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Madre del Santo Padre Domenico (Haza  1135- Caleruega intorno 1200)

Leggiamo nel Vangelo: “Dai frutti si conosce la qualità dell’albero”. Queste parole di Gesù ben si adattano alla Mamma di S.Domenico, la Beata Giovanna d’Aza. Della sua vita, oggi, possediamo poche ed incerte notizie ma tutto ciò che costituisce la grandezza dell’uomo e del Santo Fondatore dei Predicatori, torna a lode di lei: presso la culla di un grande, incontriamo quasi sempre una donna d’animo forte.

Molto probabilmente Ella non viveva più quando furono gettate le basi dell’Ordine, ma la Chiesa, per un profondissimo senso di giustizia, l’ha collocata tra i membri delle Famiglia Domenicana e l’ha onorata di pubblico culto.

Discendente di una nobile famiglia della Castiglia, Giovanna nacque verso la metà del XII secolo ad Aza, località ad una trentina di chilometri da Caleruega, dove invece visse sposata a Felice di Guzman, signore del luogo, santificandosi nella pratica dei doveri quotidiani di madre e di castellana.

Lo storico Rodrigo di Cerrato, Castigliano, originario di una valle poco lontana da Caleruega, scrive, parlando di S.Domenico: “Sua madre, di nobile casata, era virtuosa, riservata, prudente, piena di compassione verso gli infelici e i poveri ed eccelleva tra tutte le donne del paese per la grande reputazione in cui era tenuta …Ella era molto buona. Avvenne, una volta, che il signor Felice si allontanasse da casa… La beata Giovanna , vedendo la miseria di tanti infelici ai quali aveva già dato parte dei suoi beni, distribuì totalmente ai poveri una botte piena di vino da lei posseduta e ben nota d’altronde al villaggio.

Quando il marito, al suo ritorno, fu vicino a Caleruega, i paesani gli andarono incontro e, qualcuno, si lasciò sfuggire di quel vino distribuito ai poveri. Giunto a casa, in presenza dei paesani, domandò a sua moglie di servirgli un po’ di vino di quella botte.

Ella si affrettò ad andare in cantina dov’era custodita la botte e si gettò in ginocchio pregando il Signore: ” Signore Gesù Cristo, io non son degna di essere esaudita per i meriti miei, ma esaudiscimi per quelli di mio figlio, tuo servo che porto in seno e che io ho votato al tuo servizio”.

Si alzò in piena fede e si recò alla botte che trovò colma del miglior vino. E lo fece mescere a suo marito e ai suoi ospiti”.

La singolare preghiera di Giovanna traeva origine dal sogno rivelatore avvenuto prima del concepimento, nel quale le era sembrato di portare in grembo un cagnolino con la fiaccola ardente in bocca e, con essa, uscito dal seno, egli pareva incendiare il mondo intero.

Un’altra visione ancora, ci tramanda il beato Giordano di Sassonia, che Giovanna avrebbe avuto, nella prima infanzia di S. Domenico, quasi a conferma di quella precedente: il fanciullo fu visto

“come se avesse in fronte la luna, con la qual cosa veniva evidentemente preannunciato che egli sarebbe stato dato in luce alle genti per illuminare coloro che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte”.

Questa mamma, dotata di grande spirito di fede, esercitò certo un notevole influsso sul bimbo, formandone il cuore e l’anima secondo i più alti ideali umani e cristiani.

Quando, verso i sette anni, il bambino fu affidato ad uno zio arciprete perché ne curasse l’educazione e l’istruzione nelle discipline ecclesiastiche, egli recava nell’anima l’impronta materna di una viva sensibilità dinanzi alla miseria altrui e l’esempio indelebile di una fede coerente che porterà Giovanna ad accogliere, con gioia, la grazia del sacerdozio per i suoi tre figli.

Sappiamo infatti che anche i due fratelli di S. Domenico, Antonio e Mannes, dedicarono la loro vita al servizio di Dio: il primo serviva e curava i poveri presso un ospedale e morì in concetto di santità; il secondo sarà, più tardi, uno dei primi Domenicani, un predicatore pieno di fuoco, virtuoso nella condotta, dolce, umile, lieto e benevolo, anch’egli riconosciuto “beato” dalla Chiesa, pochi anni dopo la madre.

Tuttavia fu il terzo figlio, San Domenico, ad occupare un posto di predilezione per la Madre, ottenuto ed atteso nella più fervorosa preghiera. Domenico è preannunziato alla mamma come un fremente segugio che stringe tra i denti una fiaccola con la quale illuminerà ed incendierà il mondo.

Secondo la tradizione, la beata Giovanna morì nei primi anni del secolo XIII e fu sepolta a Caleruega, fuori dalla Chiesa contro il muro di fondo. In seguito il suo corpo fu trasferito a S. Pedro di Gumiel ed oggi riposa a  Penafiel, borgata della provincia di Valladolid.

Nel secolo XVI fu eretta a Caleruega una Cappella sul luogo dell’antica tomba con l’iscrizione: “Questa Cappella fu innalzata a onore del sepolcro di Santa Giovanna, madre di S.Domenico”.

Questo attesta la venerazione di cui era circondata secoli prima che le fosse concesso ufficialmente il titolo di “Beata” dal Papa Leone XII nel 1828.

La Nostra Beata viene invocata dal popolo per ottenere la fertilità della terra, ricordando così il suo ruolo di castellana le permise, in vita, di andare incontro ai bisogni dei sudi vassalli, lavoratori dei campi.

Possiamo concludere con le celebri parole di Dante che nel Canto XII del Paradiso, presentando S.Domenico, esclama: “Oh, padre suo veramente Felice, oh, madre sua veramente Giovanna se, interpretata, val come si dice!”

E sicuramente Giovanna fu “Colei a cui il Signore dà grazia” secondo il significato del suo nome.