L’importanza di chiamarsi Ernesto è una delle opere più famose e ultime commedie di Oscar Wilde, scritta inizialmente in quattro atti durante l’autunno del 1894 a Worthing. Inviata a George Alexander nel novembre dello stesso anno, fu rappresentata per la prima volta il 14 febbraio 1895 al St James’s Theatre di Londra, nella versione definitiva di tre atti.
Conosciuta anche con il titolo originale The Importance of Being Earnest, A Trivial Comedy for Serious People, questa commedia si caratterizza per il suo spirito acuto, la satira sociale e l’uso dell’ingegno linguistico per esplorare temi come l’identità, il matrimonio, la moralità e le convenzioni sociali dell’epoca vittoriana.
Il titolo originale gioca sull’omofonia tra l’aggettivo “earnest” (serio, affidabile, onesto) e il nome proprio “Ernest”, creando un paradosso centrale basato sull’importanza dell’apparire rispetto all’essere nella società britannica dell’epoca. Questo gioco di parole mette in luce l’ipocrisia sociale, evidenziata dalla narrazione che si sviluppa attraverso equivoci e identità nascoste. La traduzione italiana del titolo e della commedia si è confrontata con la sfida di mantenere lo spirito originale, optando talvolta per varianti come “L’importanza di essere Onesto” o “L’importanza di essere Fedele”, e talvolta perdendo il doppio senso del titolo originale per titoli come “L’importanza di chiamarsi Ernesto”. Un’altra traduzione che cerca di avvicinarsi allo spirito originale è “L’importanza di essere Franco”, adottata dalla casa editrice Rusconi, giocando sia sul significato dell’aggettivo sia sul riconoscimento di un nome proprio.
Trama
Atto I
La commedia si apre con Algernon Moncrieff, un giovane pigro, che ospita il suo migliore amico, Jack Worthing, noto anche come Ernest. Ernest tornò dalla campagna per fare la proposta alla cugina di Algernon, Gwendolen Fairfax. Tuttavia, Algernon si opporrà a questa richiesta finché Ernest non gli spiegherà perché il suo portasigarette porta la scritta “Dalla piccola Cecily, con tutto il suo amore per il suo caro zio Jack”. “Ernest” è costretto ad ammettere di condurre una doppia vita. In campagna, adotta un atteggiamento serio per il bene della sua giovane pupilla, l’ereditiera Cecily Cardew, e si fa chiamare John (o, come soprannome, Jack) mentre finge di preoccuparsi per un giovane fratello buono a nulla chiamato Ernest. e vivere a Londra. In città, invece, assume l’identità del libertino Ernest. Algernon confessa un simile inganno: afferma di avere, in campagna, un amico invalido di nome “Bunbury” che può “visitare” quando desidera evitare un dovere sociale sgradito. Jack si rifiuta di dire ad Algernon l’ubicazione della sua tenuta di campagna. Quindi entrano Gwendolen e sua madre Lady Bracknell, che Algernon distrae in un’altra stanza mentre Jack propone. Gwendolen fa appena in tempo ad accettare le avance di Jack prima che la coppia venga sorpresa da Lady Bracknell che chiede un colloquio immediato con Ernest. Inorridita nell’apprendere che era stato adottato dopo essere stato scoperto in una borsa da viaggio alla Victoria Station, Lady Bracknell si oppone fermamente alla loro unione e proibisce persino a sua figlia di rivederlo. Progettando di incontrarsi segretamente, Jack dà a Gwendolen l’indirizzo della sua tenuta di campagna. Ma viene ascoltato anche da Algernon, che desidera incontrare Cecily.
Atto II
Cecily studia con la sua governante Miss Prism nel giardino di proprietà di Jack. Poi arriva Algernon, che finge di essere Ernest Worthing, il fratello di Jack, e riesce a sedurre Cecily. Come Jack, anche lui progetta di farsi ribattezzare “Ernest” dal reverendo “Chasuble”, nome che sembra piacere particolarmente alle due rispettive fidanzate. Determinato ad abbandonare la sua doppia vita, Jack entra e annuncia la morte di suo fratello Ernest a Miss Prism e al reverendo Chasuble. Ma le sue parole vengono presto messe in discussione dalla presenza di Algernon. Gwendolen arriva a sua volta, dopo essere scappata di casa. Per un concorso di circostanze, si ritrova sola con Cecily che diventa presto la sua rivale, perché le due donne si presentano entrambe come la fidanzata di “Ernest”. La loro animosità finisce quando Algernon e Jack arrivano, rivelando loro malgrado l’inganno, ma non senza deludere le due donne.
Atto III
Lady Bracknell, alla ricerca di sua figlia, irrompe nella proprietà di Jack. Apprende con stupore del fidanzamento di Algernon e Cecily. Tuttavia, Jack rifiuta di dare il consenso al suo protetto finché Lady Bracknell non avrà fatto lo stesso per lui e Gwendolen. L’impasse viene risolta dal ritorno di Miss Prism, riconosciuta da Lady Bracknell come un’ex tata della famiglia che, 28 anni prima, aveva portato a spasso il figlio di sua sorella ma non era mai tornata. Miss Prism è costretta a confessare di aver lasciato accidentalmente il bambino in una borsa da viaggio alla Victoria Station, avendolo purtroppo confuso con il manoscritto del romanzo che stava scrivendo. Tirando fuori la borsa in questione, Jack dimostra di essere davvero lui il bambino perduto, figlio della sorella di Lady Bracknell e quindi fratello maggiore di Algernon. Acquisisce così un’origine sufficientemente rispettabile per poter pretendere di sposare Gwendolen. Lady Bracknell informa Jack che ha lo stesso nome di suo padre, Ernest, con grande gioia di Gwendolen. Lo spettacolo si conclude felicemente con i baci tra le due coppie, a cui si aggiunge quello scambiato dal reverendo Chasuble e Miss Prism.
Analisi
L’opera è celebre per il suo ingegno linguistico, il gioco di parole e l’uso dell’epigramma. Wilde utilizza il dialogo brillante non solo per intrattenere ma anche per esporre le sue critiche verso la società. L’uso dell’ironia e della satira è affilato, rendendo L’importanza di chiamarsi Ernesto un’opera ricca di strati di significato sotto una superficie apparentemente leggera e divertente.
Al momento della sua prima, la commedia fu un successo, ma la carriera di Wilde subì un tracollo poco dopo a causa dei suoi processi per atti indecenti, che lo portarono alla prigione e alla rovina finanziaria.
Temi principali
Doppia vita e identità – La doppia identità di Jack e Algernon rappresenta il desiderio di sfuggire alle rigide convenzioni sociali dell’epoca, permettendo ai personaggi di vivere una vita senza le restrizioni imposte dal loro status sociale.
Satira sociale – Wilde usa la commedia per ridicolizzare l’ipocrisia e le superficialità della società vittoriana, in particolare il suo atteggiamento verso il matrimonio, la morale e le distinzioni di classe.
L’inutilità del serio – Attraverso il sottotitolo A Trivial Comedy for Serious People, Wilde esprime il concetto che le questioni serie della vita sono spesso trattate in modo superficiale dalla società, mentre le trivialità sono prese troppo sul serio.
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