Europee, ultima chiamata di Bonino. Renzi ci sta. Ma c’è il veto di Calenda - la Repubblica

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Europee, ultima chiamata di Bonino. Renzi ci sta. Ma c’è il veto di Calenda

Europee, ultima chiamata di Bonino. Renzi ci sta. Ma c’è il veto di Calenda
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La convention per rilanciare la lista di scopo. Presente lo stato maggiore di Italia viva, per Azione non c’è nessuno. Schlein apre a una intesa, ma per il “dopo” all’europarlamento

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Un primo successo politico c’è: avere messo insieme in nome degli Stati Uniti d’Europa da Elly Schlein a Matteo Renzi a Carlo Calenda. Emma Bonino, la leader di +Europa, arriva in sedia a rotelle alla convention europeista, provata dalla riabilitazione dopo la frattura del femore, ma non ha cedimenti: bisogna andare avanti verso la priorità delle priorità che è l’Europa politica e federale, non quella delle nazioni che vuole la destra sovranista. Si va avanti con chi ci sta, in vista delle europee dell’8 e 9 giugno. “Se non ci attrezziamo a fare gli Stati Uniti d’Europa siamo morti. L’Europa o c’è o non c’è, non serve aggiungere altro”, dice, mentre attorno a lei Alessandro Cecchi Paone si affanna a porgerle il microfono giusto e in platea è standing ovation.

Manca la conclusione politica. Per decidere sulla Lista di scopo “Per gli Stati Uniti d’Europa” con Emma Bonino ci vorrà l’ “extra time”, i tempi supplementari. Lo spiega il segretario di +Europa, Riccardo Magi. Ma sarà breve: “Qualche giorno e si chiude”. Matteo Renzi ci sta e lo dice dal palco accolto dagli applausi: “Sì alla lista insieme con te, Emma, candidata”. Presente lo stato maggiore di Italia viva: Maria Elena Boschi, Enrico Borghi, Teresa Bellanova, Davide Faraone, Raffaella Paita. È disposto Renzi, anche a “fare i passi indietro che servono”. Potrebbe rinunciare a presentarsi candidato? Carlo Calenda non affronta la questione nel suo intervento in collegamento da Kiev (un minuto di silenzio per i due anni di guerra e per Navalny). Dal leader di Azione è “ni”, ma sembra più no che sì. Nessuno dei suoi è alla convention. La segretaria del Pd, Elly Schlein apre a una intesa, ma per il “dopo” all’europarlamento, più che per liste comuni ora.

A fare la differenza resta lo stile radicale: quel mix di personale che diventa politico. Bonino parla dell’intervento al femore, per dire che capisci lì - ancora una volta, come già dopo il cancro che ha sconfitto - quali sono le cose che contano. La scommessa europeista conta. Schlein esordisce: “Cara Emma, hai fatto molte battaglie con mio nonno, ora ci sono io con te”. Il nonno era il socialista Agostino Viviani. E la segretaria dem alterna questioni politiche e riferimenti pop. Cristina D’Avena e la canzone degli anni ’90 sull’Europa, ad esempio. Benedetto Della Vedova, ex segretario, fa da ponte e con Calenda insiste “Il tuo posto è con la lista di scopo Stati Uniti d’Europa”. Però è Renzi a prendersi la scena e attaccare su uno dei leit motiv di Calenda, ovvero il veto a intese con Iv per ragioni di incompatibilità etica: “Non ci presteremo a presunte giustificazioni etiche di chi non vuole stare con noi per ragioni personali. Fate come volete, non accettiamo lezioni da nessuno”. Il parterre è ricco. Tra gli interventi (e forse papabili in lista): Carlo Cottarelli sulle questioni economiche; Monica Frassoni sul clima; Franco Grillini sui matrimoni gay. E poi Tonia Mastrobuoni sull’Ungheria; Eric Jozsef sul cantiere Europa come Sandro Gozi; Beppe Sala sulle città; Emilia Rossi sulle carceri; Antonella Soldo sulla cannabis. Federico Pizzarotti si dilunga sulle sfide politiche e . In surplace, Renzi rilancia la candidatura di Bonino, che è stata artefice di un pezzo d’Europa: “Il prossimo Parlamento europeo e la prossima commissione saranno decisivi e c’è bisogno di una presenza importante di Renew non solo in Francia”. Infine bordate ai “Melonez”, Meloni e Salvini, coppia scoppiata.

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