Thomas Fowler è un reporter londinese stabilitosi in Vietnam per far da corrispondente durante la guerra contro i francesi. Conosce e si innamora della bellissima Phuong, ballerina che lavora in un prestigioso locale di Saigon. Deciso a sposare la ragazza, Thomas scrive alla moglie in patria che però non gli concede il divorzio. L’arrivo di Pyle, un giovane americano che lavora come personale medico, scombussola gli avvenimenti. I due diventano amici, ma poi si trovano ad amare la stessa donna, che, conosciuta l’impossibilità di sposare Fowler si lascia sedurre dal ragazzo. Ma Pyle cela importanti segreti circa il suo ruolo, e l’altro troverà l’occasione per vendicarsi.
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Thomas Fowler è un reporter londinese stabilitosi in Vietnam per far da corrispondente durante la guerra contro i francesi. Conosce e si innamora della bellissima Phuong, ballerina che lavora in un prestigioso locale di Saigon. Deciso a sposare la ragazza, Thomas scrive alla moglie in patria che però non gli concede il divorzio. L’arrivo di Pyle, un giovane americano che lavora come personale medico, scombussola gli avvenimenti. I due diventano amici, ma poi si trovano ad amare la stessa donna, che, conosciuta l’impossibilità di sposare Fowler si lascia sedurre dal ragazzo. Ma Pyle cela importanti segreti circa il suo ruolo, e l’altro troverà l’occasione per vendicarsi.
L’australiano Philip Noyce adatta il romanzo di Graham Greene in un dramma complesso e sfumato. Molto lontano dai suoi lavori thriller come Ore 10 e Il collezionista di Ossa, The Quiet American è un film lento e con l’azione davvero ridotta all’osso, interessato a valorizzare una prospettiva umana e intima nella cornice bellica. Anche se la denuncia dei metodi spionistici made in Usa non è certo secondaria, la vera battaglia sembra quella sentimentale, e catalizza gran parte dell’attenzione dello spettatore. I protagonisti sono impegnati in una sorta di confronto poco rusticano, dove chi non mente (o mente meno) si rivela maggiormente degno dell’amore di Phuong, un personaggio-totem che incarna la purezza. Il cinismo dei due amici/nemici, che pure rischiano la vita insieme e si lasciano andare a pesanti confessioni in una buia torre di vedetta sotto i colpi di cannone, è una sorta di sfida scacchistica che traina quasi tutto il film. Ed è incarnata dai soliti sguardi glaciali di Caine – impegnato reporter, leale nei suoi ideali ma emotivamente calcolatore – e dal velo di “bravo ragazzo” da cui si avvolge Fraser. La fotografia retrò e un andamento lento, coadiuvati da una regia che indugia con primissimi piani quasi sempre al buio, fanno di The Quiet american un film dal sapore nettamente vintage, come se fosse girato negli anni ’70 anziché nel 2002. Anche l’essenzialità della trama, spesso non troppo logica negli sviluppi psicologici dei personaggi, richiama il tratto nostalgico e vagamente poetico del Vietnam illustrato da Coppola.
Rimane comunque un film di grande fascino, che miscela squisitamente i contrasti: il cinismo degli amanti (ottima l’interpretazione di Michael Caine), la bellezza della donna conquistata. Se la moralità dei maschi/conquistatori, con l’inevitabile parallelismo politico, non ne esce pulita, anche Phuong non ci fa però una gran figura.
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