Asti, bustarelle in azienda: tre anni di reclusione al manager infedele - La Stampa

Si paga cara l’infedeltà aziendale. Soprattutto se sono in gioco somme a più zeri. Così, un ex manager e sua moglie sono condannati entrambi a tre anni di reclusione per aver intascato laute bustarelle nella gestione delle forniture private. Denaro in cambio di buoni contratti, duraturi e affidabili. Anche i fornitori sono stati condannati come «corruttori».

Una storia di malcostume che ha per vittima la I-Fast Container Logistics Spa, società satellite dell’ex Fca, oggi Stellantis. Qui, quale responsabile del dipartimento Engineering & Administration, lavorava il manager condannato, Stefano Sabato. In quel ruolo aveva il compito di valutare la qualità delle forniture e la scelta dei partner per l’approvvigionamento di contenitori e imballaggi, utilizzati a proteggere e a movimentare la mole di componentistica auto all’interno dei vari stabilimenti del gruppo Fca. Lavoro di nicchia ma strategico.

Tutta la vicenda è iniziata con la comparsa di un messaggio anonimo, recapitato all’indirizzo della società di logistica che ha sede a Torino, alle spalle di Mirafiori. Un giorno, al portale «internal audit», una sorta di moderno confessionale aziendale, è spuntata una segnalazione poco lusinghiera sulle abitudini del manager. Illazioni? All’inizio potevano sembrare così. Poi però sono scattate alcune verifiche interne e i sospetti sono stati formalizzati in una denuncia. La procura, con il pm Davide Greco, ha aperto un’inchiesta ed ha affidato le indagini alla Guardia di Finanza.

I fatti risalgono al 2018. Stando agli accertamenti, la coppia di sarebbe intascata più di 318mila euro da due aziende: la Fami e la Pack Inside, inserite nell’elenco dei fornitori della I-Fast Container Logistics. Per cercare di mascherare il flusso di bustarelle, la moglie del manager, Antonella Bullaro, aveva costituito a Villanova d’Asti una piccola società di consulenze: la Bullaro Consulting. Gli investigatori hanno accertato che la Bullaro Consulting ha ricevuto a più riprese dalle due aziende fornitrici pagamenti per ricerche di mercato e analisi sugli imballi. In realtà si trattavano di «operazioni inesistenti»: consulenze mai prestate ma regolarmente fatturate. A inchiodare la coppia, accusata di corruzione tra privati e auto-riciclaggio, sarebbero stati i messaggi ritrovati dai finanzieri nei cellulari degli indagati, setacciando le chat riservate di WhatsApp.

Il processo si è chiuso ieri con la condanna degli imputati. Una sentenza pilota per il settore privato. Oltre a condannare il manager e la moglie, il tribunale ha disposto la confisca dei fabbricati di proprietà della coppia. Beni già sottoposti a sequestro preventivo. I rappresentanti della Pack Inside, Luca Smorti e Eugenia Lipartiti, tutt’e due, accusati di corruzione tra privati, sono stati condannati a un anno e 4 mesi di reclusione. All’inizio dell’inchiesta c’era anche l’amministratore della ditta Fami, Roberto Milano, che si è risparmiato il processo scegliendo la messa alla prova.

Tutti gli imputati sono stati inoltre condannati in solido al risarcimento del danno in favore della I-Fast Container Logistics S.p.A. da liquidare in un giudizio civile, con la concessione di una provvisionale immediatamente esecutiva di 80mila euro.

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