L'Italia ha chance per guidare la Nato, ma Londra gioca d'anticipo - HuffPost Italia

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L'Italia ha chance per guidare la Nato, ma Londra gioca d'anticipo

FRANCOIS MORI via Getty Images
FRANCOIS MORI via Getty Images 

C’è una questione che, tra una dichiarazione e l’altra sulla forza della Nato contro Russia e Cina, fa da sfondo all’agenda ufficiale del vertice dell’Alleanza Atlantica in corso oggi a Bruxelles. Si tratta della successione al segretario generale Jens Stoltenberg, il cui mandato scade l’anno prossimo. La Gran Bretagna è ufficialmente in pista da ieri, quando il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha fatto un endorsement pubblico per l’ex premier Theresa May: “Sarebbe una candidata eccellente”. Mario Draghi invece vuole lasciare la partita ancora aperta, si apprende. Nell’intervento al vertice Nato, il premier ha però sottolineato che l’Alleanza dovrebbe avere anche un “focus costante sull’instabilità del Mediterraneo”. Draghi ha cancellato la conferenza stampa che avrebbe dovuto tenere oggi dopo il summit. Ma l’Italia, sostengono fonti accreditate a Bruxelles, ha davvero delle chance per ottenere il timone dell’Alleanza Atlantica.

Perché dal 2004 la Nato è stata guidata da paesi del nord. Gli ultimi tre in ordine temporale: l’olandese Jaap de Hoop Scheffer, in carica fino al 2009, seguito dal danese Anders Fogh Rasmussen, in carica fino al 2014, dunque il norvegese Stoltenberg, il cui mandato scadeva l’anno scorso, ma è stato esteso fino al 2022, a causa della pandemia. All’Italia non tocca dagli anni ’60. Manilo Brosio del Partito Liberale Italiano fu segretario dell’Alleanza Atlantica dal 1964 al 1971. Dopo di lui, gli italiani Sergio Balanzino e Alessandro Minuto-Rizzo hanno avuto solo incarichi ad interim per pochi mesi, al massimo un anno.

Insomma, guardando alla lista dei 13 segretari generali della Nato dalla sua fondazione a oggi, oltre all’Italia, solo Germania e Spagna hanno guidato l’Alleanza per un solo mandato, rispettivamente con Manfred Wörner (1988-1994) e Javier Solana (1995-1999). Madrid non sembra avere tantissime chance di conquistare il dopo-Stolteneberg, non essendo un paese fondatore dell’Alleanza. Proprio in Spagna comunque si terrà il vertice Nato del 2022, che coinciderà con il 40esimo anniversario dell’adesione del Paese iberico alla Nato.

In genere, si sono alternati alla guida: il Regno Unito, che ha tenuto a battesimo la creatura nata dopo la seconda guerra mondiale con il primo segretario generale, Lord Hastings Ismay dal 1952 al 1957, seguito negli anni da altri due connazionali (Peter Carrington e George Islay MacNeill Robertson). E poi Belgio (due segretari) e Olanda (3 segretari). Ci sono paesi fondatori della Nato (che ora conta 30 Stati membri) come il Canada, il Lussemburgo, l’Islanda, la Francia, il Portogallo che non hanno mai espresso un segretario generale, ma la prevalenza dei segretari generali del nord dal ’52 ad oggi escluderebbe i primi tre e anche la Francia (incognita anche per via delle presidenziali l’anno prossimo, la nazionalista Marine Le Pen nei sondaggi sfida Macron). Lisbona non ha la ‘taglia giusta’ nelle dinamiche geopolitiche internazionali, segnalano fonti Ue.

Dunque, l’Italia ha delle chance concrete.Tramontato il nome di Matteo Renzi, che andava per la maggiore lo scorso inverno nei ‘pour parler’ dei media, ora nei palazzi della politica più romana che brussellese gira quello dell’attuale segretario del Pd Enrico Letta. I suoi smentiscono, è da poco alla guida dei Dem, anche se chi lo conosce ammette che la sua è una figura disegnata per incarichi internazionali. Altro nome, donna: Federica Mogherini, ex Alto Rappresentante Ue per la politica estera, ora rettrice del Collegio d’Europa a Bruges. Letta ha dalla sua la passata esperienza da premier, come molti degli ex segretari generali della Nato, compreso l’attuale Stoltenberg. Per Mogherini c’è il precedente di Solana: anche lui non è mai stato premier bensì Alto rappresentante Ue per la politica estera, come l’italiana. Solo che lo spagnolo ha assunto la carica europea dopo aver guidato la Nato e non il contrario.

La storia offre delle possibilità all’Italia, non è detto che corra. “È possibile però”, ci dice un’alta fonte europea. Ma le candidature per la successione a Stoltenberg non sono materia che possa trovare una definizione oggi al summit Nato di Bruxelles, il primo per Joe Biden, nuovo presidente Usa che ha dedicato all’Europa la sua prima trasferta all’estero dopo l’insediamento alla Casa Bianca. Obiettivo: rafforzare l’Alleanza Atlantica per attrezzarla a rispondere alla minaccia della Repubblica Popolare Cinese, che negli ultimi anni ha fatto progressi anche nell’ambito militare, e della Russia, argomento che Biden tratterà direttamente con Vladimir Putin in un bilaterale che già si può dire storico dopodomani a Ginevra. Draghi si limita a sottolineare “l’importanza cruciale che l’Italia annette al rafforzamento della cooperazione Nato-Ue. Stiamo costruendo un’Ue più forte anche nel campo della sicurezza e della difesa - dice il premier - nella ferma convinzione del contributo positivo, basato sulla complementarietà, che il pilastro europeo può fornire per rafforzare ulteriormente la Nato. Vorrei sottolineare a tutti i nostri alleati non europei che questo è ciò che inequivocabilmente intendiamo per “autonomia strategica dell’Ue”.

Di certo, la nazionalità del prossimo segretario generale della Nato terrà conto del nuovo quadro, che dipinge un’Alleanza Atlantica nata in contrapposizione al blocco sovietico ma ormai estesa a occuparsi anche delle sfide lanciate da Pechino. Il processo di selezione del vertice non ha passaggi formali, se non gli ultimi step prima dell’ufficializzazione. “È materia che di solito si decide nelle chiacchierate a margine, nei sussurri tra le diplomazie...”, dice una fonte europea. Tradotto: è tema di scambi a margine tra i leader, rigorosamente non ufficiali.

Ad ogni modo, Londra lancia il cuore oltre l’ostacolo. Il ministro Wallace si sbilancia rispondendo ad una domanda del sito italiano ‘Formiche.net’: “Theresa May è stata un primo ministro fantastico in tempi decisamente difficili”, quelli delle trattative con Bruxelles per la Brexit dopo il referendum del 2016, ingorgo che ha finito per travolgere May e il suo incarico a Downing Street. “Ho lavorato per lei sulla sicurezza. Lei sarebbe una candidata eccellente”, per la Nato.

Draghi invece ancora non si sbilancia: partita aperta, il premier stasera torna a Roma al termine del vertice Nato, perchè l’agenda del summit Ue-Usa domani a Bruxelles prevede solo un incontro di Biden con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, senza i leader degli Stati membri dell’Unione.

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