Lo stupro di gruppo non è dimostrato: arriva l’assoluzione dei tre calciatori - Corriere delle Alpi

Lo stupro di gruppo non è dimostrato: arriva l’assoluzione dei tre calciatori

Pubblicate le motivazioni della sentenza sulla festa di Ferragosto 2020 in un’abitazione a Visome. La Procura farà appello

Gigi Sosso
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Aula di tribunale (foto ANSA)

 (ansa)

Non fu una violenza sessuale di gruppo, alla grigliata di Ferragosto 2020.

Ci sono le motivazioni del Tribunale di Belluno sull’assoluzione dei tre calciatori Federico De Min (avvocato Anna Casciarri), Matteo Verdicchio (Massimiliano Paniz) e Santiago Guido Visentin (Alessandro Avanzi), in base alle quali la Procura ha annunciato appello: «Ritiene il collegio che, dall’articolata deposizione della persona offesa in sede di incidente probatorio durante le indagini, emergano plurime incongruenze idonee a inficiare l’intrinseca attendibilità del racconto testimoniale», scrive il giudice estensore Federico Montalto, nelle 65 pagine, «al contempo risultando alcuni dati in fatto confliggenti con la versione data dalla persona offesa».

Il racconto della vittima

Il racconto della giovane donna, che si era ritirata in una stanza per un bicchiere d’acqua e per riposare durante la festa in una villa di Visome, non è stata ritenuta attendibile.

Ed è stata smentita anche dal padrone di casa che, verso le 19, affacciandosi in quella camera e, vedendo la scena, non si è preoccupato: «Un soggetto che non interrompe l’azione violenta e che, per contro, ne dà una seria “benedizione”, consentendo che la stessa continui pur se in casa sua, avrebbe imposto al pubblico ministero di estendere anche a lui l’imputazione di violenza sessuale di gruppo».

La ragazza aveva mangiato carne e polenta e bevuto tre birre e due spritz.

In mattinata, aveva preso anche una Tachipirina 500 perché era nel periodo del ciclo mestruale. Non si sarebbe ribellata o sottratta, nemmeno quando i ragazzi erano in tre: «Non vede questo collegio come possa sostenersi una costrizione fisica, impediente l’allontanamento, la fuga, la ribellione a una iniziativa sessuale imposta, nel cui sfondo si riconoscono numerose, serie e concrete possibilità di sottrazione allo scenario coatto.

La donna, invece, non dà atto di alcuna sua iniziativa auto liberatoria, di alcuna reazione minima, di alcun passaggio di azione senz’altro idoneo a respingere ogni approccio non voluto».

La sentenza

Dubbi anche sulle modalità con cui sono avvenuti i rapporti, così come descritti dalla parte offesa.

La ragazza aveva avuto una storia con l’ex difensore di Belluno e Cittadella, Visentin, che non ha riferito al magistrato, e c’era stato un rapporto con l’ex Careni, De Min, ai primi di agosto. I tre si conoscevano bene ed erano in confidenza: «Ha avuto una condotta inerte, durante la presunta violenza, fondando un serio dubbio circa un consenso all’esperienza sessuale sperimentata a seguito dell’iniziativa degli imputati. Non risulta dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, l’estremo della violenza».

Secondo i ragazzi, i rapporti non sono stati per niente forzati e l’avevano confermato già dopo aver saputo della denuncia: «Follia, è stato un rapporto consenziente», ha detto De Min e «Cosa fa? Non ho fatto nulla», si è chiesto Verdicchio. I giudici Coniglio, Montalto e Cittolin li hanno assolti, perché il fatto non sussiste per insufficienza o contraddittorietà della prova.

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