Beach Boys, in un doc la storia di una leggenda del pop - la Repubblica

Spettacoli

Beach Boys, in un doc la storia di una leggenda del pop

Dal 24 maggio su Disney+ le vicende della band californiana con interviste e contenuti inediti

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Una storia leggendaria, quella dei Beach Boys. Tre fratelli, Brian (tanto geniale quanto fragile), Dennis e Carl Wilson, un cugino, Mike Love e l'amico, compagno di liceo Al Jardine: è il nucleo che nel 1961 ha creato una delle band Usa più celebri della storia della musica.

Una "storia di famiglia" che ha preso forma tra incredibili armonie, positività, California dream, controcultura e guerra del Vietnam, unendo enormi successi e cadute, ricchezza creativa e crisi, capitoli cupi (come la breve frequentazione di Dennis Wilson con Charles Manson, coautore anche di un brano per il gruppo, un anno prima dell'eccidio di Cielo Drive) e rinascite.

A ripercorrerla è il documentario The Beach Boys, firmato da Frank Marshall e Thom Zimny, in arrivo dal 24 maggio su Disney+.

'The Beach Boys', in un doc il sogno californiano di una band che ha fatto la storia

Un viaggio nel quale, per gran parte, sono gli stessi Beach Boys a raccontarsi, attraverso interviste nuove e d'archivio, nelle quali ritroviamo anche Dennis e Carl Wilson, scomparsi rispettivamente nel 1983 e 1998. Un ritratto polifonico, come la loro musica, arricchito da materiale inedito, come filmini e foto 'di famiglia', audio delle sessioni di registrazione e contributi di musicisti e produttori profondamente ispirati dalla band, fra i quali Lindsey Buckingham, Janelle Monae, Ryan Tedder e Don Was.

"Qualche anno fa abbiamo festeggiato il il nostro 60esimo anniversario e ci sembrava fosse il momento giusto per questo documentario, perché abbiamo vissuto un'esperienza così ricca cantando tutte quelle grandi armonie - spiega Al Jardine – siamo stati fortunati, perché nel corso dei decenni si è rinnovato il nostro pubblico. Dicevamo spesso di piacere a persone dagli 8 agli 80 anni, ora gli 80enni siamo noi e il pubblico è ancora così vario".

Proprio qualche settimana fa la band si è di nuovo esibita davanti a una grande platea, quella dello Stagecoach festival. Ogni volta "che saliamo sul palco è quasi miracoloso che a più di 60 anni dai nostri inizi otteniamo un così grande riscontro" osserva Mike Love, voce lead e coautore con Brian Wilson di molti dei grandi successi del gruppo. "Nel mondo d'oggi c'è così tanta negatività intorno a noi, mentre la nostra musica vuole sollevare lo spirito, è fatta di positività, armonia, amore e speranza". Ha sempre voluto comunicare "un senso di libertà, gioia e una celebrazione della vita".

(reuters)

È stata "una scelta negli anni 60 non cantare delle cose negative... e ce n'erano tante". Mentre "si organizzavano manifestazioni studentesche, proprio come ce ne sono adesso, per protestare contro la guerra in Vietnam, per chiedere l'integrazione, noi uscivamo con canzoni come Good Vibrations, immaginando una ragazza che credesse nella pace, l'amore e flower power, tutto ciò che c'è di positivo" .

Guardando il film "provo anche una certa malinconia, perché Dennis e Carl se ne sono andati - aggiunge Love - e Brian ha avuto i suoi momenti difficili (gli è anche stato recentemente diagnosticato un disturbo neurocognitivo grave comparabile alla demenza, ndr), ma sento soprattutto l'amore per la musica che ci ha unito, portandoci ad andare oltre le nostre differenti personalità".

Ciò che "volevamo evidenziare - aggiunge Frank Marshall, cresciuto con la musica della band e diventato uno dei produttori più affermati a Hollywood, da I predatori dell'arca perduta alla saga di Jurassic World, da Il colore viola a Jason Bourne - è come il gruppo sia una somma di tutte le parti, se ne togli una non hai i Beach Boys". Il film, vista la mole di materiale, "sarebbe potuto durare 10 ore, ma ci siamo concentrati su ciò che ha fatto funzionare la band e sul perché abbia avuto un tale impatto sulla musica e sulle persone".

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