Del: 28 Aprile 2024 Di: Cristina Bianchi Commenti: 0
Da rivedere. Qualcuno volò sul nido del cuculo

«Uno stormo di tre oche, una volò a Est, una a Ovest e una volò sul nido del cuculo».

È la filastrocca che apre Qualcuno volò sul nido del cuculo, romanzo di Ken Kesey scritto quando lavorava come inserviente in un ospedale per veterani di guerra in California, da cui è tratto l’omonimo film di Miloš Forman.

Nel mondo anglosassone il cuckoo è il “cuculo” ma anche il “pazzo”. Quindi, se si parla del “nido del cuculo” si fa riferimento ai manicomi, poiché come i cuculi lasciano le uova in nidi altrui, anche, le famiglie dei malati li lasciano in un posto estraneo.

L’oca della filastrocca e il qualcuno del titolo, sono coloro che rompono l’ipocrisia e portano squilibrio nelle istituzioni, le quali hanno l’obiettivo di cancellare il libero arbitrio dei cittadini o dei pazienti. 

La fine dei manicomi e della loro oppressione in USA e in Italia

Fino agli anni ‘70 sia negli USA che in Italia, i medici negli ospedali psichiatrici sovrapponevano alle cure sanitarie il controllo sui pazienti, attraverso mezzi discutibili e brutali. 

Nei due Stati citati, con diversi criteri etici, sono state promulgate tra gli anni ’60 e ’70 due leggi con il fine di eliminare le strutture di contenimento. La prima fu il LPS Act emesso nel 1967 da Ronald Reagan, al tempo governatore della California, il quale aveva principalmente due obiettivi: rendere impossibile il ricovero coatto basato sulla richiesta di familiari o amici e ridurre l’assistenza e quindi i costi per la sanità pubblica.

Il parlamento italiano, invece, nel 1978 promulgò la Legge Basaglia che chiuse i manicomi e permise ai pazienti di riacquistare la propria dignità. Questa mise in evidenza che fino a quel momento si identificavano come malati e pazzi persone che non rientravano nei canoni della società come omosessuali, prostitute o orfani. 

La trama e la realizzazione

Il film è incentrato sulla figura di R.P. McMurphy, il quale per sfuggire al carcere, a causa della condanna per violenza su una minorenne, riesce a farsi internare in un ospedale psichiatrico, dove deve essere sottoposto ad analisi  dai medici per capire se stia fingendo o se sia davvero malato. All’interno della clinica, per via della sua esuberanza e del suo animo ribelle si fa nemici gli infermieri, in particolare Mildred Ratched, l’infermiera che gestisce il reparto a cui è stato assegnato. Allo stesso tempo, però, smuove la coscienza e il pensiero critico dei pazienti, i quali iniziano a ribellarsi alle istituzioni. 

Kirk Douglas (Spartaco) aveva acquistato nel 1962 i diritti del libro di Kesey per farne un film. Così per convincere i produttori, realizzò uno spettacolo teatrale a Broadway l’anno successivo.

Tra gli attori che parteciparono alla pièce teatrale al fianco di Douglas ci furono: Danny De Vito (La guerra dei Roses), poi anche nella trasposizione cinematografica, che interpretava Martini, uno dei pazienti della clinica affetto da disturbo ossessivo-compulsivo. Gene Wilder (Frankenstein Junior), invece, era Billy Bibbit, il più giovane tra i pazienti che soffre di un grave disturbo depressivo riconducibile al rapporto disfunzionale con la madre, il quale nel film del 1975 è stato interpretato da Brad Dourif (Chucky) per la prima volta sul grande schermo.

Brad Dourif (Billy Bibbit)

Il film fu prodotto da Michael Douglas (The game) nel 1975, quando il padre rinunciò definitivamente al progetto perché troppo anziano.

Michael ambientò il film in un vero ospedale psichiatrico nell’Oregon e scelse Miloš Forman come regista. Il regista era già a conoscenza del progetto, poiché una decade prima Kirk Douglas gliene aveva parlato durante un suo viaggio nell’URSS, compiuto per conto del governo USA nel tentativo di instaurare dei rapporti pacifici tra i due poli. Ma Forman non ricevette mai la sceneggiatura perché il regime comunista bloccò le possibili interazioni.

