Stan Lee: l'anniversario. 100 anni di Supereroi - la Repubblica

Cultura

Stan Lee: l'anniversario. 100 anni di Supereroi

Stan Lee: l'anniversario. 100 anni di Supereroi

Ma non solo: perché la vera rivoluzione del ragazzo che iniziò come tuttofare addetto a preparare il caffè ai grandi disegnatori sono stati soprattutto i superproblemi. Quelli della vita di tutti noi

4 minuti di lettura

"Per la maggior parte del tempo a Stan facevamo cancellare la matita dalle tavole inchiostrate o lo mandavamo a prendere i caffè. Lo portavamo a pranzo e lui cercava di essere amichevole", racconta Joe Simon, primo editor della Timely Comics, la casa di fumetti fondata da Martin Goodman da cui sarebbe poi nata la Marvel, "quando non aveva nulla da fare se ne stava seduto in un angolo del reparto grafico suonando il suo piccolo flauto, ottavino, o qualunque cosa fosse, facendo impazzire Kirby. Jack gli urlava di smetterla". Nel racconto di vari testimoni lo strumento varia: diventa un’ocarina o addirittura un fischietto. La cosa sicura è che non è stato il modo migliore per fare amicizia con Jack Kirby, uno dei massimi autori e disegnatori di fumetti della storia, arrivando a influenzare persino avanguardie artistiche come la Pop Art. Continua Kirby: "Mi ricordo Stan seduto sul mio tavolo a suonare il flauto, intralciando il mio lavoro. Io prendevo molto sul serio le cose su cui stavo lavorando mentre lui non era mai serio in niente". Joe Simon ricorda anche di aver sentito spesso Kirby ringhiare frasi del tipo: "Un giorno quel ragazzino lo ammazzo!".

Se quel ragazzino fosse ancora vivo (è venuto a mancare nel novembre 2018), proprio oggi compirebbe 100 anni. E anche se questo inizio, che viene tratteggiato in una nuova, monumentale biografia (critica e criticata) a opera di Abraham Josephine Riesman, non sembrerebbe la classica celebrazione di un personaggio che ha cambiato l’immaginario non solo dell’America ma del mondo intero, in realtà è estremamente significativo del come e del perché Stan Lee sia riuscito a farlo, nonostante o forse addirittura grazie a tutte le controversie che hanno distinto dagli inizi fino agli ultimi anni la sua opera.

Cominciamo dalla cosa più concreta: è stato Stan Lee a creare tutti o quantomeno la maggior parte dei personaggi a cui la Marvel deve la sua gloria come forse, ancora oggi, la maggior parte del pubblico crede? Non esattamente. Ma al tempo stesso è vero che molto probabilmente, se non ci fosse stato lui, la storia non sarebbe andata nello stesso modo. Allora dunque la maniera più corretta per ricordare “il sorridente” Stan Lee - così amava definirsi nelle prolusioni degli albi Marvel - non è farne un’agiografia ma raccontare pregi e difetti, verità e bugie. Un teorema che vale per tutti i “grandi” ma in particolare per lui perché se c’è una cosa su cui tutti, amici, nemici, critici ed esegeti concordano, è questa: è stato lui a creare, al di là dei singoli personaggi, la formula alla base dei supereroi moderni, quella che li ha resi così famosi a tutte le latitudini. Questa filosofia appare come vera e propria teorizzazione in quello che diventerà il personaggio più famoso, e più venduto, dei fumetti Marvel, Spider-Man, che all’inizio non ha neanche una testata tutta sua ma appare per la prima volta nel numero 15 di Amazing Fantasy nell’agosto del 1962.

La storia è nota: Peter Parker è uno studente secchione preso in giro da tutti che viene morso da un ragno radioattivo durante un esperimento, dal quale acquista i poteri. Diventato super-forte e super-agile, si esibisce contro dei lottatori professionisti per guadagnare soldi ma, pur assistendo a una rapina, non fa niente per bloccare il colpevole. Al poliziotto che gli dice che avrebbe potuto facilmente fargli uno sgambetto, il frustrato Parker risponde: "Scusa amico, ma questo è il tuo lavoro! Io sono stanco di ricevere ordini… d’ora in poi mi occuperò solo del numero uno, cioè di me stesso!". Ma sarà proprio colui che si è rifiutato di fermare che, in un altro tentativo di rapina, ucciderà l’amatissimo zio di Peter, Ben. In seguito Parker/Spider-Man lo catturerà ma il senso di colpa e il rimorso saranno sempre con lui. La storia si conclude con una vignetta che verrà più volte ripresa in modi diversi: l’Uomo Ragno (come si diceva allora in Italia) inquadrato di schiena mentre cammina di notte in mezzo ai grattacieli con questa epigrafe vergata dal “sorridente” (ma non troppo) Lee: “Una magra, silenziosa figura si perde nella notte, con la consapevolezza, infine, che da un grande potere derivano anche… grandi responsabilità! È nata così una leggenda, e un nome nuovo che si aggiunge all’elenco di coloro che rendono il regno della fantasia il più eccitante di tutti”.

