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Così i sottomarini Fincantieri «sposano» i siluri Wass: si rafforza lo sviluppo dei sistemi subacquei

Wass è responsabile dello sviluppo dei siluri Black Shark, quelli che equipaggeranno i sottomarini U212 NFS della Marina militare Italiana realizzati da Fincantieri

di Gianni Dragoni

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4' di lettura

La Wass trasloca da Leonardo a Fincantieri. Un passaggio tra due aziende controllate dallo Stato, che avviene dopo un corteggiamento durato anni. Il prezzo concordato è fissato in un massimo di 415 milioni di euro, superiore alle indiscrezioni circolate negli ultimi mesi, che non superavano i 300 milioni.

Aumento di capitale

Fincantieri otterrà le risorse da un aumento di capitale che sarà completato entro quest’anno: l’aumento parte da 400 milioni, ma potrà arrivare a 500 milioni attraverso l’esercizio di warrant per ulteriori 100 milioni entro 36 mesi.

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Triangolazione con l’intervento di Cdp

Sarà soprattutto una società pubblica, Cdp Equity, controllata dalla Cassa depositi e prestiti, a finanziare l’operazione, coprendo la sua quota (possiede il 71,3% di Fincantieri) con il versamento di 287 milioni nell’aumento di capitale di 400 milioni. In definitiva, l’operazione è una triangolazione in cui Leonardo incassa, Fincantieri stacca un assegno, ma chi paga veramente è una società controllata dal ministero dell’Economia, che detiene circa l’80% di Cdp.

Il prezzo

Il 9 maggio Leonardo ha annunciato di aver firmato un accordo vincolante per la vendita della linea di business detta “Underwater armaments & Systems (Uas)” a Fincantieri “per un importo basato su un enterprise value composto da una componente fissa di 300 milioni di euro, soggetto ad usuali meccanismi di aggiustamento, e da una componente variabile per massimi 115 milioni di euro al ricorrere di determinati obiettivi di performance per l’anno 2024, per un enterprise value totale pari a massimi 415 milioni di euro”. Il perfezionamento dell’operazione è previsto entro l’inizio del 2025.

Corteggiamento

La società cantieristica si era interessata a Wass, la divisione subacquea di Leonardo, già durante la precedente gestione di Giuseppe Bono, il veterano dell’industria della difesa che due anni fa il governo Draghi ha sostituito con Pierroberto Folgiero. Ai tempi di Bono le trattative non erano mai decollate, a causa di rapporti gelidi con l’allora a.d. di Leonardo, Alessandro Profumo. Adesso invece con i nuovi vertici di entrambi i gruppi le relazioni sono migliorate, alcuni mesi fa è stato anche siglato un accordo di collaborazione.

La conferma di Cingolani

Roberto Cingolani, a.d. di Leonardo dal 9 maggio dell’anno scorso, ha così commentato l’accordo con Fincantieri: “La cessione di Underwater armaments & Systems rientra nel piano di razionalizzazione del portafoglio di business di Leonardo. L’iniziativa dà ulteriore impulso alla collaborazione tra Leonardo e Fincantieri”.

Siluri e sonar

Wass ha sede a Livorno e un secondo sito a Pozzuoli, opera nell’industria della difesa subacquea, produce siluri, contromisure e sonar, con circa 450 dipendenti. Molti anni fa era una società mista pubblico privato, tra la Finmeccanica dell’Iri e la Fiat, all’epoca si chiamava Whitehead Alenia sistemi subacquei, poi è diventata interamente del gruppo Finmeccanica e ha conservato il nome di Wass. In particolare Wass è responsabile dello sviluppo dei siluri Black Shark, quelli che equipaggeranno i sottomarini U212 NFS della Marina militare Italiana realizzati da Fincantieri.

I siluri Black Shark di Wass . EPA/HUMBERTO GOMEZ

Il siluro leggero Mu90

Un altro prodotto è il siluro leggero Mu90, realizzato insieme a due aziende francesi. La linea di business ceduta attraverso Wass include anche la partecipazione del 50% nella Geie EuroTorp, costituita con le francesi Naval Group e Thales, che progetta e produce il siluro Mu90.

La “one company” di Moretti

Durante la gestione di Mauro Moretti, il quale ha cambiato nome a Finmeccanica in Leonardo e ha concentrato nella capogruppo “one company” larga parte delle aziende e società operative, la Wass è stata fusa per incorporazione in Leonardo. Dal primo gennaio 2016 le attività di Wass sono confluite nella divisione Sistemi di difesa, nell’ambito del settore Elettronica, difesa e sistemi di sicurezza di Leonardo, insieme all’Oto Melara di La Spezia, che produce armamenti terrestri (veicoli blindati e cingolati, cannoni, bombe).

Oto Melara resta a Leonardo

L’accordo con Fincantieri non include Oto Melara, che Leonardo punta a sviluppare con le nuove commesse previste dell’esercito per rinnovare la flotta di carri armati pesanti Ariete e veicoli blindati leggeri Dardo, attraverso accordi con altri gruppi stranieri: ci sono trattative con la franco-tedesca Knds e contatti con la tedesca Rheinmetall.

Il giro d’affari

Leonardo ha reso noto che nel 2023 la linea di business Uas, cioè l’attività ceduta a Fincantieri, ha generato ricavi per circa 160 milioni di euro e un Ebitda (margine operativo lordo) di 34 milioni.

Leonardo è stata assistita da Rothschild & Co. in qualità di advisor finanziario, dallo Studio Cappelli RCCD, quale consulente legale, e da PwC nella preparazione della documentazione finanziaria del ramo. Ubs ha supportato il Comitato controllo rischi di Leonardo nella valutazione dell’operazione.

Fincantieri è stata supportata da Deutsche Bank Ag, Milan branch, in qualità di “sole financial advisor “e da Deloitte per l’attività di due diligence.

Altri modelli di integrazione

Un manager del gruppo Leonardo ci spiega che l’integrazione anche societaria tra produzione di siluri e di sottomarini potrebbe aumentare le capacità di sviluppo di Wass e sottolinea che l’integrazione di questo tipo è un modello già seguito in altri paesi, come Francia, Australia, Cile e dà buoni risultati.

Le strategie industriali

Wass non rientra più nella strategia dell’ex Finmeccanica, mentre per Fincantieri si realizzerà un’integrazione tra la produzione di sottomarini e l’armamento con siluri. Inoltre l’operazione dovrebbe consentire lo sviluppo dei sistemi subacquei, dai sonar ad altri sistemi. L’ad di Fincantieri, Folgiero, ha detto: “L’operazione rappresenta una pietra miliare nella nostra equity story e nell’attuazione della strategia underwater di Fincantieri”.

Crollo in Borsa

Per Fincantieri, che ha chiuso gli ultimi due bilanci in rosso, ora c’è la sfida di convincere gli azionisti che l’aumento di capitale a supporto dell’acquisizione è vantaggioso per i soci: le azioni all’annuncio dell’aumento di capitale il 9 maggio hanno perso il 7,56% a 0,624 euro.

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  • Gianni DragoniCaporedattore, inviato

    Luogo: Roma

    Lingue parlate: italiano, inglese, francese

    Argomenti: economia, finanza, industria aerospazio, difesa, industria ferroviaria, trasporto aereo, grandi aziende pubbliche, privatizzazioni, bilanci società di calcio, stipendi manager, governance società quotate, conflitti d'interesse

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