Charlie's Angels - Più Che Mai - Cineraglio

Charlie’s Angels – Più Che Mai

Charlie’s Angels – Più Che Mai
Charlie’s Angels – Più Che Mai

All'interno del trend oramai consolidatosi di recuperare i vecchi telefilm anni '70/'80 e trasformarli in pellicole hollywoodiane da eleggere possibilmente a nuovi franchise da perpetrare per anni al cinema, dopo i vari Starsky & Hutch, Hazzard, Baywatch, Miami Vice, etc, qualcuno ha pensato di occuparsi anche di Charlie's Angels. E perché non avrebbe dovuto, la serie ideata da Ivan Goff e Ben Roberts nel '76 era un concept perfetto per venir sfruttato al cinema, azione, comicità, tre belle ragazze protagonista, un flavour classy e sensuale, non troppo distante dalle atmosfere dei Bond movies, incrociate con un pizzico di Playboy. Ecco che nel 2000 un carneade di nome McG (accrocchio che sta per Joseph McGinty Nichol fa il suo esordio alla regia con Charlie's Angels, produzione dal budget più che discreto e con un cast importante, Drew Barrymore, Cameron Diaz e Lucy Liu nel ruolo dei tre angeli, Bill Murray in quello di Bosley ed un lungo elenco di presenza più o meno carismatiche come Sam Rockwell, Tim Curry, Luke Wilson, Matt LeBlanc, LL Cool J, Melissa McCarthy. Il film ha suo modo è un happening, non tanto per la grande qualità realizzativa quanto per il recupero di un telefilm leggendario molto amato. Le critiche sono miste, in compenso il glamour impazza. Ci vogliono 3 anni prima che ci si intestardisca a realizzarne un sequel, Charlie's Angels - Più Che Mai (in originale Full Throttle, traducibile come "a tutto gas").

Ebbene, trattasi di uno dei film più brutti che abbia mai visto in vita mia. Una stupidata senza appello e senza ragione d'essere, se non una interminabile sfilata di parrucche, make up, costumi riversati sullo spettatore, costantemente bombardato da canzoni urlate a tutto volume che sottolineano ogni momento del film, praticamente un juke-box itinerante e cromaticamente esasperato. Che al netto di tutto questo non esista praticamente una sceneggiatura pare irrilevante agli occhi dei produttori e di McG che torna fieramente dietro la macchina da presa (non avendo nel frattempo diretto altro). Questo Full Throttle ammicca continuamente, si muove come una parodia ma fa finta di essere un vero film; giocherella col telefilm simulandone la sigla iniziale (durante la presentazione dei personaggi), ma poi ambisce a mega produzione con esplosioni a iosa ed effetti speciali roboanti. E' pieno di scene di combattimento realizzate così male ma così male che nemmeno un cartone animato risulterebbe meno credibile. Pacchiano, imbarazzante, con acrobazie antigravitazionali e del tutto illogiche (realizzate sempre con i tacchi a spillo, collant provocanti e capigliatura impeccabile). Al trio di disgraziate si aggiunge Demi Moore nel ruolo della cattivona. Alla Moore viene chiesto solo di recitare se stessa, quindi una vanesia figa di legno costantemente autocompiaciuta del proprio aspetto fotonico in costante attesa del complimento estatico. Non esiste una singola battuta recitata da parte delle protagoniste; solo la Barrymore (che il mestiere ce l'avrebbe), prova talvolta a fare uno sguardo, un'espressione, a darsi una vaghissima parvenza di attrice (certo, umiliata da dialoghi e situazioni demenziali che azzopperebbero anche Orson Welles), la Diaz e la Liu non fanno neanche quello. Sembra di essere ad un party chiassoso nel quale l'imperativo categorico e ridere e fare cretinate come non ci fosse un domani.

Bosley diventa nero e deficiente (Bernie Mac), Charlie conserva tanto in italiano quanto in originale la vera voce del telefilm. Non si ha il tempo di pensare neanche un attimo perché anche laddove si coglie l'infinita miseria del progetto, arriva immediatamente un'ondata di decibel urticanti a strapparti via le orecchie ed a rimbambirti di pop e rock, esattamente come fa l'alcol quando lo si tracanna per annegare i propri dispiaceri. Naturalmente la componente sexy gioca un ruolo primario, anche se, dispersa in tanta povertà di contenuti (il film è vuoto ma non è neppure divertente), ne esce acciaccata. Cameron Diaz non mi è mai piaciuta granché, ha una cifra di volgarità che le rimane cucita addosso; Lucy Liu è una bellezza più sottile, più sofisticata, ma non ho ancora capito quale sia il suo valore come attrice poiché non credo abbia recitato ancora in un film dignitoso, nonostante una carriera affatto parca sin qui. Tutti ce la ricordiamo per la Oren Ishii di Kill Bill, ma tolto quello... il buio. Peccato perché ho la sensazione che potrebbe avere ben altro profilo. Celebre la intemerata subita da Bill Murrray durante la lavorazione del primo film, quando durante una scena Murray si fermò e disse di comprendere perfettamente perché la Diaz e la Barrymore fossero state chiamate a recitare la propria parte, ma non la Liu, priva di qualsiasi talento. Anche in questo sequel i 1069 minuti sono infarciti di cameo, da Bruce Willis ad un giovane Shia Lebeouf, da Eric Bogosian alle gemelle Olsen, da John Cleese a Carrie Fisher, da Pink a Jaclyn Smith, la Kelly Garrett originale del telefilm, che si manifesta alla Barrymore tipo visione (iniettata di luce come Paola Ferrari a La Domenica Sportiva). Una madonnina di Medjugorje capace di far miracoli visto che il suo aspetto è più giovane di quando recitava nel 1976 e che il suo viso è levigato come porcellana. La totale assenza di una storia plausibile e di personaggi realistici davvero avvilisce durante la visione, lasciandoci con la speranza che mai più McG prenda in mano la macchina da presa per dirigere un terzo capitolo di questo obbrobrio. Il regista ha però proseguito la sua carriera regalandoci perle come Terminator Salvation, mentre il franchise ha conosciuto un reboot nel 2019 con Elizabeth Banks come regista e un trio di nuovi angel interpretato da Kristen Stewart, Naomi Scott e Ella Balinska, e con la Banks che si è riservata per sé il ruolo di nuovo Bosley.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica