Roar, Recensione della serie di Apple TV+: Otto favole moderne per raccontare le donne di oggi

Roar, Recensione della serie di Apple TV+: Otto favole moderne per raccontare le donne di oggi

16 aprile 2022
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Il dramedy antologico può vantare un cast stellare che comprende tra le altre Nicole Kidman, Issa Rae e Alison Brie, protagoniste di storie al limite ma efficaci in cui ci si può facilmente immedesimare. La nostra recensione di Roar.

Roar, Recensione della serie di Apple TV+: Otto favole moderne per raccontare le donne di oggi

Quando Roar è stata annunciata da Apple TV+, è stata presentata come una serie antologica che sarebbe stata "un ritratto acuto, toccante e talvolta esilarante di cosa significa essere una donna oggi". Nessuno ci aveva detto che in questa serie, arrivata in streaming ieri 15 aprile, qualcuna avrebbe ingurgitato delle fotografie per - letteralmente - riassaporare ricordi passati; qualcuna avrebbe riportato il marito al supermercato e chiesto un reso perché "in America se il marito non ti piace, puoi cambiarlo con un altro"; qualcuna sarebbe stata divorata - sempre letteralmente - dai sensi di colpa dopo essere tornata al lavoro subito dopo il parto. Certo potevamo aspettarci da Liz Flahive e Carly Mensch, le ideatrici di GLOW - una delle serie gioiello prematuramente cancellate da Netflix - , che Roar sarebbe stata un'antologia stravagante, divertente e orgogliosamente femminista. Ma quello che sono riuscite a fare, partendo dai racconti della scrittrice Cecelia Ahern, è un vero e proprio libro di favole della buonanotte per ragazze e donne che, oggettivamente, non ne possono più. Delle aspettative della società, dei pregiudizi, della violenza fisica e psicologica, del mansplaining, di tutte quelle volte che hanno dovuto accontentarsi e anche di quelle in cui sono diventate improvvisamente invisibili agli occhi degli altri.

Roar

Un cast stellare per 8 storie straordinarie di donne ordinarie

Nel suo libro Cecelia Ahern utilizza metafore e persino elementi magici e fantastici per puntare i riflettori su determinati aspetti della femminilità e sui molti problemi che le donne di oggi si trovano ad affrontare: dal conciliare carriera e figli al riuscire a smarcarsi da una relazione tossica. In Roar Liz Flahive e Carly Mensch scelgono 8 di queste storie (qualcuna funziona di più, qualcuna di meno) e le affidano a interpreti assai talentuose, sia davanti che dietro le telecamere. Ogni episodio, ciascuno con un tono e un'estetica ben riconoscibile, è incentrato su una protagonista diversa alle prese con un problema o una contraddizione spiccatamente femminili. Nel primo episodio Issa Rae (Insecure) è una donna nera che sperimenta come ci si sente ad essere usati da autori maschi, etero, bianchi e cisgender che dietro alla retorica del Black Lives Matter nascondono ben altri scopi, tanto da diventare invisibile. Nel secondo Nicole Kidman (anche produttrice esecutiva della serie con la sua casa di produzione Blossom Films) ha paura di perdere la memoria come la madre affetta da demenza che assiste; così divora fotografie per rivivere vecchi ricordi. Nel terzo Betty Gilpin (GLOW) è letteralmente una moglie trofeo: bellissima e impeccabile, viene posizionata da suo marito (interpretato da Daniel Dae Kim) in bella mostra su una mensola almeno fino a quando, come tutti i soprammobili che si rispettino, non diventa indifferente agli occhi di lui.

Roar

Cynthia Erivo, in quello che è forse l'episodio più ostico della serie, è una donna che si ritrova con delle strane ferite sul corpo poche settimane dopo il parto: sono provocate dal senso di colpa che prova a mangiarla viva. Merritt Wever (Unbelievable) finisce invece per innamorarsi di un'anatra, solo per scoprire che le anatre sanno essere violente e incredibilmente aggressive proprio come gli uomini. Alison Brie (GLOW), nell'episodio paradossalmente più divertente di tutti, è una giovane donna che, diventata fantasma dopo la sua morte, cerca di aiutare i detective che indagano sul caso (Chris Lowell e Hugh Dancy) a scoprire il suo assassino (spoiler: anche i fantasmi hanno i crampi a causa del ciclo). Fivel Stewart (Atypical) e Kara Hayward (Moonrise Kingdom) interpretano invece due adolescenti che cercano di trovare il loro posto nel mondo lontane dai loro ingombranti padri. Infine Meera Syal (Yesterday), nell'episodio che più fa battere il cuore, è una donna bloccata in un matrimonio infelice che decide di rivoluzionare la sua vita e riportare suo marito nel negozio in cui lo ha acquistato per la prima volta: ma sarà davvero un grande affare?

Roar

Roar, recensione: Riconoscersi in racconti universali

È evidente che Roar urla forte, anzi ruggisce. Punta a scavare a fondo nelle sensazioni che ogni donna, almeno una volta nella vita, ha provato. Tutti gli episodi portano alle estreme conseguenze un sentimento - perlopiù la vergogna, la frustrazione, il terrore, l'insoddisfazione o un mix di tutte queste cose. Le immagini che usa sono esagerate, a tratti disturbanti ma proprio questo fa l'arte: ci legge dentro in un modo che non sappiamo sempre spiegare. Se bisogna trovare qualche difetto, c'è da dire che alcune scelte sembrano talvolta un esercizio di stile e finiscono per sembrare un po' fini a se stesse (per la serie: sì, ma anche meno). Inoltre, la narrazione non è sempre così inclusiva come ci si aspetterebbe (in 8 episodi si possono toccare diversi temi cari alle donne, ma sicuramente non tutti).

Tuttavia è impossibile non lasciarsi travolgere da queste storie bizzarre, dirette e oggettivamente necessarie. Provo a fare un'associazione estrema, proprio come Roar ci insegna: penso a un'immagine tratta dal reality The Ferragnez, lo show che raccontato alcuni mesi della vita della coppia d'oro Chiara Ferragni e Fedez; in un episodio Fedez si sottoponeva a un trattamento che simulava i dolori del parto, per potersi mettere nei panni della moglie che poche settimane dopo avrebbe dato alla luce la loro figlia Vittoria. Ecco, Roar dovrebbe fare agli uomini ciò che quegli elettrostimolatori hanno fatto a Fedez. Farli mettere, per davvero, nei panni di una donna. Se anche un solo un uomo guarderà questa serie ponendosi dopo qualche domanda intelligente sui problemi della loro madre, sorella, compagna o amica, le creatrici della serie potranno dire di aver fatto come o meglio di Fedez.



  • Giornalista professionista
  • Appassionata di Serie TV e telespettatrice critica e curiosa
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