Miloš Forman aveva diretto in patria il film Al fuoco, pompieri! in cui tutta l’azione era ambientata in un luogo chiuso con molti personaggi particolari, simili al progetto di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Aveva, quindi, le idee molto chiare su come portare sul grande schermo la quotidianità di un manicomio come metafora dei regimi autoritari, che agiscono per eliminare l’identità individuale e il libero arbitrio. 

Perché Qualcuno volò sul nido del cuculo è fondamentale per il cinema?

Cruciale per il film è stato il passato di Forman, perché conobbe direttamente i regimi che nel Novecento sconvolsero l’Europa: da piccolo subì quello nazista, durante il quale entrambi i genitori  furono deportati nei campi di lavoro, dove morirono. Da adulto, invece, visse il regime comunista da cui fuggì rifugiandosi negli USA, dove aveva realizzato la commedia Taking off dai toni surreali che inquadrava il flower power nel Paese.

McMurphy percepisce il manicomio come meno repressivo e rischioso della galera, sebbene fin da subito emergano regole molto rigide e un regime indolente, rappresentato nelle parole di uno degli inservienti «Sei con noi McMurphy e non te ne andrai finché non ti lasceremo andare noi».

Il protagonista è il personaggio che ogni attore vorrebbe interpretare, perché riveste un doppio ruolo: con i malati è più euforico e cerca di instillare negli stessi il seme della ribellione;  con le autorità, invece, è spavaldo ma al tempo stesso rispettoso poiché deve riuscire a non tornare in prigione.

I personaggi e gli attori

Jack Nicholson (Heartburn) ha reso cult il personaggio di McMurphy, mettendo in scena tutto il suo talento recitativo, attraverso l’enfatizzazione dei suoi movimenti e la sua vitalità, che lo hanno sempre contraddistinto. Fondamentale è stata la sua capacità di rubare la scena a tutti, ma allo stesso tempo difare da spalla agli altri protagonisti.

Gene Hackman (Gli spietati) e Marlon Brando (Il Padrino) rifiutarono il ruolo: fu allora il regista Hal Ashby (Oltre il giardino) a segnalare alla produzione Jack Nicholson, con cui stava lavorando a L’ultima corvè.

Il personaggio l’infermiera Ratched è l’esatta rappresentazione di come la clinica e quindi i regimi agiscono nei confronti dei sottoposti. Essa è convinta di aiutare i propri pazienti e cerca di farlo  in ogni modo senza porre l’attenzione sulle modalità.

Louise Fletcher (Shameless), come il collega Nicholson, fu scelta da Miloš Forman, dopo il rifiuto di Angela Lansbury (La signora in giallo) e avendola vista nel film Gang, con Shelley Duvall (The shining). Nel discorso di accettazione dell’Oscar come miglior attrice protagonista, Fletcher disse «Ho amato essere odiata da voi», perché il ruolo fu a tal punto determinante per l’attrice da attirarle “odio” anche nella realtà. Perché mai era successo che una donna fosse il vero villain della storia, che ingabbia i pazienti entro limiti severi e invalicabili.

Nel 2020 Netflix ha distribuito la serie tv Ratched, di otto episodi, basata sull’omonimo personaggio del film Qualcuno volò sul nido del cuculo, con protagonista Sarah Paulson (Bird Box).

Christopher Lloyd (Taber)


Il cast era formato quasi interamente da attori molto giovani, la maggior parte alla loro prima apparizione cinematografica. Tra essi, oltre al già citato Brad Dourif, Christopher Lloyd (Ritorno al futuro) è Taber, che soffre di nevrosi e scatti d’ira. Will Sampson (L’orca assassina) interpreta Bromden, un nativo americano che viene soprannominato “Grande capo” da McMurphy e che tutti pensano sia sordo-muto. Quest’ultimo continua la ribellione che McMurphy ha iniziato e conclude una pellicola che parla di malattie mentali ed è insieme metafora perfetta dei regimi che nel Novecento si sono susseguiti in Occidente. 

Il film è entrato nella storia del cinema, vincendo i Big Five degli Oscar: miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista per Jack Nicholson, miglior attrice protagonista per Louise Fletcher e miglior sceneggiatura non originale. Con esso solo altri due film riuscirono in questa impresa: Accadde una notte di Frank Capra del 1934 e Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme del 1991.

Cristina Bianchi
Giurista pentita che si è convertita a scienze politiche. Mi interessa molto trovare una connessione tra attualità e cinema, che permetta alle menti creative di viaggiare attraverso le epoche e sviluppare un pensiero critico.

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