GILMAN, Charlotte Perkins in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

GILMAN, Charlotte Perkins

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GILMAN, Charlotte Perkins

Emanuela Dal Fabbro

Scrittrice statunitense, nata a Hartford (Connecticut) il 3 luglio 1860, morta a Pasadena (California) il 17 agosto 1935. Esponente di rilievo nel movimento delle donne statunitense durante i primi due decenni del secolo, nota anche internazionalmente per la larga diffusione che ebbero alcuni dei suoi numerosissimi scritti (poesie, romanzi e racconti, articoli e saggi), nonché per la sua vivace e prolifica attività di conferenziere su temi di carattere sociale. Dagli anni Venti la sua notorietà incominciò a decrescere per svanire interamente nel silenzio. Negli anni Sessanta, con la nuova edizione di Women and economics, il suo testo più famoso, ha inizio la riscoperta di buona parte della sua opera; la critica femminista ha messo in evidenza la qualità anticipatoria delle sue analisi e delle sue proposte.

I nuclei centrali del suo sogno di rinnovamento incominciarono a esprimersi attraverso la partecipazione, dai primi anni Novanta, ai movimenti sociopolitici della West Coast. G. fu in particolare poeta e conferenziere del Nationalism di E. Bellamy. Conobbe il darwinista sociale L. Ward, la cui teoria ginecocentrica della differenziazione sessuale costituisce una delle fonti prime della sua elaborazione teorica. L'incontro, infine, con la Fabian Society di Londra servì a catalizzare la sua formulazione di un complesso sistema di analisi e riforme sociali. A Women and economics (1898; trad. it., 1902), che già condensa le diverse linee della sua filosofia, seguirono i lunghi saggi Concerning children (1900), The home: its work and influence (1903), Human work (1904), The man-made world (1911), His religion and hers (1923). Parte integrante del suo progetto ideologico sono anche i testi di poesia e narrativa, tra cui il romanzo di utopia Herland (1915; trad. it., Terradilei, 1980); molti di essi apparvero nel Forerunner, il mensile che G. scrisse e pubblicò interamente da sola dal 1909 al 1916. L'autobiografia, The living of Charlotte Perkins Gilman, apparve postuma nel 1935; l'autrice la terminò prima di concludere la vita con il suicidio, che volle contrapporre alla morte per cancro.

Il suo femminismo s'integra all'idea socialista e insieme s'inserisce in una prospettiva evoluzionistica. Il patriarcato rappresenterebbe soltanto uno stadio nell'evoluzione della specie umana, necessario per la sua conservazione, ma ormai obsoleto. La limitazione della donna entro la sfera domestica, la conseguente relazione di dipendenza sessuo-economica dal maschio ne hanno fatto un essere i cui attributi sessuali soprasviluppati e gli attributi umani insufficientemente sviluppati impediscono l'evoluzione della specie intera. La liberazione della donna è dunque anche mezzo per la più ampia liberazione dell'essere umano. Nella mappa di proposte per raggiungere questo scopo, strategie ripetutamente enfatizzate appaiono l'uscita della donna dalla sfera domestica, con conseguente acquisizione dell'indipendenza economica, e la contemporanea trasformazione dello spazio domestico con lo slittamento delle funzioni a esso legate (cura della casa, cucina, educazione dei bambini) da privato a pubblico-comunitario.

La strategia preliminare è metaforizzata nel racconto The yellow wallpaper (1892; trad. it., in Terradilei, cit.), il testo intorno a cui si è maggiormente concentrata l'attenzione della critica letteraria. Diario di una donna nel suo percorso dentro la ''follia'', letto inizialmente in chiave gotica e in chiave autobiografica, The yellow wallpaper narra il passaggio da una visione dipendente dai codici maschili a una visione che lentamente si costruisce il proprio codice. Emblematicamente il testo attraverso il quale si origina il codice è lo spazio della casa e della carta da parati della stanza; in esso, per chi sa o impara a leggere, è scritta la storia personale e collettiva della donna. Il gesto della mano che lacera la carta per liberare la figura femminile imprigionata dietro di essa e riportare ''a bianco'' la parete, è al tempo stesso gesto che struttura il pensiero. Esso diverrà gesto soggiacente la strategia di analisi (e di discorso) lungo l'intera opera di G., nella sua provocatoria e stimolante capacità di denaturalizzare gli assunti su cui posa la grande casa della cultura.

Bibl.: S. Gilbert, S. Gubar, in The madwoman in the attic: The woman writer and the nineteenth-century imagination, New Haven 1979; M. A. Hill, Charlotte Perkins Gilman: The making of a radical feminist 1860-1896, Filadelfia 1980; A. Kolodny, A map for rereading: Or, gender and the interpretation of literary texts, in New Literary History, 11 (1980); G. Scharnhorst, Charlotte Perkins Gilman, Boston 1985; P. W. Allen, Building domestic liberty: Charlotte Perkins Gilman's architectural feminism, Amherst 1988; R. Mazzanti, Dalla 'stanza gialla' alla 'terradilei': tappe del viaggio di costruzione di sé di Charlotte Perkins Gilman, in Identità e scrittura. Studi sull'autobiografia nord-americana, a cura di A. L. Accardo, M. O. Marotti, I. Tattoni, Roma 1988; A.J. Lane, To ''Herland'' and beyond, New York 1990; La libert'a delle donne. Voci della tradizione politica suffragista, a cura di A. Rossi Doria, Torino 1990.

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