Bright New Disease

Pubblicato a stretto giro dal tour che ha visto impegnati i Boris in giro per l’Europa (da queste parti sono passati al Jazz Is Dead ma anche al Primavera Sound 2023) con metal show tanto estremo quanto indimenticabile, tra volumi sostenuti, stage diving di Atsuo e pubblico in visibilio, Bright New Disease è disco che segna la prima collaborazione discografica tra la band nipponica e i newyorchesi Uniform.

Il mix di meccaniche industrial, post-punk e hardcore di quest’ultimi si è dimostrato compatibile con l’attitudine di Wata e co. fin dal tour congiunto del 2019. Date in cui le due formazioni si sono piaciute finendo per collaborare e dare la luce a questi 9 brani per una trentina di minuti di durata. Il menù è presto servito a base di assalti heavy all’arma bianca (You Are The Beginning) & thrash (No), come anche di sfuriate sludge crust (Weaponized Grief), a cui si alternano tracce collassate in area industriale (The Look is a flame) & doom (Not Surprised), fino a lambire la psichedelia più marcia (The sinners of Hell (Jigoku)).

Dentro il disco ci sono anche la synth wave a trazione Uniform di Narcotic Shadow e qualcosa che potremmo chiamare grunge ascoltando A Man from the Earth, o almeno quel che resta dei due generi dopo un accurato trattamento post-apocalittico. Collaborazione intensa e molto efficace.

Riguardo ai Boris, sulle nostre pagine potete recuperare le diverse recensioni della discografia, tra cui quelle dei due lavori pubblicati dal trio nipponico nel 2022, ovvero Heavy Rocks e W, entrambe curate da Massimo Onza. Su SA potete inoltre leggere la critica dell’assalto thrash core dell’album NO, firmata da Tony D’Onghia, come anche ascoltare integralmente Noël, il singolo natalizio diffuso diffuso per lo streaming dalla band a dicembre 2021 e contenente una rilettura in chiave shoegaze rumorista di Last Christmas degli Wham!.

L’ultimo album in studio degli Uniform è Shame del 2020. Riguardo al duo newyorchese sulle nostre pagine potete leggere la recensione del disco The Long Walk (2018), curata da Valentina Zona, come anche la critica di Wake in Fright, firmata da Fernando Rennis.