McCAREY, Leo in "Enciclopedia del Cinema" - Treccani - Treccani

McCAREY, Leo

Enciclopedia del Cinema (2003)

McCarey, Leo

Leonardo Gandini

Regista cinematografico statunitense, nato a Los Angeles il 3 ottobre 1898 e morto a Santa Monica il 5 luglio 1969. Figura di spicco nel panorama del cinema classico statunitense, pur avendo compiuto l'apprendistato accanto a un regista come Tod Browning specializzato in torbide vicende criminali, trovò in seguito nella commedia il suo genere prediletto, dimostrando in più di un'occasione di saper assecondare l'evoluzione della comicità hollywoodiana. Vinse l'Oscar per la regia nel 1938 con The awful truth (1937; L'orribile verità) e nel 1945 con Going my way (1944; La mia via) e ottenne ben sei nominations.

Dopo aver studiato alla University of Southern California Law School, si dedicò senza successo alla professione di avvocato. Grazie all'interessamento di un suo amico, il futuro regista David Butler, cominciò a lavorare a Hollywood nel 1918, prima alla Universal Pictures, come assistente alla regia di Browning, e poi, tra il 1923 e il 1928, per Hal Roach, uno dei maggiori produttori di cinema comico, nella triplice veste di scrittore, regista e supervisore alla regia. Negli anni Venti, infatti, scrisse e diresse numerosi cortometraggi per Stan Laurel e Oliver Hardy, rivendicando peraltro l'invenzione della coppia comica. Successivamente, all'inizio degli anni Trenta, passato alla Fox Film Corporation e poi alla Paramount Pictures (per la quale girò la maggior parte dei suoi film), tenne a battesimo alcuni famosi comici approdati a Hollywood con l'avvento del sonoro, realizzando The kid from Spain (1932; Il re dell'arena) con Eddie Cantor, Belle of the nineties (1934) con Mae West e soprattutto l'esilarante Duck soup (1933; La guerra lampo dei fratelli Marx) con i fratelli Marx, ritenuto da molti il miglior film del quartetto. Inoltre, nello stesso periodo, diresse il grande Charles Laughton in Ruggles of red gap (1935; Il maggiordomo), che rappresenta una delle poche incursioni dell'attore inglese nel genere della commedia. In seguito firmò un gioiello della screwball comedy come The awful truth, interpretato da Cary Grant nel ruolo di un marito deciso a riconquistare la moglie (Irene Dunne) prima del divorzio, sottraendola alla corte serrata di un corteggiatore vanesio (Ralph Bellamy). Negli anni Quaranta diresse due commedie sentimentali di enorme popolarità, Going my way e The bells of St. Mary's (1945; Le campane di Santa Maria), incentrate entrambe su una figura, quella del religioso (interpretato da Bing Crosby, che per il primo film vinse nel 1945 l'Oscar), sino ad allora considerata incompatibile con il possibile successo commerciale di un film. Il soggetto di Going my way, scritto (come anche in altri casi) dallo stesso McC. ‒ un prete in rotta con il suo superiore, una banda newyorkese di ragazzini da redimere ‒, rivela in maniera eloquente la sua predilezione sia per il confronto/conflitto fra personalità diverse, sia per meccanismi narrativi capaci di sollecitare nel pubblico una forte adesione emotiva agli eventi. L'interesse per i sentimenti individuali, unito all'abilità nel saperli cogliere e descrivere (secondo l'autorevole opinione di Jean Renoir, nessuno a Hollywood capiva la gente meglio di McC.), gli permise, di tanto in tanto, di operare egregie incursioni nel campo del melodramma. In tale ambito il suo film più riuscito è Make way for tomorrow (1937; Cupo tramonto), in cui McC., sfidando ancora una volta i luoghi comuni sulla tipologia ideale del protagonista hollywoodiano, racconta la storia di una coppia di anziani coniugi in ristrettezze economiche, ignorati e trascurati dai figli. In Love affair (1939; Un grande amore) ricorre invece, già in fase di stesura del soggetto, a una delle convenzioni narrative più frequentate dal melodramma cinematografico, quello dell'amore osteggiato da circostanze sfortunate, sviluppando un'idea venutagli, secondo quanto affermato dallo stesso regista, allorché, di ritorno con la moglie da un viaggio in Europa, dal piroscafo aveva scorto la sagoma dello skyline di New York. Il copione fu scritto avendo già in mente l'interprete maschile (Charles Boyer), mentre lo stesso McC. avrebbe firmato, molti anni dopo, un remake del film, An affair to remember (1957; Un amore splendido), con Cary Grant e Deborah Kerr nei ruoli che erano stati dell'attore francese e di Irene Dunne. Pur avendo più successo della prima, la seconda versione testimonia una crisi creativa che aveva avuto inizio nella seconda metà degli anni Quaranta, periodo a partire dal quale l'attività del regista non a caso si diradò: in quindici anni, dal 1948 al 1962, girò appena cinque film, tra cui l'intelligente satira antimilitarista Rally 'round the flag, boys! (1958; Missili in giardino) con Paul Newman e Joanne Woodward. Egli stesso successivamente avrebbe ammesso che aveva visto giusto chi all'epoca lo aveva definito un tipico caso di Academy award poisoning, ossia di avvelenamento da Oscar, in riferimento al fatto che per lui, da un certo momento in poi, era divenuto oggettivamente un problema restare all'altezza degli splendidi risultati ottenuti negli anni Trenta e nei primi anni Quaranta.

Bibliografia

W.D. Gehring, Leo McCarey and the comic anti-hero in American film, New York 1977; S. Cavell, Pursuits of happiness: the Hollywood comedy of remarriage, Cambridge (Mass.) 1981 (trad. it. Torino 1999, pp. 235-78); P. Bogdanovich, Who the Devil made it, New York 1997, pp. 379-436.

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