L’università cresce ancora: 8.000 matricole in più. Bene gli atenei del Sud e in provincia - la Repubblica

Cronaca

L’università cresce ancora: 8.000 matricole in più. Bene gli atenei del Sud e in provincia

L'Università di Palermo
L'Università di Palermo 

Il caro affitti frena le performance delle strutture metropolitane e l’esodo degli universitari al Nord. Il rettore di Palermo: “Per noi miglior risultato dell’ultimo decennio”

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ROMA – L’università italiana, negli Anni Venti del Duemila, si dimostra in salute. Gli immatricolati, ovvero gli iscritti al primo anno di un corso di studi triennale o a ciclo quadriennale unico, crescono ancora, partendo dai dati – già consolidati sui livelli più alti - del 2020. Nelle ultime tre stagioni i numeri finali erano stati: oltre 336.000 matricole nel 2020-’21, oltre 331.000 nel 2021-’22, oltre 331.000 nel 2022-’23. Questa soglia triennale, seguendo le serie storiche, si posiziona nella parte più alta del conteggio degli immatricolati dal Duemila ad oggi. L’ultimo triennio è equiparabile solo al biennio 2003-2005 (con la stagione 2003-2004 che tutt’oggi rappresenta, con 308.036 immatricolazioni, il miglior risultato di questo primo quarto di secolo).

Le immatricolazioni degli ultimi 25 anni

Bene, secondo i dati pubblicati sul sito del ministero dell’Università e della ricerca e che offrono la situazione allo scorso gennaio, i neoiscritti al primo anno dei 66 atenei pubblici, 31 privati e gli 11 telematici del Paese nel 2023-’24 sono stati 315.550. Il numero è superiore del 2,5 per cento rispetto all’anno scorso (nello stesso periodo: sono 7.732 matricole in più. E superiore del 2 per cento sulla stagione 2021-’22: 6.333 matricole in più. E’ probabile che da qui a giugno, quando si farà il bilancio definitivo, a questa cifra si aggiungeranno altre 15.000-20.000 immatricolazioni.

Il ministero parla esplicitamente, come è naturale, di dati provvisori, ricorda che quest’anno e due anni fa la rilevazione di metà stagione è stata fatta a gennaio, mentre l’anno scorso la certificazione omologa fu di febbraio. Ancora, segnala come alcuni atenei siano in ritardo nel passaggio dei numeri. Quest’ultima indicazione, tuttavia, darebbe ancora più valore al 2023-’24, visto che, a fronte di un ritardo attuale, alla fine della stagione accademica i numeri consolidati non potranno che migliorare.

La scelta del corso di studi più vicino

Si ravvisa una tendenza che si è aperta con la stagione del Covid: crescono, tendenzialmente, gli atenei del Sud e quelli nelle città di provincia. Vediamo. In Campania, tra le università pubbliche resta sostanzialmente stabile la più importante, Federico II: 21 studenti in più, lo 0,2 per cento. Migliorano fortemente, però, le iscrizioni alla Parthenope (+11,1 per cento sull’anno scorso, addirittura +42,6 per cento rispetto a due anni fa). Scendono l’Università Orientale (-3 per cento) e la Vanvitelli (-5,7 per cento). L’Università di Salerno ha l’8,7 per cento di matricole in più.

In Puglia, salgono tre atenei su quattro: Bari (+2,9 per cento), il Politecnico di Bari (+8,3) e l’Università del Salento (+9,5). Vanno male le iscrizioni a Foggia, che conosce cambi ai vertici anticipati e concorsi spesso discussi: il calo è del 9,9 per cento.

Gli aumenti nelle tre accademie calabresi

Aumentano gli iscritti in tutte e tre le università statali calabresi: Unical prende l’8,9 per cento e lo giustifica con la forte attività importata dal rettore Nicola Leone, in particolare nel campo dell’informatica. L’Università di Catanzaro, Magna Graecia, sale del 23,5 per cento. La Mediterranea di Reggio Calabria del 9 per cento.

In Sicilia crescono le Università di Palermo (+4,8) e di Catania (+20,2), cade Messina (-3), quest’ultima toccata dalle dimissioni affrettate dell’ex rettore (e presidente Crui) Salvatore Cuzzocrea, travolto dallo scandalo dei rimborsi spese. Il rettore di Palermo, Massimo Midiri, definisce Palermo come il megateneo a maggior crescita sul piano nazionale e, in possesso di numeri ancora migliori da comunicare presto al ministero, dichiara: “Quest’anno stiamo realizzando il miglior risultato degli ultimi dieci. Dalla prossima stagione accademica offriremo undici nuovi corsi nel complesso delle sedi della Sicilia occidentale e rafforzeremo la proiezione internazionale con cinque nuovi insegnamenti interamente in lingua inglese”.

In Sardegna, seguendo le indicazioni del Mur, sale l’Università di Cagliari (+18,3 per cento) e resta stabile Sassari.

L’exploit di Cassino

Dicevamo le performance in provincia. Vede aumentare del 30,5 per cento le immatricolazioni, grazie ai molti corsi offerti in lingua inglese, l’ateneo di Cassino. Crescono la Tuscia di Viterbo, la Politecnica delle Marche, Macerata, L’Aquila, Teramo, il Sannio (Benevento). Perde il 2,7 per cento l’Università di Chieti e Pescara, impelagata in una bassa amministrazione tesa a contrastare ed espellere chi la contesta. E al Nord vanno bene gli atenei medio-piccoli di Udine, Trieste (+19,6 per cento), Trento, Verona (+10,1 per cento), Ferrara, Pavia.

Questo connubio positivo – i diplomati che si sono iscritti nelle università del Sud e negli atenei sottodimensionati, fuori dal circuito metropolitano – confermerebbe le scelte fatte dagli studenti dal 2020 in poi: l’università sotto casa. Prima il Covid e poi il caro affitti hanno drenato iscrizioni al Settentrione e nei confronti degli atenei più grandi.

Faticano Roma Sapienza e le due di Torino

Tra questi, non a caso, fatica l’università più grande di tutti, Roma La Sapienza, con 762 post-diplomati perduti e una percentuale del meno 4,2 per cento. Sale Roma Tre, più 10,5 per cento. Gennaio su gennaio, appaiono in arretramento anche i due atenei di Torino (statale e Politecnico), l’Alma Mater di Bologna (-0,9 per cento), Milano Bicocca e la Ca’ Foscari di Venezia. Tra gli storici migliorano un filo la performance la Statale di Milano (+1,8 per cento), Padova (+1,5), Genova (+0,7) e Firenze (+1,4).

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