la Francia; introduce i codici napoleonici, attuando il riordinamento amministrativo e giudiziario.

Castello Murat, dettaglio - Photo Credits: travelocity.com
Castello Murat, dettaglio – Photo Credits: travelocity.com

Promuove la cultura, esalta l’istruzione pubblica, introduce i principi di uguaglianza, ma non solo: incrementa i lavori pubblici con l’istituzione del  “Corpo di Ingegneri di ponti e strade”.

L’attaccamento viscerale al popolo ed il progetto di unificazione

L’attaccamento viscerale e simbiotico di Murat al suo regno ed al suo popolo, lo rendono un personaggio di spicco nel panorama storico italiano. Il primo documento ufficiale che decanta l’Italia Unita e libera, lo si può riscontrare proprio nel suo proclama di Rimini. Alcuni storici, infatti, intervengono all’unisono nel dire che la fase di Risorgimento italiano nasce proprio da tale proclama.