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Enrico Mattei, morte di un manager di Stato che voleva cambiare l’Italia

Il docufilm su Rai 3 ricostruisce la storia di un personaggio controverso che stava riuscendo a contrastare i giganti del petrolio. Un ‘Ribelle per amore’, che sognava un futuro migliore per il nostro Paese e per i più poveri

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"Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell'usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno". E il grande disegno di cui Giorgio Bocca scriveva nel 2000 sulle pagine di Repubblica, non era solo quello dell'allora presidente dell’Eni di rompere l'oligopolio delle Sette sorelle, come lui chiamava le compagnie petrolifere mondiali che formavano il cartello Consorzio per l'Iran, che all'epoca dominavano l'industria petrolifera globale.

Ma un grande disegno fu anche quello di chi, il 27 ottobre del 1962, intorno alle ore 18.50 mise fine alla vita del manager, facendo precipitare l'aereo su cui viaggiava con altre due persone, nelle campagne di Bascapè, a una trentina di chilometri da Milano dove era diretto e si preparava ad atterrare, dando vita al Caso Mattei, come era intitolato il film del 1972 del regista Francesco Rosi.

L'inizio dello stragismo italiano

Un triplice omicidio che, come disse un “cavallo di razza” della Dc come Amintore Fanfani, aprì di fatto la terribile stagione dello stragismo in Italia, interrompendo bruscamente un progetto, un sogno di rinascita civile ed economica del nostro Paese, che viene ricostruito dal documentario di Angelo Bozzolini Enrico Mattei ribelle per amore, in onda venerdì 27 ottobre, in prima serata su Rai 3, in occasione dell’anniversario della morte del manager di Stato che voleva dare un futuro migliore all’Italia uscita a pezzi dalla Seconda guerra mondiale, rendendola indipendente dal punto di vista energetico, consapevole che l’autonomia politica passa per quella economica. "Mattei", scrisse il Guardian, "aveva un grande orgoglio di italiano. Con la sua morte l’Italia, e forse l’Europa, ha perso una delle personalità più eccezionali degli anni del dopoguerra".

Esperti e giornalisti

Attraverso un racconto che si snoda tra Milano, Torino, Roma e Acqualagna, la sua città d’origine nelle Marche, il doc restituisce un ritratto di Enrico Mattei, dagli anni della resistenza fino ai palazzi che furono il suo quartier generale, come la sede di Roma dell’Eni. Docenti di storia economica ed esperti di geopolitica approfondiscono diversi aspetti della vita e dell’opera del manager che guardava con attenzione alle classi più povere e disagiate. Con loro ci sono volti noti al grande pubblico televisivo, come i giornalisti Giovanni Minoli e Monica Giandotti. E, un ministro dell’attuale governo, Guido Crosetto, spiega l’attuale ruolo dell’Italia e della Comunità Europea in campo energetico.

Incidente o attentato?

Per decenni si è discusso se si sia trattato di un incidente oppure di un attentato, ma la natura dolosa dell'evento - dicono gli addetti ai lavori - si sarebbe potuta dedurre, oltre che dalle numerose testimonianze oculari, anche dalla particolare disposizione sul terreno dei rottami dell'aereo e dei resti degli sfortunati passeggeri.

Trent'anni di illazioni

A mettere la parola fine alle illazioni, oltre trent’anni dopo, è stato il magistrato di Pavia Vincenzo Calia, titolare dell’inchiesta avviata nel 1994 e conclusa nel 2003: un’indagine monumentale composta di 5000 pagine, 614 testimoni, 12 consulenze tecniche, riaperta dopo che il pentito di mafia Gaetano Iannì disse di aver saputo che Mattei era stato ucciso con una bomba piazzata sul suo aereo.

Lo stesso esplosivo di Bologna

Calia, che non a caso apre e chiude il documentario, è riuscito a trovare le prove che "l’aereo fu dolosamente abbattuto". Il sabotaggio sarebbe stato effettuato con un ordigno sistemato dietro il cruscotto del velivolo, a una distanza di dieci-quindici centimetri dalla mano sinistra di Enrico Mattei. Si trattava di circa cento grammi di Compound B, un esplosivo molto comune nelle munizioni degli Stati Uniti e altri Paesi occidentali, usato durante la Seconda guerra mondiale e fino agli inizi degli anni 1990. Nota a margine: il Compound B era presente nell'esplosivo utilizzato per la Strage di Bologna.

Enrico Mattei e Mauro De Mauro

Che Mattei sia stato vittima di un attentato, oltre all’indagine del pm Calia, lo ha stabilito in seguito la Corte d’assise di Palermo nel procedimento sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, sequestrato il 16 settembre 1970 e mai ritrovato. Processo riaperto nel 2003 quando il pm Vincenzo Calia ha trasmesso copia degli atti dell’inchiesta su Mattei alla procura di Palermo intravedendo un legame tra l’uccisione del presidente dell’Eni e la scomparsa del giornalista che stava lavorando alla sceneggiatura del film di Rosi e stava indagando sulle ultime ore trascorse in Sicilia da Mattei. Con la sentenza del 10 giugno 2011, con cui Totò Riina venne assolto, ha giudicato "acclarata la natura dolosa delle cause che determinarono la caduta dell’aereo di Mattei". Restano ancora sconosciuti esecutori e mandanti. E molte sono le domande senza risposta.

La rivoluzione di Mattei

Enrico Mattei rivendicava una politica petrolifera italiana autonoma. Il presidente Eni cercava fonti di approvvigionamenti proprie in Somalia, Egitto - dove realizzò l’oleodotto Suez-Cairo - e l'Iran. Strinse accordi anche con Sudan, Tunisia, Nigeria, Marocco, Unione Sovietica. Riuscì a rompere le regole di mercato imposte dalle “Sette sorelle”, rispetto alla regola del fifty-fifty, Mattei corrispose un utile del 75 per cento ai Paesi con pozzi di petrolio. Creò un grande oleodotto europeo da Genova al centro Europa, nacquero le reti distributive in Germania, Grecia e Regno Unito. La rete di rifornimento Agip attraversava tutta l’Italia: il metano arrivò nelle case degli italiani.

Negli ultimi mesi di vita, Enrico Mattei stava lavorando a un’intesa triangolare fra Italia, Francia e Algeria per la posa di un metanodotto transmediterraneo che avrebbe dovuto far affluire nel cuore della Comunità europea il gas naturale estratto dai giacimenti del Sahara. La benzina, in Italia è, in quel momento, la meno costosa d’Europa, grazie a Mattei.

La fine del sogno

“C'è stato un momento nella storia dell'umanità, in quegli anni – ricorda Minoli – in cui sembrava che i buoni vincessero: Kennedy, Krusciov, papa Giovanni, La Pira, Fanfani, Mattei. Sembrava che l'idea che ci potesse essere da un'umanità guidata da spiriti a disposizione del miglioramento della vita degli esseri umani e, soprattutto, dei più deboli, fosse un cerchio. Kennedy doveva morire e l'hanno ammazzato, Krusciov doveva morire e l'hanno fatto fuori. Papa Giovanni è durato poco e quindi non c'era stato bisogno di ammazzarlo. Mattei – conclude amaro il giornalista – doveva morire e lo hanno ammazzato”.

Gli assassini

“Io non so chi ha ucciso, o meglio, so chi ha ucciso Mattei, chi è il mandante, i mandanti della morte di Enrico Mattei – sottolinea Calia al termine del doc – Lo so, ma non posso dirlo, perché non ho le prove”.

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