Ecco: il regno della fantasia che però non è mai stato così reale. E allora, ritorna la domanda: chi è stato davvero Stan Lee? Prova a spiegarlo Marco M. Lupoi, direttore publishing di Panini Comics, la persona che molto probabilmente è il maggior conoscitore dell’universo Marvel in Italia: "Stan Lee è una personalità unica nella storia del fumetto, perché non è stato solo uno sceneggiatore, uno scrittore, un editor, ma colui che ha creato un universo interconnesso di dimensioni mai viste fino a quel momento, e mai eguagliate, introducendo nel mondo dei comics uno stile, una maniera di rappresentare il mondo, di interagire con i lettori e di restare connesso con l’attualità, una serie di tematiche, ovvero quello che possiamo definire un “Marvel Style” che ha cambiato la storia dei fumetto".

Se volete andare a fondo, Panini ha da poco pubblicato un volume imperdibile: Stan Lee – L’uomo delle meraviglie in cui è possibile leggere le primissime storie dei personaggi co-creati da Stan Lee come I Fantastici Quattro (insieme a Kirby, 1961), Spider-Man (insieme a Steve Ditko, 1962) e poi Thor, Hulk, Iron Man (1962) e gli Avengers (1963) sempre con Kirby. Niente male insomma per quel ragazzino fastidioso che suonava il piffero. Ma come faceva? Usava un metodo da lui inventato che si sarebbe chiamato il “metodo Marvel”: da tuttofare il giovane Stan in breve diventa l’unico sceneggiatore della casa editrice di Martin Goodman che gli chiede di creare nuovi personaggi dopo il successo dei Fantastici Quattro.

Come? Lo racconta Igort, autore, disegnatore e direttore di Linus, la prima rivista di fumetto in Europa, che a Stan Lee dedica il numero ora in edicola: "Stan inventa un sistema, totalmente innovativo all’epoca, che gli consentiva di creare dando un’idea grezza al disegnatore che così era più libero, non doveva eseguire pedissequamente le istruzioni dello sceneggiatore. Poi lui avrebbe verificato la scansione narrativa, scritto o riscritto i dialoghi, modificato le parti meno convincenti creando così quel mix in cui umorismo, umanità e azione si amalgamavano perfettamente".

Qual è dunque l’eredità più importante di Stan Lee? "L’universo Marvel in tutte le sue incarnazioni (fumetti, film, tv, romanzi, videogiochi, merchandising, animazione….) è qualcosa di sterminato e riflette la grandezza della sua visione", spiega ancora Lupoi, "tra tutte le cose che Stan ha introdotto nei comics, per me la più importante è il lato umano, la capacità di raccontare le storie di uomini che sono dei e dei che sono uomini, e comunque umani. Ecco, il tocco umano che ha introdotto Stan colora tutto l’universo Marvel e ne sarà sempre la caratteristica più importante".


Dalla rabbia dell’uomo qualunque che si sente emarginato all’interno di una società spietata come negli X-Men al ragazzo che acquista consapevolezza civica nel peggiore dei modi: attraverso la sofferenza generata dagli errori commessi e che cerca una redenzione imparando una nuova morale mettendosi poi al servizio degli altri come in Spider-Man. Fino ai Fantastici Quattro che ricordano una vera e propria famiglia disfunzionale, i cui membri a volte sembrano odiarsi tra loro più dei nemici. E non è che l’inizio: ci sono eroi della mitologia, come Thor, la cui identità umana è quella di un medico zoppo, e non vedenti come Devil. Tutto nasce dalla famosa frase, quella dei “supereroi con superproblemi”. È questa la vera è più importante lezione di Stan Lee che da quel momento verrà declinata in mille modi nei fumetti a venire. Cambiando per sempre l’immaginario e non solo: contribuendo a rendere il mondo un posto più bello e più gentile.